Il video-vergogna che sostiene che l’attentato di Barcellona sia un falso

by Redazione
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Perdonatemi se per una volta tralascio la forma di scrittura giornalistica, ma prima di essere un articolo questo è un moto di rabbia e di sete di giustizia. Rabbia perché, comodamente seduti a un pc, i capo-complottisti continuano ad abusare impunemente della credulità popolare. Il ché non corrisponde a nessuna fattispecie di reato perché senza il procurato allarme (articolo 661 del Codice Penale). Sete di giustizia perché uno degli eroi del complottismo italiano, Tommix, con il contributo di un altro campione dei piani globali tenuti nascosti al popolo come Rosario Marcianò, è riuscito in un solo video (sfuggito dalle maglie di Nuova Babilonia e tranquillamente visionabile su YouTube all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=QhavYMhO7sk) a infangare la reputazione dei colleghi di Tom’s Hardware, a dubitare delle parole di un padre che ha perso il figlio nell’attentato delle Ramblas di Barcellona e a dire una serie di fandonie che sono offensive dell’intelligenza e buon senso altrui. Cose che vanno ben oltre tutte le idiozie che ci ha già raccontato Nico Falco in questo splendido punto della situazione.

Scelgo volontariamente di non embeddare il video – di cui ho lasciato comunque il link per chi volesse visionarlo – per non contribuire all’incremento di visualizzazioni dello stesso. E che gode di 277 commenti, i più dei quali in accordo coi deliri riportati. Tranne uno, che vi citerò a fine articolo.

I manichini della Rambla

Il video comincia con l’assodata storia dei manichini. Sì, manichini. Sulle Ramblas sarebbe stata tutta una messa in scena. A sostegno di questo punto, lo YouTuber complottista mostra corpi che non sarebbero anatomicamente compatibili con l’attentato.

A questo punto tanto di cappello al signore seduto sul divano, noto analista forense, mancato Ris di Parma, che sosterrebbe quindi quanto segue:

– sulla Rambla affollata di gente a un certo punto sarebbero stati sparsi (da chi, non si sa – forse lanciati dal camion in corsa?) svariati manichini, simulate macchie di sangue, e d’incanto tutte le persone al centro di Barcellona sarebbero stati figuranti che scappavano ovunque.

Vi devo spiegare davvero io perché già di per sé questa ipotesi è una follia?

Al minuto 3:45 però c’è il colpo di genio. Il manichino, quello vero, a terra. Nelle immediate vicinanze di un negozio di souvenir. Insomma, un camion sulla Rambla – dubito che Tommix ci sia mai stato a ‘sto punto – investe nella sua corse folla persone nelle vicinanze di un negozio di souvenir e a terra casca anche uno di quei manichini che indossa stupendi cappelli di paglia e/o abitini in vendita. Basta questo – ammettendo realmente si tratti di un manichino – per sollevare il dubbio che dietro ci sia il Mossad.

Comunque, mi confermano che non era un manichino, era una donna di carnagione molto chiara.

Tra varie indicazioni su come ci si sarebbe dovuti comportare realmente in un momento del genere, tra vecchietti disattenti che quindi testimonierebbero che in realtà alcuni si siano trovati passeggiando su un set cinematografico, al minuto 4:15 c’è invece il fantastico mistero della caviglia. Quella che “è tutto indubbiamente falso”. Una caviglia che prima sarebbe stata sana e poi rotta e insanguinata di uno dei feriti a terra.

La caviglia rotta di Barcellona. Tra l’altro nei due diversi momenti sembra evidente che in uno ci sia una scarpa e nell’altro la scarpa sia stata tolta. Insomma, il dubbio è nelle scarpe da ginnastica.

Voi ve li immaginate, quelli che hanno organizzato il finto attentato che guardano il figurante a terra e gridano: “Oh cazzo, ci siamo dimenticati di rompergli la caviglia! Qualcuno scenda ora che non c’è nessuno con lo smartphone e gliela andasse a rompere!”.

Il coinvolgimento della polizia spagnola

Chiaramente le forze dell’ordine spagnole non potevano in nessun modo mancare alla grande trama imbastita dai Poteri Forti e Occulti. Ai non figuranti, la polizia avrebbe indicato di correre, correre, correre senza motivo. Barricarsi nei ristoranti e rilasciare interviste senza sapere perché.

A questa cosa spero replichino direttamente gli spagnoli.

