Si intitola “Mango, un uomo Mediterraneo” il concerto-tributo al grande artista lucano portato in scena dai Sirtaki, la band napoletana che rende omaggio ad uno dei maggiori cantautori italiani scomparso nel dicembre del 2014, proprio mentre teneva un concerto nella sua terra, a Lagonegro.
Prima tappa del nuovo tour teatrale che parte proprio da Napoli, il teatro “Il Piccolo” di Fuorigrotta.
Il direttore di Livenet News Rosanna Astengo ha intervistato Francesco Coviello, frontman dei Sirtaki, artista sincero e verace che vive la musica di Mango sotto la pelle, in una sorta di osmosi spirituale che si trasforma in vocalità dalle sfumature particolari e profonde.

«D: Francesco, stai per debuttare con uno spettacolo tributo a Mango. Da dove nasce l’idea?
R: In realtà questo è il terzo anno che portiamo Mango in teatro. Il tour di quest’anno comincia da Napoli l’8 novembre al teatro Il Piccolo, per poi finire verso maggio. L’idea alla base dello spettacolo è quella di portare sempre Pino Mango ovunque. I Sirtaki nascono come tributo a Mango, quindi ogni cosa che facciamo a teatro la facciamo sempre in onore di Mango.
D: Qual è l’aspetto più difficile nell’affrontare la sua musica?
L’aspetto più difficile è l’emozione, anche perché io Mango lo vivo proprio come una passione. Nonostante comunque lui sia, tra l’altro, il cantante più difficile da eseguire, è anche più bello, quindi l’aspetto più difficile nell’affrontare la sua musica è proprio il gestire l’emozione, perché lui mi emoziona tanto, anche quando lo canto io.
D: Hai curato la direzione musicale di questo concerto: come hai scelto i brani da portare in scena?
R: Allora, la scelta dei brani dipende sempre dal tipo spettacolo, dal pubblico che troviamo.
La scaletta di solito si basa su una ventina di brani: suoniamo ovviamente quelli più famosi, nonostante a me piacerebbe fare anche i meno classici, ovvero non le hit ma altri brani che sono comunque stupendi, perché poi i brani di Mango, non perché sia di parte, ma sono tutti bellissimi.
D: Mango è stato spesso definito un artista “di confine”, difficile da etichettare. Come descriveresti la sua eredità musicale?
R: Pino Mango è stato il primo in Italia a portare i suoni elettronici. Infatti, nei primissimi brani di Mango ci sono tantissimi suoni elettronici. Mango è stato un artista che ha sperimentato molto, e questo in diversi brani si sente anche in modo netto… è come se ogni canzone che ascolti ti facesse fare un viaggio, vai in Medio Oriente, ci sono i brani dove senti quella sonorità mediorientale, la musica mediterranea. Lui era proprio considerato il cantante pop mediterraneo, insomma. La differenza la faceva molto anche nella musica, oltre ad avere la voce spettacolare. Per quanto riguarda la sua eredità musicale, spero che sia sempre ricordato, sempre omaggiato. Nel nostro piccolo cerchiamo di portarlo ovunque, proprio perché non viene spesso ricordato.
D: Uno spettacolo di musica e racconti, con la presenza di una voce narrante che accompagna la performance. Chi ha curato i testi e quale sarà il fil rouge della narrazione?
R: Lo spettacolo dell’8 novembre si intitola “Mango, un uomo mediterraneo”: l’idea è stata di Leopoldo Staffelli, che è il regista, insieme ad Antonio Cernicchiara, che cura anche la direzione artistica. Il concept di questo spettacolo, della narrazione, è tutto loro. A presentare la serata Chiara Cernicchiara che racconterà alcuni aneddoti su Pino Mango, ma ripeto…io sono di parte.
D: C’è un brano che ti ha emozionato più degli altri durante le prove? Quale canzone senti più tua?
R: Per me Mango è un’emozione continua, fin dal bambino: qualsiasi canzone ascoltassi mi faceva viaggiare, cioè io chiudevo gli occhi e sognavo di cantare le sue canzoni. Una canzone in particolare, ma ce ne sono tante, quelle che mi colpiscono di più, quelle che sento più mie, sono senza dubbio una che si chiama «Preludio incantevole», che si trova proprio nell’album «Sirtaki». E un’altra che mi fa emozionare, tra l’altro devo combattere proprio con la gola ogni volta che la canto, è «Mediterraneo», che per me è una delle più belle. Testo di Mogol, musica di Pino Mango.
D: In scaletta anche un duetto che ripercorre una storia di grande amicizia, quella tra Mango e Claudio Baglioni: chi sarà sul palco con te e perché proprio questa scelta?
R: Ho scelto di portare sul palco con me Domenico Toscano, non solo perché siamo molto amici, fratelli oltre il palco insomma, ma io credo che lui sia un artista eccezionale, un ottimo interprete e poi Baglioni lo canta da Dio. Mango e Baglioni hanno collaborato, tra l’altro una delle due canzoni più famose è «Amore bello», l’altra è una sorpresa che poi facciamo a teatro insieme e quindi non vedo l’ora che sia con noi, perché lui è spesso con noi in concerto, sia a teatro che nei locali. È bellissimo fare questo duetto insieme, anche perché credo che proprio in questo campo di cose così non ne esistano, è difficile che un artista faccia salire un amico sul palco a cantare con lui, quindi non vedo l’ora.
D: In un’epoca di suoni sempre più digitali, quanto è importante riscoprire la qualità musicale e vocale che Mango rappresentava?
R: Oggi la musica è cambiata totalmente, nei suoni, nelle voci. I cantanti oggi cantano in un altro modo, non ci sono più i cantanti melodici; oggi c’è molto rap, molto parlato nelle canzoni, un po’ come se fosse un’evasione al canto, un po’ come evadere da quello che una volta era la musica, da quello che una volta significava cantare. E la musica di Mango rappresenta sempre una scoperta, anche per i ragazzi di oggi, anche se però (purtroppo) i ragazzi di oggi si sa cosa prediligono, tutto un altro tipo di musica.
D: Questo concerto è anche un’occasione per raccontare la tua idea di musica. Cosa speri che il pubblico porti a casa dopo aver assistito alla tua performance?
R: Ad ogni mia esibizione, ogni concerto, io spero sempre di dare, di emozionare, perché la mia idea è sempre quella di trasmettere sensazioni intense. Mango era un’emozione continua e coinvolgere ai livelli di Mango non è possibile, però io spero sempre di entrare, di lasciare qualcosa nel cuore di tutti. Lo spero ogni volta che facciamo un concerto, soprattutto poi a teatro, dove l’atmosfera è diversa e le persone sono lì ad ascoltarti, sono lì proprio per vedere te. Questo mi piace tantissimo e quindi io ci metto sempre tutto me stesso.
D: Dopo il teatro “Il Piccolo” di Fuorigrotta, quali saranno le tappe del tour teatrale?
R: Dopo il teatro Il Piccolo di Fuorigrotta, quali saranno le tappe del tour teatrale saremo al teatro De Rosa a Frattamaggiore il 14 dicembre, poi il 31 gennaio al teatro A Storia di Ravenna. Parallelamente ci sono le tappe nei club, locali, feste di piazza, quindi consiglio sempre di seguire le pagine per non perdere i nostri appuntamenti. »

I Sirtaki sono Francesco Coviello (voce), Giuliano Gargiulo (batteria), Davide Castronuovo (basso), Giuseppe Ceglia (chitarre), Claudio Mariniello (Pianoforte) Guest – Domenico Toscano
