Due italiani forniscono all’US Air Force i modelli predittivi per il COVID

by Valerio Granato
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Un team composto da più di 30 persone, nato dall’idea di due italiani (Ciro Donalek e Michael Amori), ha fornito all’US Air Force un modello per prevedere l’incidenza sulla popolazione delle infezioni da SARS-CoV-2, più comunemente conosciuto come coronavirus, nei dintorni delle basi aeree.

Il 30 aprile sul sito dell’Air Force Global Strike Command è stato pubblicato un interessante articolo dal titolo Nuclear command leverages academia, industry data in COVID-19 fight (disponibile qui) in cui l’AFGSC annuncia una partnership con il Cyber Innovation Center, la Louisiana Tech University e la Virtualitics Inc. per sviluppare delle proiezioni giornaliere basate sui dati raccolti e su modelli di deep learning (ad esempio reti neurali) in modo da non avere influenze sull’efficacia delle basi aeree.

Poiché Virtualitics Inc. e in particolare Ciro Donalek non sono nomi nuovi per noi, ho subito raggiunto telefonicamente Ciro, che vive in California, per chiedergli maggiori ragguagli su questa partnership e raccontarmi come è nata.

Ciro è originario di Napoli e si è trasferito a Pasadena (CA) nel 2005 per un progetto tra il Caltech (il California Institute of Technology, una delle università più premiate per la ricerca) e il Griffith Observatory. Dopo un breve periodo di rientro in Italia per discutere il suo dottorato in Computational Sciences, si è poi trasferito definitivamente al Caltech nel 2007 con la moglie Simona (che ha di recente pubblicato la nuova versione di Soldissimi.it sviluppata da Livecode, la Full Media Agency del nostro editore).

Il suo ambito di ricerca è sui metodi e le applicazioni dell’intelligenza artificiale e della visualizzazione immersiva (ad esempio con realtà virtuale e aumentata) in vari campi, soprattutto astronomia e biologia (molte sue pubblicazioni sono su IEEE Big Data, Nature e altre riviste specializzate).

Con un fast forward arriviamo al 2016, anno in cui Ciro incontra Michael Amori, originario di Milano, fondando con lui e il former advisor del Caltech, George Djorgovski, la società Virtualitics (il cui primo sito è stato realizzato anch’esso da Livecode) e decide di prendersi un anno di pausa dal Caltech per dedicarsi al lancio della società che in breve arriva ad avere uno staff di 30 persone.

Il team di Virtualitics

Per l’Air Force hanno sviluppato un modello per predire a 7 giorni i casi gravi intorno alle basi (ospedalizzazioni e terapie intensive) consentendo di prendere decisioni basate sui dati. Per usare le parole del generale a 4 stelle Timothy Ray, i loro modelli sono “incredibilmente accurati” e i loro report vengono utilizzati per capire come si può evolvere la situazione in 59 basi e aree circostanti.

Nell’intervista (che è disponibile su Youtube) il generale Ray afferma:

Abbiamo preso tutti i modelli nazionali e abbiamo lavorato con il Louisiana Tech Research Institute e Virtualitics. Hanno creato alcuni modelli locali per noi [AFGSC] delle zone che circondano ciascuna delle nostre basi. Hanno preso quei dati nazionali e ci hanno dato alcuni modelli predittivi. Abbiamo iniziato a monitorare le loro previsioni e abbiamo verificato la loro accuratezza con i dati dei giorni precedenti. Chi va a prendere le previsioni meteo dei giorni precedenti per verificare se erano corrette? Ma abbiamo iniziato a valutare così questo [modello ML], ed è stato incredibilmente accurato, sicuramente più che accurato per consentirci di prendere decisioni tempestive.

Una schermata del software di Virtualitics, che funziona sia sul desktop che in VR (realtà virtuale)

 

Vista la sua preparazione al riguardo, non ho potuto fare a meno di chiedere a Ciro un suo parere sulle app di tracciamento di cui si parla tanto in questi giorni:

Non sono un grande fan di questo tipo di App.

Posso riassumerne brevemente i motivi: per le modalità di trasmissione e il fatto che anche da asintomatici si trasmette, bisognerebbe andare indietro di 10-14 giorni ed avvisare tutti quelli che si è incrociati per strada; bisognerebbe in realtà avvisare anche contatti di secondo livello (con un buffer di qualche giorno) e così via.

In città come New York già al secondo livello si rischia di dover contattare tutta la popolazione, una marea immensa di falsi positivi che hanno il solo risultato di mandare le persone nel panico.

Un altro motivo è legato alla sicurezza.

Le risorse andrebbero investite in altre direzioni.

Infine gli ho chiesto come stanno vivendo la pandemia lì nel sud della California:

Da metà marzo abbiamo permesso a tutto il nostro team di lavorare da casa, visto che anche le scuole sono chiuse. Le misure non sono però state estreme come in Italia: le passeggiate sono sempre possibili, vicini o lontani da casa; non c’è particolare burocrazia (niente autocertificazione, niente polizia per strada a controllare i documenti); per le mascherine, consigliate quelle di stoffa “fai da te” anche colorate, le regole dipendono dalle città: a Pasadena sono obbligatorie nei supermercati e in uffici pubblici ma non per strada se si cammina con membri della famiglia o se si fa jogging (con estranei bisogna sempre mantenere la “distanza di sicurezza”).

In breve, è stata considerata fondamentale anche la salute mentale, ed io mi trovo perfettamente d’accordo. Capisco bene la gravità della situazione (mia madre in Italia è stata in quarantena), ma gli eccessi possono causare altri tipi di danni permanenti.

La mia impressione è che dai vertici la situazione non sia stata gestita in maniera ideale, creando panico e sconforto e adottando misure estreme, sulle quali ho dubbi sia in merito all’efficacia sia per gli effetti a medio e lungo termine sulla popolazione.

Ringrazio Ciro per il tempo dedicatoci e auguro a lui, a Michael e a tutto il loro staff un buon lavoro!

 

 

 

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