I cinturoni esplosivi

Nessun terrorista andrebbe armato di finte cinture esplosive durante la fuga. Salvo il fatto che i terroristi in questione, che sul manuale della Jihad evidentemente hanno studiato male la parte degli esplosivi, hanno fatto saltare (insieme a qualcuno di loro) tutto il materiale qualche giorno prima del loro piano. Ricorrendo quindi a una serie di soluzioni d’emergenza. Come quella delle finte cinture esplosive che dovrebbero agevolare la fuga.

Insomma, spareresti mai a uno col cinturone esplosivo?

Che poi, nel video di un altro complottista, ci si lamenta che i poliziotti abbiano sparato nonostante le cinture esplosive, prova che il terrorista che si era arreso – uno che si arrende non prova ad andarsene da un’altra parte – doveva morire per tacere chissà quali segreti.

Guagliù, mettiteve d’accordo.

Gli utenti televisi medi e Peppe l’eroe della libera informazione

La mia bile già galoppa verso mete mai raggiunte quando mi sento dire che tutto questo è fatto per “gli utenti televisivi medi”, gli idioti come me insomma. Ma come al solito è la LIBERA RETE l’unica portatrice di verità.

Ok, ho lavorato in televisione. Vi assicuro che in queste occasioni le televisioni si armano e partono, mentre un reparto vendite cerca fonti dal luogo per iniziare ad acquistare le prime immagini dal posto mentre le redazioni controllano Facebook e Twitter. Ed è tutto tremendamente reale.

Ma che saranno mai questi professionisti che vogliono pilotare le informazioni a confronto della LIBERA RETE. Così che accade, che un povero ingenuo 17enne, che si chiama Peppe ma di cui non vi fornirò link perché c’è che forse è minorenne e nonostante ciò già in tanti hanno avuto la premura di andarlo ad abboffare di maleparole sulla bacheca, nello stupido atto di farsi una foto da Barcellona con i mezzi di soccorso alle spalle (anche loro, chiaramente, che lavoravano per finta in quanto è tutta una messinscena che manco Rita Pavone) e dire “No ma tranquilli, non sta succedendo niente“.

Il ragazzo – in vacanza a Lloret de Mar – dopo aver compreso la situazione di cui al momento non aveva afferrato manco il cazzo e dopo le vagonate di merda prese online, si è finalmente persuaso della verità dei fatti. Lo preferiamo ricordare così.

Il selfie di Giuseppe in cui scrive "Non si può accettare tutto questo... PRAY FOR BARCELONA..."

Il selfie di Giuseppe in cui scrive “Non si può accettare tutto questo…
PRAY FOR BARCELONA…”

L’agenzia di Crisis Actor

E quindi l’anti-complottista tipo potrebbe obiettare: “Eh vabbé, ma come si fa a organizzare una cosa del genere?”. Ed è qui che entrano in scena – in un’escalation di idiozia crescente – i Crisis Actor.

Ora vi dirò una sconvolgente verità. I Crisis Actor davvero esistono. E non sono gli “esseri umani falliti” che racconta Tommix “pronti a tutto pur di lavorare” e quindi disposti a dar vita a questa farsa (in centinaia, vedo). In realtà sono assimilabili più ad attori e controfigure, fortemente preparati con nozioni di psicologia e recitazione. Indovinate come vengono utilizzati? Nei film e – prevalentemente – nelle simulazioni. Il sito citato nel video – è talmente una cosa segreta che tengono il sito internet, pensa, per farsi trovare meglio da Tommix e Marcianò – è quello di una delle agenzie maggiori, si chiama CrisisCast e collabora con scuole, aeroporti, polizia…

E no, nessuna fattura è stata staccata dall’agenzia a Nuova Babilonia.

Le vittime italiane che non sono mai morte

Ma è ora che inizia la vera escalation per cui mi monta la rabbia, quella vera. Si tratta di Bruno Gulotta, di cui proprio mentre vi scrivo si tengono i funerali.

Recito testualmente:

Gullotta era collaboratore di un’azienda dedita al trollaggio in Rete*. Il Gulotta viene definito come un giovane assetato di conoscenza, eppure lavorava per un sito protagonista di atti di disinformazione* su temi cruciali come la geoingegneria. Io non potrei prestarmi nemmeno un minuto a lavorare per questo datore di lavoro […] a meno di non accettare la linea editoriale e la propaganda disinformativa che questa comporta. Per la stessa linea potrei accettare quindi DI CAMBIARE IDENTITA’ E DI ANDARMI A FARMI UNA VACANZA CHISSA DOVE PAGATO A VITA. Solo in questo caso potrei spiegarmi l’intervista ad un padre che non denuncia il minimo sentimento di pietà verso la morte del figlio. 

