Ventuno unità immobiliari, otto società, una rivendita di tabacchi e valori bollati nel Salernitano; inoltre 20 autoveicoli e motoveicoli, 47 depositi bancari e 11 polizze assicurative: un valore totale che si aggira intorno ai 10 milioni di euro sequestrati a Giuseppe e Vincenzo Candurro, che secondo gli inquirenti hanno “gestito la cassa” del clan camorristico dei Misso egemone nel Rione Sanità di Napoli.
L’operazione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) si è svolta alle prime luci dell’alba. Il video trasmesso agli organi di stampa – e qui ripreso da Agorà24 – mostra alcuni dei beni sequestrati ai Candurro.
SEQUESTRO AI F.LLI CANDURRO, LE INDAGINI
Le indagini – riferisce la DIA in una nota stampa – sono partite dopo alcune operazioni finanziarie ritenute sospette dei due uomini, storicamente legati al Clan Misso. Gli inquirenti hanno voluto vederci chiaro e hanno cominciato a indagare sulla posizione patrimoniale di Giuseppe e Vincenzo Candurro, indagini che grazie anche a una rogatoria internazione presso istituti bancari svizzeri hanno permesso di raccogliere elementi sufficienti per chiedere al Tribunale di Napoli l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale.
CHI SONO GIUSEPPE E VINCENZO CANDURRO
I due fratelli al centro delle indagini sono “storicamente” legati al clan Misso. I risultati investigativi li pongono verosimilmente – sempre secondo la DIA – ai vertici del sodalizio criminale. “Enzo ‘o barbiere”, che deve il suo “nome d’arte” al fatto che in origine era titolare di una barberia di via Anticaglia, nel centro storico di Napoli, sarebbe diventato il cassiere e uomo di fiducia del boss Giuseppe Missi ed è stato condannato per il delitto previsto dall’art. 416 bis c.p. (associazione per delinquere di stampo camorristico). Il fratello Giuseppe Candurro, invece, risulterebbe indiziato per il delitto previsto dall’art. 648 ter c.p., per avere ossia impiegato in attività economiche denaro di provenienza delittuosa, riconducibile alle attività criminali realizzate dal clan Misso.