L’aspetto più grave della dichiarazione rilasciata dal portavoce del Presidente Conte, Rocco Casalino, ad alcuni giornalisti non consiste tanto nella minaccia di purghe, che pure troverebbe la sua ragione d’esistere, anche solo come sfogo, se fosse rivolta a funzionari pelandroni o che abusano del proprio potere per opporsi alle direttive ministeriali, ma nel rimprovero – e qui sta l’accusa che muove ai dirigenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze– di non mettersi a spiegare ai due sottosegretari all’Economia in quota Movimento 5 Stelle il significato di ciascuna voce di bilancio – che è un documento pubblico, pertanto consultabile da chiunque-, impedendo così, di fatto, ai politici di individuare le risorse per il reddito di cittadinanza.
Nella visione esplicitata dai 5 Stelle, per bocca del suo responsabile della comunicazione, ai politici basta promettere, poi spetta ai funzionari dello Stato assumersi l’onere (ma non l’onore) di individuare i fondi da tagliare per realizzare quelle promesse. Questo schema di ripartizione dei compiti è però in contrasto con i principi dello Stato democratico, con la Costituzione e con la legge. L’articolo 4 del Decreto Legislativa n.165/2001, infatti, nel disciplinare la ripartizione dei compiti tra gli organi di governo politico e i dirigenti della P.A, attribuisce ai primi
Le funzioni di indirizzo
politico-amministrativo, definendo gli obiettivi ed i programmi da
attuare ed adottando gli altri atti rientranti nello svolgimento
ditali funzioni, e verificano la rispondenza dei risultati
dell’attivita’ amministrativa e della gestione agli indirizzi
impartiti
E’ ovvio, però, che il potere politico possa adempiere un compito del genere solo se competente e in grado di agire autonomamente dall’organo burocratico. Se, invece, la collaborazione tra politici e dirigenti finisce per scadere in un rapporto identico a quello che si instaura tra studenti e insegnanti, con i primi impersonati da volenterosi militanti politici senza alcuna esperienza nel settore -come sembrano essere i due sottosegretari del Movimento 5 Stelle-, lo schema succitato, che dà sostanza e significato alla sovranità popolare, non può realizzarsi.
Emerge con forza, quindi, l’evidenza che l’onestà, requisito fondamentale giustamente messo al primo posto dal partito di Grillo, non possa essere sufficiente per fare politica, ma occorra anche la competenza. Per questo motivo, il Movimento 5 Stelle, se vuole uscire dall’impasse, deve sostituire i due Sottosegretari onesti con due Sottosegretari onesti e competenti.