L’OMICIDIO DI IRINA BACAL E LA SPAVENTOSA “INSPIEGABILE FREDDEZZA” DI MIHAIL

by Redazione
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irina bacal e mihail savciuc su facebook

Non è – purtroppo – la prima volta che su queste pagine vi raccontiamo storie tremende di femminicidio, nella speranza di contribuire a tenere sempre i riflettori accesi sul tema. La storia che viene da Conegliano (Treviso), però, in qualche modo si presenta diversa.

Diversa perché i protagonisti – benché entrambi maggiorenni – sono poco più che ragazzini. Irina Bacal, nelle foto di Facebook rimbalzate sui giornali di cronaca, sembra un fiore pronto a sbocciare in donna, e non solo per il bambino che portava in grembo. Mihail Savcic, berrettino e occhiali da sole, è uno studente di liceo e tale appare.

Diversa perché è un pugno nello stomaco, anche grazie alla straordinaria bravura dei colleghi che dal posto hanno raccontato in maniera impeccabile la cronaca e i sentimenti che hanno scosso tutta la comunità di Manzana e Conegliano.

Diversa perché il giovane si è “incastrato” quando si è recato a un Compro Oro per vendere i gioielli trafugati alla ex fidanzata dopo l’omicidio di cui è reo confesso. Soldi che – stando a quanto appreso dall’Ansa – Mihail avrebbe poi speso al videopoker.

Il femminicidio di Irina Bacal, la ricostruzione

Secondo quanto emerso dalle indagini – condotte dagli agenti del commissariato di polizia di Conegliano – Mihail e Irina si sono incontrati per un chiarimento. Irina aveva nascosto a tutti, tranne che a Mihail, la sua gravidanza.. Il bambino che la giovane di origini moldave portava in grembo (da 6 mesi) secondo la stessa era proprio di Mihail, il suo ex fidanzato, che non solo non lo avrebbe riconosciuto come suo figlio ma che avrebbe imputato a Irina la “colpa” di non aver interrotto la gravidanza.

Non più solo le foto di Facebook a ricordare quell’amore tra ragazzi, ma un bambino e una responsabilità ben diversa. Da qui la necessità di incontrarsi e discutere di quella gravidanza inaspettata, nonostante i due avessero interrotto la loro relazione e preso strade diverse.

Si sono visti la sera del 19 marzo e subito si sarebbero scontrati, proprio quel bambino all’origine della lite. Lui, che nel frattempo avrebbe intrecciato un’altra relazione sentimentale, avrebbe chiesto a lei di abortire. Lei, invece, quel bimbo voleva tenerlo.

La vita di Irina Bacal, 20 anni, è stata spezzata così: colpita alla testa con un sasso, poi soffocata. Il suo corpo gettato in un’area boschiva a Manzana, ritrovato solo quando – messo sotto torchio – Mihail Savcic ha confessato il delitto e indicato agli investigatori dove trovare quella ragazza che un tempo ha amato.

La freddezza di Mihail Savcic

Dal 19 marzo, però, Mihail non avrebbe cambiato il suo atteggiamento, avrebbe continuato a condurre una vita normale in linea con quanto faceva fino a quel momento. A tradirlo non sarebbe stata un’emozione o un sospetto, ma quel gesto assurdo di rubare i gioielli della ragazza e recarsi a un Compro Oro di Conegliano per guadagnarci poche decine di euro.

Così i poliziotti si sono messi sulle tracce del ragazzo. La Tribuna di Treviso racconta di come, per far decidere Mihail a confessare, sia stato fondamentale il contributo della sorella maggiore. Un muro di ghiaccio, sembra Mihail nei racconti di cronaca, solo leggermente scalfito dalle parole di quella che sarebbe per lui una seconda madre.

Mentre Mihail Savcic racconta come sarebbero andati i fatti senza tradire emozioni, dall’altra parte del commissariato il silenzio è spezzato dalle urla di disperazione della madre di Irina, che nel frattempo apprendeva come le fosse stata strappata via sua figlia e il nipote che non sapeva di attendere.

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