La vita insegna: quando la tua confusione non basta ci pensano gli amici ad aumentarla. Nelle giornate grigie, a volte, non bastano lo shopping e la solita birra con ‘rutto libero’ commentando i risultati di una partita, fosse anche Benfica-Napoli.
No, hai proprio bisogno di riflettere su te stesso e quindi, tra una cosa e l’altra pensi a mille fatti.
- A chi dice che non vuole relazioni perché ama la libertà, ma poi sta insieme alla stessa persona da nove anni, e quindi ha pure superato la famosa crisi del settimo,
- a chi ti parla della vita che all’improvviso ti sorprende sempre in positivo, e proprio l’altro giorno si è azzoppato rompendosi il malleolo,
- a chi ti guarda e dice che nonostante i mille difetti sei unica,
- a chi ti dice che vorrebbe per te il/la compagna o fidanzata o moglie migliore dell’universo perché te lo meriti
- e, soprattutto a chi ti dice che non devi accontentarti mai.
Dopo tante riflessioni, alcune fatte a voce alta davanti allo specchio con tanto di finta standing ovation della platea immaginaria a cui, alla fine, mandi anche baci, a mo’ di diva, per ringraziare, succede l’imprevisto.
Suonano al citofono, è la tua amica di sempre (per capirci, quella che: “Non accontentarti mai”). Le prepari il caffè e le apri il tuo mondo interiore. Alla fine lei, dopo averti ascoltato per 40 minuti di fila, perplessa ti liquida dicendo: “Jesce e tocca l’uomm’n” (come Troisi a Riccardino nel film Ricomincio da tre). Allora ti ricordi di raccontarle dell’ultimo corteggiatore, quello che sembra uscito da un romanzo di Moccia e che non hai abbandonato sulla tangenziale solo perché a guidare era lui, e lei, sempre quella del non accontentarti mai, dice: “E vabbé, ma non ti va mai bene niente, manco se ti portano la luna sulla terrazza”.
Allora, cara, dolce amica mia, io già sono in confusione, che devo fare?
Mi devo accontentare, pure di quello che ‘Io e te tre metri sopra al cielo’, o non mi devo accontentare?
Giusto per capire, altrimenti, mi tocca ricominciare da zero e riprendere a riflettere su me stessa.
Nella stessa giornata, perché i guai (si fa per dire, perché l’adorazione profonda verso la tua amica rimane) non vengono mai da soli, risuonano alla porta ed è l’altra amica, quella pestifera che ogni giorno ti ricorda che comunque vada, in questa vita (e come se non bastasse in tutte le altre) sarete sempre voi due. Ora, bello tutto, ma se saremo sempre tu e io perché ti accompagni a un bell’uomo?
No, perché ogni volta che lo dici, a me viene in mente la canzone Io mammeta e tu, dove io sono mammeta (e in questo caso essere la mamma non è proprio lusinghiero visto che rappresenta la rompipalle perennemente presente).
Comunque, anche in questo caso le prepari il caffè, le racconti delle tue riflessioni e lei alla fine, per non infierire, dice: “Sono stanca, devo andare in palestra”.
Ok, allora prima di accompagnarla alla porta le dici: “Sai, inizia a piacermi quel tipo lì“.
E lei, che per me vuole solo il meglio (ma non ora), risponde: “No, bocciato”. Ti giochi la carta del ‘ha un bel pacco‘. Ma non serve. Ride e dice: “Che sarà mai”. E ripete: “Ho detto no, bocciato”.
Peccato abbia già bocciato chiunque altro prima, e in maniera preventiva, anche quello che ancora non conosco e che, stando ai tempi sarà il mio futuro ex, ma allo stesso tempo mi ha propinato un tipo, un suo conoscente, dicendomi: “Non è bello” e peggiorando la sua situazione ha aggiunto: “Ma sta lontano, quindi lo vedresti poco”.
Ammetto di essere strana, ma voi non mi aiutate. Quando pensi che finalmente la giornata è finita e hai appena messo un piede nel letto, squilla il telefono. Certo, non poteva mancare lei, quella che ha appena detto Sì davanti ad un prete sull’altare.
“Come stai?”, chiede. E allora, imparata la lezione, sorridi, più lucida che mai, e poco propensa a sentirti dire che non sei fatta per stare in coppia, a meno che non cambi carattere e inizi ad accontentarti, rispondi: “Splendidamente“.