Nell’ultimo rapporto di RSF (Reporters sans frontières), l’Italia perde 4 posizioni nella classifica sulla libertà di stampa ormai di riferimento a livello mondiale, piazzandosi 77esima su 180 Paesi finiti sotto la lente d’ingrandimento.
Inserita tra Benin e Moldavia, l’Italia è messa peggio di Paesi come il Lesotho, il Nicaragua, il Burkina Faso, il Botswana e il Ghana.
Libertà DI STAMPA, I MOTIVI DEL DECLASSAMENTO DELL’ITALIA
Nel dossier di Reporters sans frontières, si spiega che la posizione italiana è penalizzata dalle “minacce ai giornalisti” che continuano a far parte della cronaca del nostro Paese. RSF, citando Repubblica, ricorda che tra i 30 e i 50 giornalisti in Italia sono sotto scorta per aver subito minacce o intimidazioni. A pesare nel rapporto, però, anche i procedimenti avviati contro i giornalisti che hanno lavorato su quella che è poi passata agli annali come Vatileaks. Peggio di noi, in Europa, pochi Paesi: Montenegro, Grecia, Bulgaria, Cipro, Ucraina e Russia.
Una ulteriore “mazzata” per l’Italia che già nel rapporto 2015 si vedeva “rimproverata” per le intimidazioni ai giornalisti, di natura criminale ma anche di “natura politica” con evidente riferimento alle numerose cause intentate da esponenti politici per diffamazione.
Libertà DI STAMPA, LA SITUAZIONE GLOBALE
In generale, secondo il Rapporto 2016, la situazione è globalmente peggiorata. L’Europa resta il punto di riferimento per la libertà di stampa anche se secondo Reporters Sans Frontieres: “il modello si sta indebolendo”. Tra le prime posizioni in classifica emergono gli Stati nordeuropei: la Finlandia resta salda in vetta, seguita da Paesi Bassi, Norvegia e Danimarca. Primo non europeo in classifica, al quinto posto, è la Nuova Zelanda.
Fanalino di coda è l’Eritrea che si piazza dietro la Corea del Nord e il Turkmenistan. Per la prima volta nella storia del rapporto, l’Africa è più libera delle Americhe, soprattutto viste le “crescenti violenze contro i giornalisti in America Latina”, mentre il Continente che registra le performance peggiori resta l’Asia.