Papa Francesco è morto: la Chiesa saluta il Pontefice del cambiamento. Nuove regole per i funerali papali

A Roma intanto scattano le misure di sicurezza - convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica

by Rosanna Astengo
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Papa Francesco è morto nella sua residenza di Casa Santa Marta, in Vaticano. Aveva 88 anni. A darne notizia il cardinale Farrell con un comunicato ufficiale: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre”.

A quanto si apprende, il decesso è avvenuto in serenità, circondato da alcuni stretti collaboratori e medici vaticani. All’ annuncio è seguita subito un’ondata di commozione planetaria.

Il primo Pontefice gesuita, il primo sudamericano, e il primo a scegliere il nome del poverello di Assisi, ha lasciato il mondo intero con un’eredità profonda e complessa, che ha segnato un’epoca. Il suo pontificato, cominciato il 13 marzo 2013, è durato più di dodici anni ed è stato attraversato da riforme, gesti rivoluzionari, e da un’umanità disarmante che ha conquistato fedeli e non credenti.

Una figura di rottura

Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires, ha cambiato profondamente il volto della Chiesa cattolica. La sua insistenza su una “Chiesa in uscita”, vicina agli ultimi, ha aperto nuovi cammini nella pastorale, nel dialogo interreligioso e nella giustizia sociale. Ha parlato di “conversione ecologica” e di fraternità universale, ha aperto spiragli sui divorziati risposati, ha affrontato con determinazione la piaga degli abusi, e ha promosso una sinodalità che ha scardinato rigidità e clericalismi.

Ha riportato al centro della vita della chiesa cattolica la figura della donna: con una decisione senza precedenti, Papa Francesco ha nominato per la prima volta una donna come prefetto di un dicastero vaticano. Il 6 gennaio, infatti, ha nominato la suora missionaria italiana Simona Brambilla, 59 anni, prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

Ma il suo pontificato è stato anche segnato da contraddizioni e tensioni interne. Alcuni settori conservatori lo hanno osteggiato, accusandolo di ambiguità dottrinale e di troppa apertura. Eppure, fino all’ultimo, Francesco ha cercato di ascoltare e di costruire ponti, anche nei momenti di maggiore solitudine.

L’agonia e l’addio

Negli ultimi mesi, le condizioni di salute del Pontefice si erano visibilmente aggravate. Dopo anni di problemi respiratori, una debolezza crescente e l’aggravarsi di una patologia degenerativa, Francesco aveva ridotto drasticamente le sue apparizioni pubbliche. Alcuni sospettavano una possibile rinuncia, come quella di Benedetto XVI, ma il Papa ha scelto di restare “fino alla fine”, come ripeteva spesso. Il ricovero al Policlinico Gemelli di Roma per 38 giorni, dal 14 febbraio al 23 marzo 2025 per un’infezione polmonare acuta, specificatamente una polmonite bilaterale polimicrobica e una convalescenza prescritta dai medici di almeno due mesi, che tuttavia non gli aveva impedito di uscire tra la sua gente nei giorni di Pasqua per salutare e benedire il suo popolo, a testimonianza di un servizio portato avanti fino all’ultimo.

Appena ieri, giorno di Pasqua, il pontefice non ha voluto rinunciare alla benedizione urbi et orbi e al tradizionale passaggio in papamobile.

Nuove regole per i funerali papali

Con la morte di Papa Francesco, per la prima volta nella storia si applicano le nuove Norme per le Esequie del Romano Pontefice, da lui stesso volute e firmate nel 2024, che aggiornano il protocollo risalente a Giovanni Paolo II. Le modifiche principali riflettono proprio il carattere del Pontefice: sobrietà, inclusione e collegialità.

Ecco i punti salienti:

  1. Funerali non più riservati ai soli cardinali e capi di Stato: Francesco ha voluto che alle esequie potessero partecipare anche delegazioni di poveri, rifugiati, detenuti e persone comuni provenienti da tutto il mondo, invitati ufficialmente come “popolo di Dio”.

  2. Celebrazione all’aperto in Piazza San Pietro, ma senza trionfalismi: la liturgia sarà sobria, con canti in più lingue, simboli essenziali, e senza eccessi scenografici. Il feretro sarà in legno semplice, come già accadde per Giovanni Paolo II, ma ancora più spoglio.

