«Ancora una volta l’amministrazione De Magistris riesce ad essere profondamente ingiusta, mostrando i muscoli nei confronti dei più deboli». Lo afferma il consigliere comunale Andrea Santoro (FdI-An) commentando la delibera 566 della giunta arancione che acquisisce al patrimonio comunale circa 90 manufatti dei cimiteri cittadini. «Sono anni – spiega Santoro – che si discute della inchiesta sulla compravendita abusiva di loculi e cappelle. Già un anno fa con una mia mozione approvata in aula bloccammo la rimozione forzata delle salme. Adesso De Magistris ci riprova, annunciando una nuova tassa sui morti: 150 euro all’anno fino a quando le salme non verranno rimosse. In realtà non è una tassa ma una indennità di occupazione abusiva. Accompagnata dalla rimozione degli arredi sacri e la sostituzione delle serrature nelle cappelle».
Secondo la delibera in questione, infatti, gli ex concessionari, loro eredi o coloro che hanno acquistato questi manufatti in violazione delle norme relative dovranno 150,00 € all’anno fin quando le spoglie dei loro cari non saranno trasferite altrove.
«A questo punto – continua Santoro – è d’obbligo fare un po’ di chiarezza. Perché dietro questa strombazzata azione di legalità del Comune si nasconde il fallimento di qualsiasi azione di controllo e si vogliono far pagare le negligenze del Comune sulla pelle di cittadini che non sono dei delinquenti ma tuttalpiù degli sprovveduti incauti acquirenti. Chi ha comprato uno di quei loculi o di quelle cappelle da un privato lo ha fatto esclusivamente per la necessità di doverli utilizzare per far riposare le spoglie di un proprio caro ed al fine di sopperire alla sistematica assenza di spazi comunali. Chi ha comprato non lo ha fatto in qualche covo malfamato di delinquenti ma in uno studio di un Notaio della Repubblica, con atti ufficiali e vidimati dal Sigillo dello Stato. Chi ha comprato è andato poi al Comune, presentando i documenti rilasciati dal Notaio, e dal Comune ha avuto le autorizzazioni a fare i lavori, a ristrutturare i manufatti e quindi ad utilizzarli con i seppellitori comunali che vi hanno deposto le salme».
«Ben venga – chiarisce Santoro – l’attività in essere da parte dell’Autorità Giudiziaria che sta cercando giustamente fare luce sul fenomeno, ma viene da chiedermi come mai l’Amministrazione comunale, omettendo di vigilare, non abbia fatto nulla per arginare tali condotte. Sarebbe bastato semplicemente che i dipendenti comunali degli Uffici preposti svolgessero il proprio doveroso lavoro di controllo e verifica dei documenti che venivano sottoposti all’attenzione, e che tra l’altro è la ragione per cui paghiamo loro lo stipendio, scoprendo, in tal modo, che si trattava di vere e proprie cessioni dei manufatti di volta in volta interessati».
«È arrivato – tuona Santoro – il momento di fare chiarezza: chi ha acquistato un manufatto funebre, magari deve pure pagare nuovamente la concessione al Comune, ma poi va regolarizzato una volta e per sempre. Questo sperpetuo continuo della minaccia di rimozione dei resti mortali, che offende il decoro che pure si deve ai defunti, della sostituzione delle chiavi di ingresso nelle cappelle, della rimozione degli arredi sacri, è tutto frutto di una incapacità amministrativa ormai sempre più evidente».
«La soluzione – conclude Santoro – è una sola: far pagare nuovamente la concessione agli acquirenti, in modo da far incassare al Comune il corrispettivo economico, senza infierire nei confronti di coloro che si sono visti spogliati di un bene regolarmente pagato e che, oggi, si aspetterebbe una mano dalle istituzioni e non un pugno nello stomaco».