In una cumana affollata le ultime pagine di un libro che non avrei voluto terminasse, un libro che come un vecchio amico ti fa compagnia e a cui ti viene voglia di dire Keep in touch.
Il muro di Napoli di Giovanni Calvino e Giovanni Parisi, una storia che con riferimenti mai scontati, seppur richiamino ai ben noti cliché del teatro partenopeo, ci riporta nella Napoli tra la grande guerra e la storica liberazione americana, e preannuncia nelle fantasie di un grande sognatore la polarità della guerra fredda. Napoli come Berlino? Un muro a Napoli? Fa sorridere anche il sol pensarci.
Il bello di Napoli è che esce da qualsiasi schema mentale, da qualsiasi limite e gli stessi narratori se ne rendono conto: come dividiamo il mare?
Ed è in questa Napoli più immaginata che descritta, la vera città, infatti, trapela dalla toponomastica, ma non prevale mai sulla narrazione, che si svolgono le vicende di Vincenzo, Armando, Salvatore, Eleonora, Assuntina .Ogni personaggio è protagonista e a pari dignità ciascuno racconta nel proprio capitolo il suo punto di vista. Personaggi vivi che ti raccontano le loro vicende rendendoti partecipe di una storia che sin dalle prime pagine senti tua: così percepisci l’ansia della zia churchy, o prufessor sognatore, la fatalità di Sofia, la rassegnazione di Vincenzo, la vergogna di Assuntina, la severità e la durezza di Eleonora.
Meravigliosa la delicatezza del linguaggio a tratti dialettale ma per nulla sboccato o volgare, né tantomeno scontato, pare quasi di ascoltare una canzone.
Resta questo un ritratto di una Napoli che i più vogliono vedere lontana, ma che è in realtà molto più vicina di quanto sembri.
Un libro che ti regala spunti di riflessione ad ogni sorriso, che sebbene scritto da due giovani autori, regala quella ironia di altri tempi, che richiama la vividezza di Pirandello alleggerita dalla delicatezza e dalla vivacità tutta partenopea di de Filippo.
Il Muro di Napoli, di Giovanni Parisi e Giovanni Calvino, editore Homo Scrivens, in vendita anche su Mondadori store