Ashley Madison è finito nel mirino della Federal Trade Commission statunitense. Il motivo? Donne robot, o meglio chatterbot. Lo riporta ITPro.
Del resto, la proporzione tra iscritti uomini e donne (robot esclusi) sui siti d’incontri resta comunque sbilanciata verso i maschietti. Alcune stime ufficiali parlavano di un utente di sesso femminile ogni cinque di sesso maschile.
Il team hacker Impact Team, che ha violato il sito e sottratto i database, ha invece reso noto che in realtà la percentuale di uomini è del 90-95 percento. Laddove la domanda è molta e l’offerta scarseggia, però, l’abbandono della piattaforma è molto probabile. Piccoli paradigmi economici sempre veri.
Così come piccoli escamotage si possono adottare per provare a bilanciare verso il 50 e 50 la quota azzurra e quella rosa. Nei locali del sabato, si incentiva col free entry per le donne. Lo staff del sito più amato dei fedifraghi, invece, avrebbe pensato di utilizzare qualche robot che simulasse di chattare con gli internauti vogliosi di nuove relazioni…
ASHLEY MADISON, UNA VITA TORMENTATA
Così, mentre di fronte a un monitor c’era un ometto probabilmente voglioso di spezzare la monotonia coniugale, dall’altra parte poteva esserci (questo il sospetto dell’autorità statunitense) non un’annoiata housewife ma un software altrettanto accondiscendente, disponibile e ammiccante. Considerando, però, che il servizio è a pagamento, l’accusa di truffa potrebbe essere dietro l’angolo.
Il CEO di Ashley Madison Rob Seagal ha prontamente affermato di “essere pronto a collaborare pienamente con le autorità statunitensi”. Non negando, però, che in passato siano stati usati chatterbot. Pratica però “non più in uso”.
Del resto, fu proprio in seguito all’attacco hacker dell’Impact Team che si iniziò a parlare di possibili robot utilizzati dal popolare sito d’incontri. Un attacco che ha permesso di rubare dati sensibili di circa 32 milioni di iscritti, infedeli o aspiranti tali.
CHATTERBOT, OSSIA?
Per i meno avvezzi alla terminologia, per Chatterbot (o chatbot) si intende un software capace di simulare una conversazione sensata con un utente. In semplici termini, l’impressione dell’utente è quella di parlare con un altro essere umano mentre in realtà si sta parlando con una macchina in grado di rispondere.