Allora, ricapitoliamo, e facciamolo mentre c’è gente che sta piangendo Bruno a un funerale. Bruno Gulotta avrebbe servito il piano di Tom’s Hardware, un sito che fa parte del complotto perché si è espresso contro le scie chimiche (da cui “protagonista di atti di disinformazione su temi cruciali”) e si sarebbe prestato a darsi morto perché tassello del Grande Piano Superiore. A supporto di questa tesi, il fatto che il padre non abbia pianto in intervista TV, mantenendo un contegno enorme nonostante il dolore che viveva in quel momento.

Riassumendo ancora di più:

  • Tom’s Hardware, sito di informazione e nuove tecnologie, fa parte del complotto;
  • Bruno Gulotta non sarebbe morto ma il suo editore in quanto parte del complotto gli avrebbe chiesto di sparire per sempre in una località esotica stipendiato;
  • il padre di Bruno Gulotta sa tutto perché non piange.

Tommix, vaglielo a spiegare alla moglie e alle due figlie ora. Sciacalli e sanguisughe hanno maggiore dignità e maggior rispetto della sofferenza e dei cadaveri altrui.

Ora permettetemi una brevissima digressione su Gulotta e su quelle non-lacrime, visto che mi tocca spiegare tutto. Il padre della vittima ha scelto – personalmente – di rilasciare dichiarazioni solo a TV2000. Emittente con cui per anni ho collaborato e di cui conosco i giornalisti. Straordinari professionisti. Ora non conosco le logiche che hanno portato alla decisione di Gulotta padre, ma so per certo che TV2000 mai avrebbe permesso a un intervistato di perdere la sua dignità avanti a una telecamera. Gulotta ha dato un’enorme prova di forza e coraggio, nel momento più difficile della sua vita (certo, lo youtuber autore di questo scempio avrà visto più parenti di vittime di me in 7 anni di cronaca e televisione, eh, saprà tutto sulle reazioni).

Ah, e i tagli a un’intervista sono una cosa normalissima, altrimenti col cazzo che un’intervista entra in un servizio TG di 1’30”. Hai lavorato in tv, Tommix?

No, invece, attacca una pippa alla Lie to Me sulla programmazione neurolinguistica. Ti prego, Tommix, portami a casa tua e mostrami tutte le tue lauree su ogni cosa (soprattutto quella in astrofisica, che vedo che ci tieni a sottolineare che la Terra è piatta in altri video).

Solidarietà alla famiglia Gulotta e a quella Solesin, che un’altra volta è stata tirata in ballo e che è già in causa contro chi ha fatto la stessa operazione che ora vivono i Gulotta per alimentare i propri canali social.

Conclusioni?

Le conclusioni del video ve le evito. Perché senza base la conclusione non esiste. Mi limito solo a dirvi che quella del complottismo è ormai una lobby coi suoi seguaci – troppi – e i suoi canali d’informazione su cui (e lì davvero accade) le opinioni contrarie (in tal caso, solo sensate) spariscono immediatamente.

Perché è necessario un articolo? Il problema è che queste informazioni nella giungla virtuale non vengono filtrate e – davanti ai miei occhi – ho visto poco più che bambini credere a queste favole. Ve lo dice uno che è stato recentemente bloccato dal senatore Bartolomeo Pepe, altro recordman del complotto. L’educazione al corretto uso di internet è fondamentale per chi su internet ci opera.

Perché si fanno queste cose? Mi limito a dire che nell’epoca dei social c’è chi di social vive. Anche bene. A scapito del dolore di tantissimi che per davvero stanno vivendo in queste ore il dramma della perdita di una persona cara. Per quanto riguarda il commento su YouTube al video di cui parlavo a inizio articolo, l’ho conservato appositamente per ultimo, perché mi piace chiudere così.  Si tratta di una persona che conosceva Gulotta, che in questo momento sta partecipando al suo funerale, e di cui il commento è stato cancellato (o almeno, io non lo trovo più). E che diceva:

Riprendetevi i manichini e ridatemi Bruno

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