Il parco di Santa Maria della Fede: dall’abbandono al recupero

by Danilo De Luca
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Il parco di Santa Maria della Fede è un’area verde di circa 8mila metri quadrati, situata nell’omonima piazzetta tra il corso Garibaldi e via Arenaccia. Il luogo, sotto la direzione del Consolato Inglese, fino alla fine dell’800 accolse le spoglie dei residenti di fede non cattolica, perlopiù protestanti: per questo motivo, è conosciuto anche con i nomi di giardino o cimitero degli inglesi. Banchieri, artisti, pittori, intellettuali: importanti figure del panorama imprenditoriale e culturale partenopeo furono seppellite nel cimitero di Santa Maria della Fede.

Nel 1980 gran parte dell’area fu alienata ad un prezzo simbolico al Comune di Napoli, mentre alcune zone di terreno furono cedute, invece, al Risanamento.

Il restauro

Dopo circa un secolo di incuria, nel 1990 cominciarono i lavori di restauro del parco di Santa Maria della Fede ad opera di numerosi soggetti, tra i quali la Soprintendenza, il Comune di Napoli, la società SEBI e la Fondazione Napolinovantanove. Si rese innanzitutto necessario liberare il parco da tonnellate di spazzatura (ben otto camion) ed eliminare la fitta vegetazione spontanea. Non furono pochi gli atti di sabotaggio da parte di chi, evidentemente, aveva interesse ad ostacolarne la fruizione pubblica, ma, alla fine, i corpi furono traslati nel cimitero di Poggioreale e le lapidi trasferite nei depositi comunali. Restano ora nove monumenti funebri di pregevole valore artistico.Parco di Santa Maria della Fede
Tra tutti, spicca quello della matematica Mary Sommerville, opera dello scultore Francesco Jerace, che si ispirò, forse, a qualche statua della regina Vittoria. Molto bella anche la tomba della famiglia Freitag, che rappresenta un angelo intento ad aprire le porte del Paradiso.

 

Il degrado

I lavori, terminati nel ’93, avevano dato alla città un elegantissimo parco in stile inglese, puntellato da stupendi monumenti capaci di testimoniare la grande vivacità culturale della popolazione protestante nel Regno delle Due Sicilie. Panchine in legno poste all’ombra degli alberi accoglievano i visitatori e le alte mura di tufo garantivano loro quiete e riposo dal caos cittadino. Ma ben presto, a causa della scarsa manutenzione, il luogo divenne impraticabile. Il nubifragio che colpì Napoli nel ’96, inoltre, fece cedere le fondamenta della casa del custode, costringendo il Genio civile a decretare la chiusura di metà parco di Santa Maria della Fede: l’ingresso principale, posto nella piazzetta, fu chiuso a favore di quello laterale di via Miraglia.

Il recupero del parco di Santa Maria della Fede

Nel 2012 l’associazione Ora Futuro raccolse tra i cittadini del corso Garibaldi circa 5mila firme, che furono depositate alla Municipalità, allora guidata dal Presidente Armando Coppola. Diverse furono le visite guidate teatralizzate che l’associazione svolse nel giardino degli inglesi per sensibilizzare opinione pubblica e le istituzioni. Nel 2013 Municipalità e Comune hanno definito un progetto di recupero del parco, che prevede la manutenzione ordinaria, l’installazione di un impianto di irrigazione automatico e la messa in sicurezza dell’edificio: il piano terra sarà assegnato al custode, mentre il primo piano ospiterà i servizi di giardinaggio. Benché le elezioni del 2016 abbiano decretato la vittoria di una maggioranza diversa alla guida della Municipalità, rappresentata dal presidente Giampiero Perrella, il progetto non è messo in discussione, ma procede con convinzione.

 

Un giallo partenopeo: il furto della lapide di Van Pitloo

Tra le personalità qui sepolte, il cimitero di Santa Maria della Fede poteva vantare il pittore olandese Anton Sminck van Pitloo, fondatore della Scuola di Posillipo. Ma un triste destino lo accomunava ai tanti milordi che riposavano nell’area, benché tanto avessero dato alla crescita economica, morale, culturale e spirituale di questa città: l’incuria e il degrado accompagnavano il loro sogno eterno.

Santa Maria della Fede
Un aneddoto, raccontato personalmente allo studioso Carlo Knight dal professor Adrian Pitlo, pronipote dell’artista e docente di Diritto Privato all’Università di Amsterdam, illustra in maniera irriverente ma chiara a quale grottesco limbo la burocrazia costringesse le spoglie dei defunti, esponendoli più volentieri all’avidità dei mercanti d’arte che alla premura dei discendenti.
Nel 1970, in occasione del compiersi del primo quarto di secolo della carriera accademica del professore, alcuni suoi assistenti vennero a sapere che il consolato inglese stava per cedere, e pure con una certa fretta, la desolata area che ospitava il monumento funebre del pittore olandese: quale regalo più gradito di un ricordo tangibile del famoso avo?
Così, a bordo di una Station Wagon, partirono a tavoletta alla volta di Napoli e conquistarono rapidamente il permesso del console inglese. Il giorno dopo, però, l’esponente del consolato fu punzecchiato da qualche tarlo e ripensò all’abnormità di ciò che stava per fare: così fece pervenire ai tre olandesi il suo rifiuto. Ma i giovani, non comprendendo i motivi di quel repentino ripensamento, che appariva, a giusta ragione, ridicolo alla luce del degrado in cui versava il cimitero, staccarono ciò che avanzava del monumento e a tutto gas ripartirono per i Paesi Bassi.
La loro bravata non sfuggì allo sguardo, mai come quella volta attento, del custode, e immediatamente la polizia italiana spiccò un ordine di arresto per i tre, che furono fermati alla frontiera di Aosta. Enorme eco ebbe quella notizia sui giornali, sia olandesi che italiani: assistenti del professor Pitlo profanatori di tombe!
La lapide tornò così al suo posto. Ma attraverso le pagine dei giornali i mercanti d’arte appresero dell’esistenza di quel museo abbandonato tra il corso Garibaldi e via Arenaccia: e della lapide di Anton Sminck van Pitloo si perse ogni traccia.

Riferimenti

Per il servizio, si ringraziano inoltre Alfonso D’Amico e Carmine Caruso.

Le fotografie, scattate da Daniele Perna, sono tratte dalla pagina Fb dell’associazione Ora Futuro.

Per ulteriori informazioni sulla storia del parco di Santa Maria della Fede e per la bibliografia, è possibile leggere l’articolo pubblicato sul sito www.dicetteopappice.it all’indirizzo https://www.dicetteopappice.it/2017/01/il-cimitero-degli-inglesi/

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