Sofia Zago non sarebbe morta per la malaria, ma per i vaccini e la prova sarebbe che le sarebbero stati iniettati i vaccini obbligatori pochi giorni prima.
Poco importa che non esista un nesso tra vaccino e morte, e che la bimba non fosse stata vaccinata pochi giorni prima: per i complottisti è così.
E perché, allora, tirare in mezzo la malaria? Per coprire tutto, è ovvio.
I medici avrebbero potuto dire che la morte era causata da pertosse, da morbillo (ah, no, scusate, di morbillo non si muore), da una malformazione cardiaca… ma no, avrebbero tirato in ballo proprio la malaria, che in Italia è piuttosto rara.
Come se, per mascherare una morte per annegamento, si parlasse di investimento stradale.
Che la maggior parte dei complottisti sia in buona fede, ne sono sicuro. Sono preoccupati per la salute dei figli e, dall’alto della loro incompetenza, non capiscono la differenza tra la medicina e la stregoneria. E scelgono (sì, questa è una scelta loro) di affidarsi alla stregoneria.
Ma c’è anche una parte, quella più piccola, che è in malafede: sono quelli che ci guadagnano. Come Wakefield, il medico radiato che, in combutta con una casa farmaceutica che produceva farmaci (inutili) per guarire dall’autismo, mise in relazione vaccini e autismo. Studio sbugiardato e lui radiato. Ecco, era lui quello corrotto, non il mondo scientifico. Eppure Wakefield adesso ha una villa enorme in Texas e ancora fa i soldi (come quelli della sua razza) sulle paure della gente. Come anche quell’altro campione, che non voglio citare, che negli anni Ottanta disse che l’Aids non esiste, unendosi e facendosi promotore di quella linea di pensiero che causò indirettamente la morte di migliaia di persone che smisero di curarsi.
Questa è la marmaglia di cui parliamo.
Ma, tornando a Sofia Zago, la cosa più terribile l’ho vista ieri. Sulla pagina “Attivo tv dirette”, su Facebook. Una bella diretta presentata con questo messaggio: “Fate arrivare questo appello ai genitori di Sofia la bimba morta per ‘malaria’”. La tesi sostenuta, appunto, è che sia morta per i vaccini. Senza uno straccio di prova, si strumentalizza la morte di una bambina per fare click e per diffondere le proprie idee (che, ricordo, a qualcuno portano i soldi).
Non si fermano nemmeno davanti a una bimba morta.
Chi li segue per ignoranza, si informi. Chi è in malafede, si metta davanti a uno specchio. E si sputi in faccia da solo.
Su una bimba morta, Cristo. Vergognatevi.
Chi è Attivo Tv
(di Enrico Parolisi)
Già dal disclaimer, nel footer del sito, ci tengono a far sapere che non sono un sito d’informazione ma di assistenza informatica. Assistenza a cosa non si comprende, visto che l’home page di Attivo Tv è tutto un eclatante exploit di “ECCO COSA ACCADE”, “NON CI POTETE MAI CREDERE”, “DEVI ASSOLUTAMENTE LEGGERE”.
Fino a quando sono boutade su cosa accade nel Triangolo delle Bermuda o se fai la ricostruzione a gel nulla di trascendentale. Quando però inizi a cavalcare onde di indignazione collettiva come quella No Vax e presupponi di farlo detenendo la verità, lì diventa un problema.
L’operazione su Sofia Zago messa in piedi da Attivo Tv è pericolosa. Persone che non fanno informazione ci girano intorno, si mettono TV nel nome, cercano di darsi arie insomma. Quindi il sito di assistenza informatica diventa un bollettino con un’autorevolezza che ai meno attenti potrebbe essere al pari di quella di grandi testate. Con giornalisti dentro che in teoria hanno un’etica, una deontologia, appartengono a una categoria professionale e sanno bene che i fatti vanno raccontati con i dovuti riscontri e partendo da fonti certe e autorevoli per non passare un guaio.
L’impunità, invece, permette di cavalcare qualsiasi ondata di sdegno semplicemente assumendo per vero qualcosa che magari vero non è. Lo abbiamo visto con l’apoteosi di stronzate del video che voleva dimostrare che l’attentato di Barcellona fosse un fake.
Chi conosce il gioco, fiuta subito cosa è Attivo Tv e a cosa mira. Ma, purtroppo, non tutti conoscono il gioco.
Attivo Tv, comunque, su Facebook si autodefinisce agenzia media / stampa. Provvederemo a segnalare all’Ordine dei Giornalisti la cosa e – chissà – magari se scopriamo che l’impunità non è così certa…