L’obiettivo di fornire alloggi adeguati per gli studenti universitari è una priorità, ma come sottolineato nella recente lettera aperta al Ministro, il problema va ben oltre le buone intenzioni. Attualmente, in Italia, c’è un divario significativo tra il numero di studenti fuori sede e le residenze universitarie disponibili. Solo il 7% degli studenti fuori sede è alloggiato in studentati pubblici, rispetto a una media europea del 20%.
Ma c’è una soluzione potenziale che potrebbe affrontare sia il problema degli studenti che quello della rigenerazione urbana. Molte città italiane ospitano università, spesso con un notevole patrimonio edilizio dismesso. Questi edifici, come edifici militari, impianti sportivi, stazioni ferroviarie, edifici religiosi e altro ancora, rappresentano una risorsa inutilizzata. Nonostante non esista un censimento completo di questi immobili, i dati parziali suggeriscono che ci sono migliaia di edifici che potrebbero essere riconvertiti per scopi residenziali e universitari.
Tuttavia, questa trasformazione non sarebbe né facile né economica. La rigenerazione urbana richiede interventi complessi e costosi. Ma se ben pianificata, potrebbe fornire un contributo significativo al miglioramento della qualità della vita nelle città italiane, contribuendo a frenare l’espansione incontrollata delle aree urbane.
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sembra orientato verso la costruzione di nuove strutture di edilizia universitaria gestite da soggetti privati. Tuttavia, la recente cancellazione di risorse destinate alla rigenerazione urbana è un segnale preoccupante. In un momento di incertezza finanziaria, il Ministero dell’Università e della Ricerca potrebbe giocare un ruolo chiave.