La “sfida digitale”: il racconto dell’Eastwest Forum di Napoli tra apocalittici e integrati

by Martina Caschera
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romano prodi e myrta merlino sfida digitale

L’annuale Eastwest Forum si è tenuto presso il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II di Napoli. La rivista EastWest, che si occupa primariamente di geopolitica e politica internazionale, con un occhio di riguardo all’Unione Europea (atteggiamento riflesso anche nell’impostazione del forum), ha dedicato il consueto incontro annuale al tema della “sfida digitale” (declinato al plurale nella versione poliglotta). Il tema è stato affrontato sotto diversi aspetti dai relatori del convegno, provenienti da ambienti che spaziano dalla politica, al mondo dell’innovazione e alla filosofia. I relatori hanno discusso primariamente in italiano e in inglese, ma al pubblico erano state fornite apposite cuffie per traduzione simultanea in italiano, inglese e tedesco.

L’incontro, dal titolo “La sfida digitale – Digital Challenges”, è stato organizzato nell’avveniristico polo tecnologico, una grande struttura che si erge tra le casupole, i palazzetti e i ruderi, come proveniente da un Universo parallelo.

La rivincita di San Giovanni a Teduccio

L’aria nella grande sala dove l’incontro si è tenuto era fresca e pulita, filtrata: fuori ancora il fumo  degli indomati incendi nel vicinissimo Parco Nazionale del Vesuvio. La moderatrice, Myrta Merlino, giornalista e conduttrice di L’aria che tira (La7), non può fare a meno in apertura di fare riferimento al peso di questi eventi. Merlino ha sottolineato inoltre come San Giovanni a Teduccio sia diventata, grazie all’Università Federico II e alla Apple, sede di un centro d’eccellenza. “Attirare e non fuggire, ripartire da Napoli” è un tema affrontato anche da Scognamiglio, direttore di Eastwest, che apre facendo riferimento alle borse di studio e agli stage in palio per pochi meritevoli studenti partecipanti. Sullo stesso tema si esprime anche Rettore Università Federico II, Gaetano Manfredi: “A San Giovanni a Teduccio si sta creando ‘un polo tecnologico che parte l’industria del passato per costruire l’industria del futuro’, un ‘modello formativo e di sviluppo’ innovativo”.

san giovanni a teduccio polo federico II

Il polo universitario della Federico II di San Giovanni a Teduccio

L’accesso a Internet come diritto umano

A seguito dell’intervento di Roberto Viola, direttore generale del DG Connect (EU Commission), i tre panel in programma hanno fatto da perno ai confronti tra relatori, discussant, moderatrice e pubblico. Il primo panel era dedicato a “L’accesso a Internet come diritto umano”, il secondo a “Algoritmi e democrazie”. Il terzo e ultimo ha realizzato invece l’obiettivo di analizzare la pratica del digitale.

Le opinioni e i punti di vista emersi sono tanti quanti gli ambiti di ricerca e d’esperienza dei relatori e dei discussant coinvolti, eppure, dovendo trarre alcune conclusione, il discorso si è spesso scisso in un numero limitato di dicotomie. Ad esempio, molto ampio lo “schieramento” degli europeisti e, in generale, evidente un certo eurocentrismo. Vi è stato chi ha difeso il lavoro dell’Europa (Roberto Viola), chi lo ha criticato e ne ha individuato ipotetici percorsi migliorativi (Josef Janning, direttore dell’European Council e Francesco Boccia, politico ed economista).

In via puramente descrittiva, è possibile raggruppare relatori e discussant sotto le definizioni di “apocalittici”, “integrati” e “scettici” del digitale. Tra gli apocalittici, il filosofo Byung-Chul Han, che sostiene che “l’homo digitalis” sia un “qualcuno anonimo”, e che la rete digitale sia un problema: “la poesia”, con la quale apre l’intervento, “è una lode alla terra, che noi stiamo distruggendo”.

Byong-Chul Han

Byong-Chul Han

Tra gli “integrati” Francesca Rossi, esperta di intelligenza artificiale e in particolare dei rapporti tra IA e etica : “alla fine si arriverà a un nuovo equilibrio [tra uomo e IA] rispettando le priorità decise da noi umani”. L’enfasi della ricercatrice è sul “farsi aiutare”, sulla complementarietà uomo-macchina, e sulla necessità di allineare i valori. “Integrato” – ma non acritico- anche Francesco Boccia: “noi siamo dentro la più grande rivoluzione capitalistica che l’uomo abbia conosciuto”, “da un punto di vista economico, il digitale è più dirompente dei telai”. Scettico ma possibilista Janning, secondo il quale internet non è uno spazio “giusto, aperto e trasparente”: nella rete “io non vedo l’elevazione dell’uomo, vedo la sua riproduzione”. Similmente ma ancora più drastico Stefan Soesanto, tra i massimi esperti in cybersecurity, arriva a dire: se cerchi stabilità, sicurezza, verità e controllo, Internet non è il posto per te.

romano prodi e myrta merlino sfida digitale

Romano Prodi e Myrta Merlino durante il convegno

Romano Prodi: “La Rete ha allargato il concetto del bar”

Tra gli scettici-apocalittici Romano Prodi: “Io penso che la Rete abbia allargato il concetto del bar”, “è sempre più difficile ascoltare un discorso organico: non riesco più con i ragazzi a fare un discorso complesso”.

Interessante l’intervento di Carlo Alberto Carnevale Marfè, docente della Bocconi che ha infine aperto l’ultimo panel, dedicato alla “Digitalizzazione: nuovi modelli di business e capital umano”. Durante il suo energico contributo, il prof. Carnevale Marfè non ha risparmiato nessuno, rivolgendosi anche ai precedenti relatori e discussant, chiedendo maggiore internet governance da una parte e il concetto di accesso ad internet come proattività civile dall’altra.

Da segnalare il contributo di Reuben Abraham, che ha criticato l’impostazione dei contributi precedenti: siete tutti “ossessionati dall’Europe!”. L’Europa è infatti solo una parte (piccola) del fenomeno, pensiamo ad Alibaba (“grande” quanto Amazon e Ebay messe insieme), o Chinamobile. Reuben Abraham impone a relatori, discussant e astanti un cambio di prospettiva. Ciò che noi chiamiamo “universal” infatti è invece tipicamente occidentale: un sistema a misura di Stati Uniti. Ma come possiamo escludere, per esempio, la Cina? A chiusura dei lavori, anche Carl Bildt. studioso di internet globale ed ex Primo Ministro svedese, si è confrontato con la necessità di “globalizzare” il discorso: il mondo (e in particolare l’Estremo Oriente) corre, se non acceleriamo verremo lasciati indietro.

Opinioni diverse e molteplici spunti di riflessione hanno caratterizzato un forum come ci auguriamo di vederne più spesso, a Napoli e in Italia, un paese che, come ha giustamente osservato Myrta Merlino, è troppo spesso “ripiegato su se stesso”.

In conclusione, una menzione speciale al lunch, che ha messo d’accordo un po’ tutti.

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