“Baby-gang? Qui i ragazzi parlano dei problemi della società”

by Massimiliano Maurino
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Ragazzi che parlano di sovraffollamento delle carceri, di soluzioni ai problemi storici dei trasporti pubblici o di accesso alla sanità. Insomma, all’immagine forte delle baby-gang si contrappone quella altrettanto forte, ma forse meno d’impatto, di giovanissimi che discutono come i grandi, da cittadini attivi.

Così un sabato mattina al Vomero diventa occasione di confronto e festa, grazie all’appuntamento “La Città dei Ragazzi in Azione”, promosso dalla cooperativa La Locomotiva. Ed è solo uno dei tanti progetti che vedono protagonisti – in questo momento di grande attenzione mediatica sul fenomeno delle baby-gang – i giovanissimi napoletani. Poco più di una settimana fa a Secondigliano un murales di 35 metri, tra poco meno di una settimana invece un evento simile a quello in questione vedrà protagonisti i ragazzi di San Giovanni.

“Ho ascoltato con attenzione i ragazzi, che hanno fatto un lavoro di lettura del territorio attento e preciso. In un periodo in cui si addebita all’assenza di valori e di riferimenti da parte dei più giovani la responsabilità di episodi di violenza. Sono proprio i ragazzi di Napoli a dimostrare che è in atto una vera e propria rivoluzione culturale”, spiega Roberta Gaeta, assessore al Welfare presente all’evento insieme al presidente di municipalità Paolo De Luca.

Quella della Gaeta sembra essere quindi la risposta al procuratore generale Luigi Riello che durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha amaramente affermato: “L’egemonia culturale a Napoli è saldamente nelle mani dei delinquenti, anche se la maggior parte dei napoletani è rappresentata da galantuomini”. Una dichiarazione subito criticata dal primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris che l’ha etichettata come “ingenerosa”. E l’assessore gli fa eco: “Come Amministrazione – spiega – stiamo costruendo percorsi in cui tutte le componenti entrano in gioco, e la risposta attiva dei ragazzi è la dimostrazione che c’è del bello e del buono nei giovani napoletani. Gli atti di violenza possono essere marginalizzati superando l’indifferenza e aprendosi alla condivisione e al cambiamento sociale, perché l’egemonia culturale di questa Città non è nelle mani dei delinquenti”

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