Da giovedì 2 febbraio 2023, Teatro Nuovo di Napoli Best Regards di Marco D’Agostin

by Comunicato Stampa
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È lo scambio epistolare, una modalità di comunicazione e relazione ormai molto lontana dal presente, il tema che percorre Best Regards, la lettera danzata di Marco D’Agostin che arriva giovedì 2 febbraio 2023 alle ore 21,00 (repliche fino a domenica 5) al Teatro Nuovo di Napoli.

Best Regards, il cui titolo allude alla formula convenzionalmente utilizzata per concludere le lettere, è frutto di un articolato lavoro corale con Chiara Bersani, Azzurra D’Agostino, Wendy Huston ai testi, Lska per il suono e le grafiche, Giulia Pastore per le luci e Andrea Sanson per le scene.

L’assolo di D’Agostin è una sorta di dedica, danzata e recitata, al performer e coreografo Nigel Charnok, scomparso nel 2012 e fondatore, negli anni Ottanta del secolo scorso, del DV8-Physical Theatre.

Nel 2010 il danzatore italiano raggiunse Charnok a Londra e lavorò con lui per un certo periodo: un’esperienza fondamentale per tratteggiare con contorni più definiti la propria particolare vocazione, comprendendo meglio come il movimento non potesse che essere complicato e riempito da una drammaturgia complessa e composita.

“Il mio incontro con Nigel – spiega D’Agostin, vincitore del premio Ubu 2018 come miglior performer Under 35 – ha segnato in modo netto il mio modo di pensare la danza. Nigel rappresentava ai miei occhi la possibilità che in scena tutto potesse accadere ed esplodere”.

Lo spettacolo trova la sua genesi in una lettera mai recapitata scritta dalla danzatrice e coreografa Wendy Houstoun al suo amico e collega Nigel Charnock pochi giorni prima che quest’ultimo morisse.

Marco D’Agostin celebra la sua memoria con uno spettacolo d’intrattenimento disperato, senza nostalgia, cercando di porre a sé e al pubblico la stessa domanda: cosa scriveresti a qualcuno che non leggerà mai le tue parole?

Il performer racconta anche di Natalia Ginzburg e di Cesare Pavese, della Cvetaeva e di Rilke, dello scrivere e del leggere, dei rapporti interpersonali e della possibilità di danzare, ancora oggi.

Il suo lavoro s’interroga sul ruolo e il funzionamento della memoria, e pone al centro la relazione tra performer e spettatore. La danza, una geografia complessa in cui suoni, parole e movimenti collidono di continuo, tende sempre verso la compromissione emotiva di chi la compie e di chi la guarda.

 

 VAN

in coproduzione con

KLAP Maison pour la danse à Marseille

Rencontres chorégraphiques

internationales de Seine-Saint-Denis

CCN2-Centre chorégraphique national de

Grenoble

ERT – Emilia Romagna Fondazione

presentano

 

Best Regards

di e con Marco D’Agostin

suono, grafiche LSKA

testi Chiara Bersani Marco D’Agostin Azzurra D’Agostino Wendy Houstoun

luci Giulia Pastore

costruzione scene Simone Spanghero

consulenza scientifica The Nigel Charnock Archive, Roberto Casarotto

consulenza drammaturgica

Chiara Bersani, Claudio Cirri, Alessandro Sciarroni

consulenza tecnica

Eleonora Diana, Luca Poncetta, Andrea Sanson, Paola Villani

movement coach Marta Ciappina

direzione tecnica Paolo Tizianel

durata 60 minuti

 

Dear N,

you were too much. too funny. not just plain funny but, you know: silly funny, witty funny, biting funny, cutting funny, ferocious funny, despondent funny, frightening funny.

And physical too. yes too physical by half. too body, body. too bodily body to be theatre and too entertaining to be serious.

(Wendy Houstoun, Letter to Nigel Charnock)

 

Con queste parole Wendy Houstoun salutava l’amico e collega Nigel Charnock, a pochi giorni dalla sua morte, nell’agosto del 2012. Nigel era stato uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80; aveva poi proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, esattamente come nelle parole di Wendy, “too much”.

Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea” ed è sembrato incarnare alla perfezione quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace ha provato a definire “intrattenimento fallito” (“failed entertainement”).

