Venezia al primo posto seguita da Genova, mentre per Napoli e i restanti porti campani facente capo all’Autorità di Sistema Portuale partenopea si attestano solo al decimo posto, qualche punto sotto la media nazionale elaborata. Sono i risultati del primo ranking dei porti italiani, conclusione del progetto MAR.TE. che nasce nel 2013 ad opera di soggetti attuatori che appartengono sia alla sfera pubblica che a quella privata ed analizza alcuni dei temi fondamentali alla base della recente riforma portuale e dei conseguenti cambiamenti che hanno interessato la gestione degli scali italiani.
Le attività di ricerca sviluppate mirano a ristrutturare alcuni dei processi più critici in ambito portuale, con una forte attenzione alle tematiche ambientali ed alla crescita sostenibile.
Esito finale di questo lavoro, a un anno di distanza dalla riforma dei porti che ha introdotto le nuove 15 Autorità di Sistema Portuale (AdSP), è questa particolare classifica elaborata attraverso un modello di analisi basato su sei fattori critici di successo (Port Logistics, Governance Efficiency, Economics & Finance, Socio-economics impact, Market trend &
Communication e Green challenges), articolato in sei macro-indicatori, 22 mesoindicatori ed 88 micro-indicatori.
Ma, classifica a parte, la ricerca evidenzia quanto le realtà portuali italiane sono ancora lontane dagli standard di efficienza europei, secondo Marco Ferretti, presidente di Mar.Te. S.c.a.r.l. e professore di Corporate Strategy presso l’Università Parthenope: «La classifica mette in evidenza quanto i porti italiani siano ancora lontani dal raggiungere livelli di competitività nordeuropei. In questo quadro poco confortante gli scali meridionali si trovano in una posizione di grande debolezza rispetto al Sistema Paese. Lo scenario può apparire ancora più grave se lo si confronta con le principali realtà portuali del Nord Europa, del Medio ed Estremo Oriente. Tuttavia, la decisione del governo cinese di puntare in Europa sull’Italia, per il grande progetto della “Nuova via delle seta”, dovrebbe essere lo stimolo per far capire quanto possiamo diventare l’ultimo e fondamentale snodo di questo grandioso piano per l’ingresso nell’Europa continentale delle merci provenienti dall’Oriente. Bisogna svegliarsi perché i tempi sono maturi e le Autorità di Sistema Portuale italiane non devono e non possono permettersi il lusso di restare ferme in mezzo al guado. Il rischio di affogare è troppo grande».