“Pensavo a chi mi avrebbe dovuto marcare, a chi avrebbe dovuto parare i miei tiri, ma non avrei mai pensato che i 50.000 alle mie spalle mi marcassero e pressassero molto di più“. Questo uno dei passaggi della bellissima intervista mai pronunciata da Cristiano Ronaldo dopo la sentitissima partita Napoli – Real Madrid.
“Parliamoci chiaro, da giocatore non tornerei mai più al San Paolo, ma da tifoso, da spettatore, prenderei I’aereo ogni domenica per godermi l’atmosfera napoletana“. Parole studiate per parlare alla pancia del caldo tifoso napoletano, citate dalla pagina Facebook “Mondo Ultrà”.
Una pagina che, per intenderci, pubblica contenuti di questo tipo:
Tralasciando le personali opinioni in merito, quel che è certo è che difficilmente un professionista dell’informazione possa ritenere questa una fonte attendibile. La missiva di Cristiano Ronaldo, invece, ha trovato ampio risalto e condivisione rimbalzando di webzine in webzine. Tutto assolutamente inventato. Lo staff della pagina si scusa citando a sua volta una fonte valenciana che in passato sarebbe stata “affidabilissima”.
La natura virale della notizia però era troppo appetibile per essere smorzata con una verifica che avrebbe richiesto non più di due minuti con gli attuali strumenti informatici. Questo non può non suscitare due serie riflessioni in chi nel settore dei media, dei nuovi media e della comunicazione ci lavora.
Raccontare fatti o raccontare ciò che la gente vuole ascoltare?
Le parole mai dette di Cristiano Ronaldo mirano a (o, comunque, hanno l’effetto di) far leva sul sentimento di appartenenza e amore che contraddistingue i napoletani. Un meccanismo talmente ben funzionante che alcuni siti d’informazione hanno fatto dell’orgoglio partenopeo una vera e propria linea editoriale. Riproponendo sui social network interviste o racconti datati negli anni dal sapore di “insulti ai napoletani”, “offese su Napoli”, “razzismo nei confronti dei napoletani”. Utilizzando strategie Facebook che di fatto rendono estemporanei i fatti raccontati. Ma soprattutto si tratta di un’informazione unidirezionale e più volte forzata verso quell’obiettivo da raggiungere.
Nulla di deprecabile o illegale, sia chiaro. Bisogna però constatare che questo vuol dire scrivere solo quello che il tuo pubblico vuole sentirsi dire. Un pericolo che il mondo dell’informazione – che già non gode di grandissima stima da parte degli italiani – non può correre.
Quando poi il contenuto è troppo bello per essere vero, nasce il vero problema.
L’universo dei webzine sportivi
Ed è qui che caschiamo: l’autorevolezza dei giornali. Nello spiegare – qualche mese fa – perché l’SSC Napoli avrebbe proceduto a conferenze stampa ad inviti, il responsabile comunicazione del team Nicola Lombardo chiosò così la nota da lui firmata:
Per concludere: le associazioni di categoria che tanto si sono agitate ieri per una semplice procedura nella quale sono state invitate 25 testate media, per quale motivo non si agitano quando i loro associati mortificano la loro professione facendo dei semplici copia e incolla, o scrivendo ‘notizie’ senza fare alcun controllo delle fonti o dei fatti riportati ?
Si tratta dell’ultimo passaggio di una lettera che ha di fatto aperto un duro braccio di ferro tra associazioni di categoria e sindacati dei giornalisti e il club azzurro incentrato sul diritto alla pluralità d’informazione.
Senza entrare in quel dibattito, però, la questione del copia – incolla è agli occhi di tutti. Un universo di portali, testate giornalistiche regolarmente registrate come impone la legge vigente, lavora prevalentemente di quantità riportando notizie di altri. Anche qui nulla di male, anche se a risentirne è l’informazione che in pratica è uniformata dando al lettore la percezione di leggere ovunque le stesse cose.
Il copia – incolla selvaggio genera però anche questa sorta di distrazioni per cui il primo distratto che garantisce l’autorevolezza delle parole di Cristiano Ronaldo apre la pista ad altre centinaia di distratti. Rincorrendo – inoltre – una velocità che non è che una delle componenti SEO che rincorrono le testate online.
Complimenti quindi a quei tanti ragazzi che – prima di gettare online spazzatura – si sono fermati un attimo a controllare la fonte. Che è una delle cose che ancora caratterizzano quello splendido mestiere che è il giornalismo.