Incrociano le braccia su tutto il territorio nazionale i dipendenti di Poste Italiane. Al centro della protesta la ventilata privatizzazione che, denunciano i sindacati, rischia di portare alla perdita di 20mila posti di lavoro ripartiti tra servizi postali e finanziari.
Uffici postali chiusi in tutta Italia e manifestazioni a Roma, Milano, Napoli e nel resto dello Stivale. Le rivendicazioni uniscono i sindacati di categoria in seno a Cgil, Cisl, Cisal, Confsal e Ugl.
Si defila la Uil che invece chiede la riapertura del tavolo delle trattative.
Poste Italiane, i sindacati: “Il Governo non ascolta”
Nella nota a firma unita SLP-CISL, SLC-CGIL, FAILP-CISAL, CONFSAL-COM e UGL-COM si legge:
“Il Governo non ascolta, ha sospeso in questi giorni l’operazione, ma mantiene efficace il Decreto che stabilisce la cessione dell’ulteriore quota del 30% di azioni ai privati e la cessione del rimanente 35% alla Cassa depositi e Prestiti”.
In pratica, i sindacati denunciano che – benché il Governo abbia sospeso l’attuazione del provvedimento che prevede la cessione di quote azionarie ai privati – il non aver ritirato il decreto sia un segnale della volontà di proseguire su questa strada. Le richieste dei lavoratori, invece, vanno in senso opposto: una Posta ancora a maggioranza pubblica. Si parla inoltre di “azienda virtuosa” che si è scrollata un passato da “carrozzone di Stato” e che ora è “eccellenza riconosciuta” grazie proprio all’impegno dei suoi dipendenti.
Sul piatto anche i disagi legati al nuovo sistema di recapito postale e il rinnovo del contratto collettivo di lavoro.
Sciopero, i presidi
Le manifestazioni e le proteste si sono replicate da Nord a Sud su tutto il territorio nazionale.
A Milano la protesta arriva a Piazza Affari, sotto la sede della Borsa. A Roma invece presidio davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Corteo rumorosissimo invece a Napoli, dove centinaia di manifestanti hanno invaso le strade del centro città.