Ci sono voluti sei anni, ma alla fine la Polizia è riuscita a stanare Marcello Pesce, detto ‘u ballerinu, e ad arrestarlo.
L’annuncio lo dà la stessa Polizia di Stato attraverso il suo account Twitter.
#Ndrangheta latitante Pesce a dirigente #SquadraMobile che entra nel covo “Io la conosco l’ho già vista in Tv” e capisce fine sua latitanza pic.twitter.com/WtkYImczJa
— Polizia di Stato (@poliziadistato) 1 dicembre 2016
Il tutto è successo intorno alle 5:00. Come sopra, il latitante ha riconosciuto uno dei dirigenti della Squadra Mobile che ha fatto irruzione nel suo nascondiglio e ha capito che ormai era finita. Gli agenti lo hanno trovato in camera da letto non armato. Non ha opposto resistenza.
Gli uomini della Mobile e dello Sco hanno scovato Pesce in un appartamento della “sua” Rosarno, insieme con altre due persone (un padre e un figlio) che dovranno ora rispondere dell’accusa di favoreggiamento.
Il profilo di Marcello Pesce, ‘u ballerinu
Ricercato per scontare pene per reati che vanno dall’associazione mafiosa al traffico e spaccio di droga, per un totale di oltre 16 anni di carcere (per la precisione 16 anni e 8 mesi), Marcello Pesce era l’ultimo elemento di vertice ancora a piede libero dell’omonimo clan della ‘ndrangheta egemone a Rosarno. Era già scampato alla cattura nel 2010: risultanze investigative racconteranno che il boss era stato avvisato con un sms ed è riuscito a fuggire mentre gli uomini delle forze dell’ordine davano vita all’operazione “All Inside“.
Secondo gli inquirenti Marcello Pesce era “capo strategico” della cosca guidata da Antonino Pesce. Un clan (ritenuto tra i più potenti della ‘ndrangheta) che affondava le sue radici in Calabria ma che aveva – secondo quanto ricostruito – connessioni e ramificazioni a Milano, in Lombardia e in tutto il nord Italia.
Il suo soprannome, ‘u ballerinu (il ballerino) sarebbe riconducibile (come spiega La Repubblica) alla sua passione per locali e movida.