Per ogni single che si rispetti c’è un migliore amico pronto a sorbirsi le serate sul divano a guardare programmi improbabili, film demenziali e commedie romantiche, a girare in macchina senza una meta e sbronzarsi per tornare adolescenti e idioti, almeno fino a quando proprio lui, il tuo migliore amico, non decide di rischiare la vita comunicandoti che sta frequentando una tipa.
(foto tratta da: Il Matrimonio del Mio Migliore Amico)
Un boccone amaro da digerire, serve tanto autocontrollo per evitare di scoppiare in lacrime, attaccarti alla sua caviglia e urlare “perchèèèè? Non voglio! Non puoi! Te lo proibisco!“.
Insomma, è solo per quel rimasuglio di dignità che ti aiuta a mascherare l’odio profondo che inizi a provare per una persona che neanche conosci.
Così sorridi (un sorriso falsissimo, a mezza bocca e denti serrati) e dici: “Bene, e chi è? La conosco?”. Domanda stupida, a te cambia poco o niente conoscerla o meno, tanto già sai che lei, proprio lei, sarà il nemico da combattere.
Una lotta ad armi impari in cui lei parte avvantaggiata solo perché gliela dà e evoca in lui pensieri d’‘ammore’. Questo ti riporta alla realtà: il tuo migliore amico non è un puttino asessuato, e anche se l’immagine di lui che fa le ‘cosacce‘ ti fa rabbrividire, devi accettarlo e giocare d’astuzia.
Aspetti che sia lui a organizzare una serata per presentartela. Il tuo migliore amico ti comunica che passeranno a prenderti per andare in quel localino carino, per capirci, quello che gli hai fatto scoprire tu e in cui andate spesso perché c’è buona musica e si può chiacchierare senza che il cameriere si trasformi in uno stalker. Questo è il momento esatto in cui pensi che il tuo compagno di giochi d’ora in avanti non sarà più solo ‘tuo’ e che dovrai dividerlo con un’entità sconosciuta.
Non si torna indietro, lui ha dato il via alla competizione. Ti chiama e ti dice: “Passiamo a prenderti”. L’unica risposta che puoi dare è: “Preferisco raggiungervi, ho delle commissioni da fare per strada”. Perché farlo? Semplice, per evitare che al loro arrivo il tuo primo gesto sia quello di avventarti sulla ‘tipa’ che è seduta davanti, al suo fianco, cioè al tuo posto.
Non puoi subito farle quello che a Napoli si chiama ‘strascino’, non sarebbe da donna di classe (e non fa niente se non lo sei mai stata, è ora di iniziare). Arrivi nel locale ti guardi intorno, e lo riconosci subito, è solo al tavolo, tiri un sospiro di sollievo e pensi “meno male è rinsavito”. Invece no, lo saluti e lui ti comunica che lei è andata alla toilette. Non fai in tempo a sederti che spunta una tipa dalla porta del bagno, bassa, brufolosa e con qualche chilo di troppo. Sul viso ti si disegna quel ghigno malefico che esprime tutta la tua soddisfazione, almeno potrai continuare a dirgli che ha il gusto dell’orrido, ma lei devia, non viene al vostro tavolo. Dopo qualche minuto la scena si ripete e oh cazzo!
Stavolta la tipa è molto carina, ha l’espressione sicura, inizia a sorridere e anche se pensi: “Fai un altro passo e ti do una capata sul setto nasale”, ricambi il sorriso.
Non hai scampo, stavolta è lei. Si presenta, iniziate a chiacchierare e quasi ti sta simpatica, ma non puoi mollare, devi odiarla, ti sta portando via il tuo compagno di giochi. Ordinate e scopri che prende sempre la stessa pizza, quella che adori anche tu, margherita piccante. Scopri che beve la birra temperatura ambiente, come te, e che il sabato sera anziché andare in giro per locali, aspetta con ansia che in TV inizi una puntata di Un giorno in Pretura.
Devi ammetterlo, il tuo amico non poteva scegliere meglio. E’ una bella tipa, come non riconoscerlo! In fondo è un po’ te, ma con l’aggiunta del sesso. Allora il desiderio di annientarla viene sostituito da due certezze. La prima è che adesso hai una persona in più da assillare quando hai voglia di distrarti e anche da delegare per preparare la cena. La seconda, la più importante, è la consapevolezza che il legame col tuo migliore amico prescinde e va oltre la tipa o il tipo di turno, anche fossero quelli per la vita.
Tu c’eri prima, ci sei ora e ci sarai sempre, ma lei (o lui) chissà.