In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”*: non c’è niente, niente, niente ha senso.

Ho conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010. Questo incontro ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me l’orizzonte entro il quale tutto in scena può accadere.

BEST REGARDS è la lettera che scrivo, con 8 anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai. È un modo per dire: “Dear N, I wanted to be too much too” (“Caro N, anch’io volevo essere troppo”).

É l’invito a partecipare a un tributo laico e pop: cantiamo assieme di una nostalgia che ci riguarda tutti, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo.

All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile?

 

Marco D’Agostin

E’ un artista attivo nel campo della danza e della performance, premio UBU come Miglior Performer Under 35. I suoi lavori si interrogano sul funzionamento della memoria, dando vita a dispositivi coreografici che a partire da archivi personali o collettivi cercano di innescare con il pubblico pratiche di partecipazione e immedesimazione.

Ha studiato l’intrattenimento come forma di una specifica relazione tra performer e spettatore, prendendone in considerazione le zone d’ombra e i fallimenti come luoghi di luminose rivelazioni.

Dopo una formazione con artisti di fama internazionale (Yasmeen Godder, Nigel Charnock,

Emio Greco), ha iniziato la propria carriera come interprete, danzando per, tra gli altri, Claudia Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio, Alessandro Sciarroni, Liz Santoro, Iris Erez, Sharon Friedman, Tabea Martin.

Dal 2010 ha approfondito le tematiche legate alla pratica e alla ricerca coreografica con, tra gli altri, Rosemary Butcher, Peggy Olieslaegers, Guy Cools, Lucy Cash, Ginelle Chagnon. È stato invitato come coreografo ospite in molti progetti internazionali: ChoreoRoam Europe (mentoring di Rosemary Butcher), Act Your Age (mentoring di Wendy Houstoun/DV8), CD16/partnership con SNDO School in Amsterdam (mentoring di Katarina Bakatsaki), Triptych/partnership con Circuit-Est di Montréal e The Dance Centre di Vancouver (mentoring di Ginelle Chagnon).

Ha presentato i propri lavori nei principali festival e teatri europei (Rencontres Chorégraphiques de Seine-Saint-Denis, Théatre de La Ville, Les Brigitines a Bruxelles, The Place Theatre in London, Sala Hiroshima a Barcellona, Santarcangelo, Romaeuropa, VIE,

Torinodanza, OperaEstate…), ma anche in Brasile.

È stato per due volte tra le Priority Company del network europeo Aerowaves. The Olympic Games, creato in collaborazione con Chiara Bersani, è stato co-prodotto da K3|Tanzplan (Kampnagel, Amburgo) e dal progetto europeo BeSpectACTive. Nel 2018 ha debuttato con due lavori: Avalanche, co- prodotto da Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, CCN di Nantes e Marche Teatro, e First love, una commissione di Torinodanza e Malraux, Scène Nationale Chambéry-Savoie.

Dal 2019, su invito di Boris Charmatz, è uno dei 20 danzatori del progetto XX DANCERS FOR THE 20TH CENTURY, per il quale interpreta il repertorio Schuhplattler dallo spettacolo

Folk-s di Alessandro Sciarroni.

Nel 2020 è stato invitato da Marie Chouinard, direttrice della Biennale Danza, a realizzare

una nuova creazione per i danzatori di Biennale College. Marco D’Agostin è uno dei fondatori di VAN, organismo di produzione della danza riconosciuto e sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano dal 2015.

È stato inoltre il protagonista maschile del pluripremiato film “I giorni della vendemmia” (menzione speciale della giuria ai Rencontres du Cinéma Italien de Grenoble, 2011).

 

Premi principali

Concorso (Re)connaissance, 2° premio, Grénoble (F), 2017 Premio UBU, miglior performer under 35, 2018 BeFestival Prize, 2017 (UK) Premio Prospettiva Danza, 2012 Menzione Speciale Premio Scenario, 2011 Premio Gd’A Veneto, 2010

 

Repertorio

Saga (2021) / Best Regards (2020)

Avalanche (2018) / First Love (2018)

The Olympic Games (2017)

Everything is ok (2015)

L’Isole di Bouvet (2015) / Last day of-all (2013)

Per non svegliare i draghi addormentati (2012)

Viola (2010)

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