I diamanti sono le pietre preziose più diffuse al mondo per ciò che concerne il mercato, e sono anche quelle che vengono utilizzate per abbellire i gioielli come gli anelli. Siccome capita molto spesso di ritrovarsi con dei gioielli ereditati oppure alcuni usati di cui ci si vuole disfare, la compravendita di tali oggetti è parecchio prolifera.
Questo a dimostrazione del fatto che i diamanti, rispetto all’oro, ad esempio, non comportano delle variazioni di valore dovute a fattori esterni quali crisi economiche o conflitti di qualunque entità. Allora, per decretare il valore preciso dei diamanti, entra in gioco l’analisi di diversi fattori, conosciuti perlopiù come le 4C. Tra queste, rientra il colore: ecco come è composta la scala di colore dei diamanti, e come influisce sulla valutazione.
Come è composta la scala di colore dei diamanti: i valori
Seguendo la scala composta da lettere dell’alfabeto anglosassone, e stabilita dalla Gemological Institute of America (abbreviata comodamente in GIA), i diamanti vengono classificati in base al colore o alla mancanza di quest’ultimo. La suddetta scala parte dalla lettera D, e sta ad indicare un diamante incolore, ovvero i più rari e costosi in assoluto; si passa poi alla lettera E (bianco eccezionale), alla lettera F (bianco extra +), alla G (bianco extra), passando poi alla H (bianco).
Più in basso, procedendo per gradi, ci sono le lettere I-J per segnalare un bianco leggermente colorito, mentre le lettere K-L indicano un bianco dove un minimo di colore è già più marcato. E proprio quando si passa al colore, la scala è tutta in discesa, a partire dalla M fino alla Z, lettera che lascia comprendere la presenza di un diamante dalla colorazione decisa. In questo caso, il valore di un diamante è nettamente inferiore, a prescindere dal colore, che sia giallo o nero non fa differenza. L’influenza del colore, dunque, appare netta nella griglia di valutazione di un diamante, ma non è l’unico fattore, siccome sono state citate le 4C. Di seguito vengono indicate le altre tre.
Gli altri fattori che incidono sulla valutazione finale di un diamante
Oltre al colore, il taglio incide notevolmente nella valutazione di un diamante, poiché si rischia di infierire anche negativamente sull’intero valore della pietra preziosa in questione. Essendo un’azione affidata interamente alla mano umana, se non viene svolta nel migliore dei modi ma, al contrario, in maniera imprecisa, è praticamente certo l’andare incontro ad una concreta svalutazione. La luminosità interna deve essere pienamente riflessa dal diamante, e ciò potrebbe essere messo a rischio se il taglio non dovesse essere effettuato con criterio. A tal proposito, un altro fattore incluso nelle 4C (lettere sempre da intendere come parole britanniche) è la purezza.
Specie quando si intende vendere un gioiello, bisogna far attenzione che quest’ultimo risulti brillante: la valutazione anello con diamante è prettamente legata alla luminosità data dalla purezza, e analizzata ingrandendo 10 volte la gemma. Se il grado della purezza dovesse risultare basso, significa che sono presenti dei difetti interni o delle imperfezioni esterne che non permettono al diamante di riflettere come dovrebbe. Infatti, senza la sua luminosità, si tratta di un oggetto praticamente opaco. Infine, i carati sono rilevanti per comprendere il peso di un diamante, altro elemento essenziale ed incisivo nella valutazione finale del suo valore.
Ottenere il certificato di un diamante
Per poter vendere un qualunque oggetto con un diamante incastonato, o per vendere il diamante stesso, è necessario che per quest’ultimo si ottenga un certificato. Questo documento viene compilato da un professionista qualificato del settore, come ad esempio un gemmologo. All’interno del certificato vengono segnate le caratteristiche della gemma, ovvero le 4C elencate in precedenza, nonché la sua storia a partire dal primo atto di vendita segnalato.