Dopo la crisi di governo che ha visto Matteo Renzi rassegnare le dimissioni in seguito alla “sconfitta” subita al referendum, Paolo Gentiloni, già Ministro degli Esteri nel governo uscente, è diventato il nuovo Presidente del Consiglio, giurando con la sua squadra davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
È nato così il 64° governo in sessantanove anni di Costituzione Repubblicana, di cui Gentiloni è il 28° Presidente del Consiglio dal 1948 a oggi.
Il nuovo governo proseguirà sulla linea di quello renziano
Paolo Gentiloni, al momento del suo insediamento, ha già voluto rendere chiare le linee direttrici del suo governo e soprattutto rendere evidente come il suo governo non si distaccherà dal percorso disegnato dal governo precedente di Matteo Renzi.
È infatti con questa premessa che Paolo Gentiloni, dopo aver sciolto la riserva da Presidente del Consiglio incaricato, ha iniziato il suo mandato. “Ho messo tutto il mio impegno per la soluzione più rapida possibile” della crisi, sottolineando che “il governo si adopererà per aiutare il lavoro tra le forze politiche per l’estensione delle nuove regole elettorali”. Ma lo stesso referendum dimostra come “vi siano sacche di disagio tra il ceto medio e soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro sarà la vera priorità dei prossimi mesi”. “Come si può vedere dalla sua composizione, il governo proseguirà nell’azione di innovazione” dell’Esecutivo Renzi.
Il nuovo premier quindi ha deciso di “confermare” anche nel nuovo governo molti ministri del governo precedente di Matteo Renzi quali Madìa, Calenda, Galletti, Martina, Delrio, Orlando, Pinotti, Lorenzin, Costa e Franceschini. Angelino Alfano, invece, pur rimane all’interno dell’esecutivo ma passa agli Esteri. Nuovi ministri sono Anna Finocchiaro, Luca Lotti, Marco Minniti, Valeria Fedeli, Claudio De Vincenti. L’ex ministro Maria Elena Boschi, scottata dalla sconfitta del Referendum diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio mentre è fuori l’ex ministro all’Istruzione Stefania Giannini.
Novità assoluta è l’introduzione (NDR in realtà è una sorta di reintroduzione: fino al 1993 si chiamava Ministero per gli interventi straordinari del Mezzogiorno) del Ministero alla Coesione territoriale e rapporti con il Mezzogiorno che, se da un lato denota una sensibilità al problema del Mezzogiorno, dall’altro occorre necessariamente evidenziare come sia senza portafogli ovvero senza capacità di spesa e bilancio autonomo.
Zanetti e Verdini, invece, sono rimasti delusi dalla scelte di Gentiloni di estromettere la loro rappresentanza dall’esecutivo scrivendo “Non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi bis”.
La lista dei Ministri
MINISTRI CON PORTAFOGLI
Esteri:
Angelino Alfano
Interno:
Marco Minniti
Sviluppo economico:
Carlo Calenda
Tesoro:
Pier Carlo Padoan
Giustizia:
Andrea Orlando
Difesa:
Roberta Pinotti
Riforme:
Marianna Madìa
Cultura:
Dario Franceschini
Salute:
Beatrice Lorenzin
Politiche agricole e forestali:
Maurizio Martina
Ambiente:
Gian Luca Galletti
Infrastrutture e trasporti:
Graziano Delrio
Lavoro:
Giuliano Poletti
Istruzione, ricerca e università:
Valeria Fedeli
MINISTRI SENZA PORTAFOGLI
Rapporti con il Parlamento:
Anna Finocchiaro
Pubblica amministrazione e Semplificazione:
Marianna Madìa
Affari Regionali:
Enrico Costa
Coesione territoriale e rapporti con il Mezzogiorno
Claudio De Vincenti
Sport:
Luca Lotti
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio
Maria Elena Boschi