Che non possa esistere un’imparzialità totale della stampa è un argomento di studio che più volte ritorna nei libri e manuali che parlano della professione giornalistica. Ma, seppur irraggiungibile, è la meta a cui bisogna mirare. Lo stesso paradigma andrebbe applicato al seguente dibattito social e mediatico, e anche qui non abbiamo mai abbandonato quell’italico vizio di dividerci in guelfi e ghibellini, bianchi e neri e via di lì.
La storia della violenza sessuale denunciata da due studentesse americane ai danni di due carabinieri a Firenze era partita – nel racconto, sia chiaro – correttamente. I dubitativi, la tutela delle parti in causa, la presunzione d’innocenza, l’attesa dei riscontri. L’argomento, prima di essere dato in pasto al grande pubblico, è stato trattato con tutti i crismi con cui dovrebbe essere trattata una notizia del genere.
Chi ha voluto forzatamente indicare una sorta di contrappasso tra il caso fiorentino e lo stupro di Rimini commette un errore gravissimo e spesso viziato da una posizione precostituita. Non esiste nessun parallelo tra i due casi in questione, se non la tipologia di reato. Inoltre, quella dei carabinieri è una storia ancora poco chiara, davanti invece ad alcune tombali certezze del caso di Rimini.
Volendo proprio forzare un paragone, quanto accaduto a Rimini può essere confrontato con quanto accadde lo scorso anno a Salerno, quando il branco (di minorenni) condusse una ragazzina in un garage e ne abusò a turno. Ad ogni modo, crediamo che non ci sia alcuna necessità di evidenziare come il racconto di Rimini sia stato inquinato da superficialità, morbosità e pregiudizi utilizzando per forza un termine di paragone.
Ma partiamo dai fatti.
Quello che sappiamo finora della presunta violenza di Firenze
A Firenze quello che finora sembra certo oltre ogni ragionevole dubbio è che c’è stata una segnalazione e che tre pattuglie del nucleo radiomobile dei carabinieri hanno raggiunto il locale di piazzale Michelangelo, il Flò. Arrivati per sedare un accenno di rissa, sarebbe avvenuto lì l’incontro.
Il buio, poi le telecamere che immortalano le ragazze statunitensi che – impropriamente – vengono fatte salire a bordo della vettura d’ordinanza che – stando ai test – erano in stato confusionario (droghe e alcool). Non è ancora chiaro fino a che punto C’è la certezza che le abbiano riaccompagnate a casa e che siano stati fermi venti minuti.
C’è anche la confessione di un rapporto sessuale: uno dei due accusati ha confermato – presentandosi spontaneamente agli investigatori – di aver consumato un rapporto con una delle due studentesse americane. Ma nell’interrogatorio, pur assumendosi le responsabilità di quanto accaduto, ribadisce che “non c’è stata violenza”.
“Non sembrava ubriaca, non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi […] Aveva un’aria più matura, vicino alla trentina di anni […] Non ho percepito nessuna contrarietà. […] da 20 anni sono nell’Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi […] Non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione”
Parole che sono state riportate dall’avvocato del militare che ha aggiunto che “da donna, gli crede”.
Il racconto delle ragazze invece è diverso. Arrivati nel palazzo di Borgo Sant’Apostoli dove le due alloggiavano, raccontano di una violenza sessuale che si è consumata tra l’androne e il vano ascensore, fino alla loro abitazione.
Una delle due presunte vittime avrebbe riconosciuto in foto i presunti aggressori, l’altra no.
Agli atti ci sarebbe anche un video di pochi secondi in cui si riconoscerebbe uno dei due carabinieri coinvolti e indistintamente, una delle due ragazze che urlerebbe “bastard!“, bastardo (fonte: La Nazione).
I militari coinvolti sarebbero un veterano del servizio, definito dai giornalisti che stanno seguendo la vicenda da vicino “un padre di famiglia”, e un giovane da poco assegnato al nucleo radiomobile.
Questi al momento i fatti accertati e le posizioni delle due parti. Passiamo ora a chiarire i punti controversi.
Presunto stupro di Firenze, domande e risposte
I due militari erano in servizio?
Si. Lo conferma il colonnello Roberto Riccardi che al momento è l’unica persona atta a rilasciare dichiarazioni ufficiali da parte dell’Arma. Come riportato dal Corriere della Sera, Riccardi afferma: “I due militari erano in turno e dunque non avrebbero dovuto fare nulla di quanto invece è accaduto”. Così come non avrebbero dovuto utilizzare la vettura di servizio come un taxi.
