I Queen sono per molti una religione, e come tale ha i suoi sacerdoti. André Abreu è uno di questi e con lo spettacolo Queen Celebration in Concert ieri sera ha infiammato il pubblico del Teatro Augusteo.
Il carisma della musica dei Queen è stato portato in scena ed eseguito in un modo che ha onorato il loro iconico stile, mantenendo viva l’energia travolgente che ha sempre caratterizzato le performance di Freddie Mercury, Brian May, Rogere compagni. La voce di Andrè Abreu ha richiamato alla mente quella di Freddie Mercury, pur mantenendo un’impronta personale che ha reso ogni brano unico. Abreu riesce a creare un rapporto “fisico” con il pubblico, invitandolo a partecipare attivamente anche ballando e raggiungendo la band sotto il palco; d’altronde, quando il rock c’è ed è suonato bene, stare fermi immobili nella poltrona di un teatro è un sacrificio che non tutti sono disposti a fare, abdicando per pochi minuti al galateo che richiede il rispetto di chi, magari un po’ più in là con gli anni, preferisce stare comodo.
I momenti in cui la band ha eseguito brani come “Bohemian Rhapsody”, “We Will Rock You” e “We Are the Champions” sul finale sono stati semplicemente elettrizzanti, facendo scatenare il pubblico in un’esplosione di energia. Ogni membro della band ha dimostrato una grande abilità tecnica (nota di merito per il chitarrista Danilo Toledo Rizzutti, tecnicamente perfetto ed assolutamente rispettoso delle partiture e del sound di Brian May), riuscendo a rendere omaggio alla grandiosità musicale dei Queen senza mai tradire la loro essenza.
La selezione dei brani è stata un viaggio emozionante attraverso la carriera della band, mescolando i più grandi successi con alcuni pezzi più intimi. La scelta della setlist non dev’essere semplice quando si ha di fronte un repertorio così denso, ma la formazione è andata sul sicuro con “Somebody to Love”, “Don’t Stop Me Now” e “Radio Ga Ga” ha aggiunto un ulteriore strato di emozione, facendo rivivere l’indimenticabile potenza dei Queen. Ogni nota era un tributo perfetto a una delle band più influenti della storia del rock, arricchite oltretutto da un ensemble orchestrale con violoncelli, violini e fiati, un valore aggiunto davvero prezioso.
Per il futuro c’è da sperare che spettacoli di questo genere siano proposti alle scuole, magari con repliche mattutine: i giovani e i giovanissimi erano davvero pochi, troppo pochi per un colosso come i Queen. La cultura musicale, la trasmissione del sapere nelle nuove generazioni va aiutata e stimolata, e quale miglior modo se non quello di condividere con compagni e docenti un momento di crescita culturale come può essere un concerto?