Si chiamavano Domenico Sabatino e Salvatore Corrado gli uomini ammazzati in vico Cotugno a Miano. A distanza di qualche giorno, gli investigatori ipotizzano che i due uomini siano stati attirati in una trappola trasformatasi in mattanza. Undici colpi esplosi in pieno giorno tra la folla, per raggiungere Sabatino e Corrado che viaggiavano in sella a un Beverly bianco.
L’ipotesi è che Domenico Sabatino, 40 anni e figlio di Ettore Sabatino (boss pentito) e Salvatore Corrado siano finiti nel mirino dei sicari in un più ampio panorama di subbuglio all’interno dello stesso clan Lo Russo. Le indagini procedono senza sosta.
In un pomeriggio in cui la camorra torna a uccidere, si conta anche un altro agguato a Casola di Napoli: nella zona dei Monti Lattari è stato colpito a morte Pasquale Starace, le modalità tipiche di quelle dell’agguato di malavita. Ma, in questo caso, c’è ancora tanto da indagare. Starace, pensionato 63enne, aveva precedenti penali ma non risulterebbe organico a nessun clan. Si segue la pista della lite sfociata in tragedia.
Poco conta: la verità è che con l’inizio di Ottobre l’emergenza malavita è riesplosa all’ombra del Vesuvio in tutta la sua drammaticità.
OMICIDIO DOMENICO SABATINO E SALVATORE CORRADO, LA GUERRA A MIANO
Miano è da sempre fortino del clan Lo Russo, i capitoni decapitati dalle Forze dell’Ordine con una serie di arresti e operazioni anti-camorra. Il vuoto di potere lasciato da arresti e pentimenti eccellenti sarebbe la causa scatenante di questa nuova escalation di violenza. In tanti si contenderebbero il controllo del territorio e delle attività illecite e, citando fonti giornalistiche, sarebbe in atto una scissione interna allo stesso clan.
Gli investigatori in queste ore stanno cercando di ricostruire come e in che modo stiano cambiando gli equilibri criminali della zona.
Quello che però preoccupa è la modalità con cui si è consumato il duplice omicidio. C’erano persone in strada tra cui bambini che giocavano a pallone. Undici proiettili esplosi che solo per miracolo non hanno provocato danni collaterali. L’allerta torna ai massimi livelli.