Il video di cui sopra contiene la registrazione, reale, di una telefonata intercorsa tra un’azienda di consulenza e una web agency, Livecode (editore tra l’altro di questa testata).
In un pomeriggio di lavoro come tanti altri squilla il telefono; si sente una voce straniera che inizia a sciorinare alcuni “giudizi” sulla pagina web tramite cui sarebbe risalito al tuo nominativo.
“Le immagini non sono aggiornate”, “Va fatto un lavoro di posizionamento” per farsi trovare più facilmente su Google; quello che è online della tua azienda, infatti, a dire di questo signore non è sufficiente per essere archiviati e inseriti tra le prime posizioni di Google.
All’inizio non si comprende bene con chi stiamo parlando, con un abile gioco di peso delle parole sembra che la voce a telefono sostenga di essere stato “autorizzato da Google Italia”: la mente va subito alla possibilità che Google abbia deciso dall’alto della sua saggezza e meritocrazia di scegliere la digital agency in questione, Livecode, per diffondere il verbo dell’internet in ogni casa.
Mentre già immaginiamo di essere tra le eccelse e universali personalità di spicco del web (“Mark, passami quello Spritz, per favore”) inizia a sorgere qualche dubbio.
Soprattutto dal momento in cui più parla più ci rendiamo conto che non sa assolutamente niente, né della nostra attività né della pagina web da cui avrebbe tratto i preziosissimi suggerimenti per un migliore posizionamento (perché quella a cui si riferiva non esiste più da tipo due anni, soppiantata da un sito di informazione).
Decidiamo così di vederci più chiaro.
Anche perché non solo hai contattato una digital e web agency, non solo il tuo interlocutore ha le basi per capire cosa stai provando a rifilare, ma perché per assurdo il tuo interlocutore organizza addirittura corsi SEO a Napoli.
In pratica, l’interlocutore sta provando a vendere un servizio che offre lo stesso “aspirante” cliente a cui vorrebbe riferirsi, non solo millantando garanzie di posizionamenti online (ok, mi porti in prima pagina su Google, ma mi hai detto mica per quale parola chiave?) ma svendendo addirittura tutto il lavoro che c’è dietro (mortificando quindi il lavoro di agenzie serie con prezzi ridicoli rispetto al valore in gioco).
Livecode prova così a testare la preparazione dell’interlocutore: da quando eravamo noi le “vittime ignare” di un servizio che sembrava necessarissimo per esistere online (come abbia fatto a vivere senza loro fino ad adesso!) si inizia a fare qualche domanda.
Si scopre così…
- innanzitutto che colui che ci sta parlando non è un consulente di Google Italia, ma solo che forse la sua azienda è partner di Google;
- si scopre inoltre che non ha neanche visto se c’erano o meno delle immagini sul sito web tramite cui dice di aver preso il nominativo dando per scontato che comunque fossero “non aggiornate”;
- non ha capito, inoltre, che si stava rivolgendo a una digital agency dall’altra parte della cornetta, e quando comprende che è stato preso alla sprovvista ride e si scusa (fortunatamente!)