Le due ragazze erano assicurate contro lo stupro?
Una delle evidenze della prima ora portata avanti da chi non crede alla colpevolezza dei carabinieri è che le due ragazze prima di partire avrebbero stipulato una polizza per lo stupro. Una circostanza quantomeno bizzarra anche solo a sentirsi. Di fatto, è meno raro di quello che crediamo che prima di un viaggio in America vengano stipulate assicurazioni mediche. Inoltre, in queste assicurazioni c’è la copertura per danni da violenza sessuale, come ad esempio l’aborto.
Quindi non è assolutamente raro un caso del genere. Sull’argomento è intervenuto anche l’avvocato di una delle due presunte vittime, Gabriele Zanobini, che sempre alla Nazione ha spiegato che è l’università americana di provenienza che per ogni allievo in partenza stipula questa polizza generica in cui sarebbe contenuta anche questa “postilla”. Sempre stando alle parole di Zanobini, le ragazze non ne erano “nemmeno a conoscenza”.
Quando una ragazza è ubriaca o drogata, è sempre violenza sessuale?
Il punto della situazione, prima di noi, lo ha fatto in maniera egregia Il Post. Un lungo e esaustivo racconto di come si sia evoluto in Italia e nel mondo il concetto di violenza sessuale nella giurisprudenza. Restando però ai fatti di Firenze, citiamo l’articolo di riferimento della materia, il 609 bis del codice penale:
Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autoritàcostringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali:
1) abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto;
2) traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona.
Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi.
E sul concetto di “inferiorità” aggiunge
Condizione che deve sussistere al momento dell’atto sessuale ex art. 609 bis e che si riferisce non solo alla condizione di minorazione o deficienza dovuta a patologie organiche o funzionali, ma anche alla situazione di carenze affettive e familiari.
Nella fattispecie, si tratta del punto 1: le condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto. Applicato spesso nei casi di violenze sessuali nei confronti dei disabili, non prevede specificatamente la fattispecie dell’alterazione legata all’utilizzo di alcool e droghe. Più volte è stata la Cassazione a dettare le linee guida per l’applicazione di tale norma. Da questo punto di vista, citiamo due sentenze che sono indicative. La 1183/2012 recita:
Integra il reato di violenza sessuale con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica (art. 609 bis, comma secondo, n. 1, c.p.) la condotta di chi si congiunga carnalmente con una donna addormentatasi a seguito di ingestione di sostanze alcooliche, essendo l’aggressione alla sfera sessuale della vittima connotata da modalità insidiose e fraudolente.
Questa sentenza viene richiamata dalla 29966/2014 che maggiormente definisce come le condizioni di alterazione alcolica configurino l’inferiorità psichica o fisica. In tal caso l’ubriachezza venne definita addirittura aggravante in quanto poneva la vittima, una barista, in una condizione di minorata difesa (fonte: https://www.psicologiagiuridica.eu/cassazione-violenza-sessuale-anche-se-ubriaca/2014/07/14/).
Quindi, sebbene non dichiaratamente specificato l’orientamento è quello in cui l’alterazione alcoolica (e, di conseguenza, presupponiamo quella legata agli stupefacenti) pone la vittima in una condizione di inferiorità psichica e quindi fa sussistere il reato di violenza.
Ma, in questo caso, probabilmente se si finirà a processo sarà proprio il caso di Firenze a fare giurisprudenza.
La foto delle due ragazze in discoteca è un fake?
Chiaramente si.
Basta cercare la foto sul motore di ricerca immagini di Google per scoprire che è vecchia di almeno sei anni e correda un articolo dal titolo: “Come rimorchiare qualsiasi ragazza in qualsiasi party”.
Ciò nonostante, restiamo allibiti di come due ragazze scollate e con abbondanti seni, in una serata di festa e alcool, possano da sole essere il passe-partout per certificare – anche in questo caso contro ogni ragionevole dubbio – la bontà delle azioni dei militari dell’Arma. Arma che tra l’altro è pesantemente adirata – già dai vertici con il comandante del Sette stando a indiscrezioni – dal comportamento dei suoi due uomini che, violenza o meno, hanno con il loro comportamento inferto un duro colpo all’immagine dei Carabinieri.