  3. Il periodo di novemdiales (nove giorni di lutto) è confermato, ma con momenti di preghiera decentrati in tutto il mondo, e non solo a Roma. Ogni diocesi è invitata a celebrare messe di suffragio e iniziative di riflessione sul suo magistero.

  4. Niente imbalsamazione, come voluto dal Papa: il corpo sarà esposto nella Basilica Vaticana per tre giorni, per l’omaggio dei fedeli, prima della sepoltura nelle Grotte Vaticane.

  5. L’apertura del Conclave non avverrà prima di dieci giorni dalla morte, per permettere una più ampia partecipazione e consultazione sinodale, in linea con le riforme ecclesiali.

Il lutto della Chiesa e del mondo

Messaggi di cordoglio sono arrivati da ogni angolo del pianeta. Il Patriarca di Costantinopoli ha parlato di “un fratello nella fede e nella pace”, il Dalai Lama ha definito Francesco “una luce spirituale universale”, mentre il presidente argentino ha annunciato tre giorni di lutto nazionale.

La commozione è forte anche a Buenos Aires, dove la Cattedrale è stata subito riempita da migliaia di fedeli in preghiera. In tutto il mondo, le chiese hanno acceso ceri, celebrato messe, e organizzato veglie. I social sono invasi da ricordi, citazioni, immagini del Papa che abbraccia bambini, rifugiati, disabili.

Cosa succede ora

Con la morte di Francesco, si apre la Sede Vacante. Il Camerlengo, cardinale Kevin Farrell, ha preso possesso della Camera Apostolica. I cardinali si riuniranno nei prossimi giorni in congregazioni generali per preparare il Conclave, che eleggerà il 267° Papa della storia.

Molti si interrogano sul profilo del successore: continuerà sulla linea del rinnovamento avviato da Francesco, oppure si tornerà a un’interpretazione più conservatrice? Il futuro della Chiesa cattolica è nuovamente nelle mani dello Spirito Santo e dei cardinali elettori.

Un’eredità da custodire

Papa Francesco ha segnato un’epoca. Il suo pontificato ha rappresentato una svolta antropologica, pastorale, comunicativa. Ha fatto vacillare certezze incrollabili, ma ha anche riavvicinato milioni di persone a una fede vissuta come servizio, amore, giustizia.

“Pregate per me”, aveva chiesto il 13 marzo 2013, affacciandosi per la prima volta dalla loggia di San Pietro. Oggi, il mondo lo saluta con la stessa preghiera, e con una gratitudine che attraversa confini, culture e religioni.

Le principali riforme del pontificato di Papa Francesco

Riforma della Curia Romana (2022)
Con la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, Francesco ha ristrutturato profondamente l’organizzazione della Santa Sede: ha posto al centro l’evangelizzazione, valorizzato la laicità e introdotto criteri di trasparenza e rotazione nelle nomine.

Sinodalità e consultazione del Popolo di Dio
Ha lanciato un processo sinodale globale, aprendo la Chiesa all’ascolto di tutti i battezzati, inclusi laici, donne, e persone LGBTQ+, nella definizione delle linee pastorali.

Aperture pastorali su famiglia e morale
Con l’esortazione Amoris Laetitia ha dato nuovo spazio al discernimento nelle situazioni familiari complesse, permettendo in alcuni casi la comunione ai divorziati risposati.

Lotta contro gli abusi e la trasparenza finanziaria
Ha creato strutture come la Commissione per la Tutela dei Minori e introdotto norme più severe per prevenire, segnalare e punire gli abusi, insieme a una vigilanza più rigida sulle finanze vaticane.

Svolta ecologica e sociale
Con l’enciclica Laudato si’ (2015) ha lanciato un appello mondiale per la cura della casa comune. In Fratelli tutti (2020), ha promosso un’etica della fraternità universale contro l’indifferenza e i populismi.

Nomine e visione globale
Ha internazionalizzato il Collegio cardinalizio, dando voce a Chiese “periferiche” e valorizzando figure pastorali, spesso lontane dal modello tradizionale di potere ecclesiastico.

Linguaggio e comunicazione
Ha rivoluzionato il modo di comunicare della Chiesa: diretto, empatico, non dottrinario, capace di entrare nel cuore delle persone. Celebre la frase: “Chi sono io per giudicare?”, riferita agli omosessuali.

Il mondo si interroga sul futuro, adesso che una figura di spicco nel dialogo tra i popoli e un grande uomo di pace non c’è più. Restano solo il dolore, il silenzio e la speranza.

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