Guè Pequeno si masturba e pubblica il video su Instagram: come è successo?

by Redazione
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gue pequeno

Cinque secondi di autoerotismo che hanno sorpreso chi magari annoiato tappava sulle storie di Instagram e all’improvviso si è trovato davanti un membro. Non uno qualunque, ma quello di Guè Pequeno. Il celebre rapper, tra lo stupore dei suoi follower e la gioia di qualche fan donna, si è immortalato in un video molto intimo. Ma come ci è finito online a libera visione di tutti?

Questione di tap

Guè Pequeno, che ha cancellato poi il video – anche perché viola gli standard di Instagram, ha risposto ironizzando su Facebook. Ma era una scelta voluta? Probabilmente no. Chiunque abbia dimestichezza con il social di proprietà Facebook sa bene che tra l’inviare un video a uno specifico utente e pubblicarlo invece sulla propria storia (ovvero pubblico con visibilità limitata a 24 ore, dopodiché sparisce) è un singolo tap sulla stessa schermata.

L'upload di una storia su Instagram

L’upload di una storia su Instagram condivide la stessa schermata dell’invio diretto.

Molto meno probabile l’ipotesi di una scelta studiata a tavolino: il rapper non è un fenomeno social avvezzo a provocazioni studiate e concordate con un reparto social e anche la risposta di qualche ora dopo sembra essere frutto della necessità di una spiegazione convincente. Insomma, se c’è qualcosa che esce rinforzata da questa storia nell’immagine di Pequeno è la spontaneità con cui utilizza gli strumenti social direttamente e senza filtri. Una scelta che premia, perché porta l’utente ad avvertire uno scambio direttamente con il personaggio pubblico senza nessun livello intermedio.

Star, ondata virale e social media

Volente o nolente, Guè Pequeno ha lanciato l’onda virale. Su cui sono saliti i top-player o aspiranti tali dei social media. Tra questi Selvaggia LucarelliNina Moric. Tra i vincitori sicuramente possiamo annoverare il risolutore dei problemi informatici per eccellenza Salvatore Aranzulla

… e lo staff di PornHub.

Ma commento ironico di Aranzulla a parte, dove è la debacle? L’abbiamo chiesto a Valerio Granato, digital strategist dell’agenzia di comunicazione Livecode.

“Onestamente – dichiara Granato – sono propenso a credere all’ipotesi dell’errore di Pequeno. Quella del sexting è una pratica diffusa e non scopriamo con Pequeno che anche i vip (che nell’immaginario collettivo possono avere rapporti semplicemente schioccando le dita) ne sono avvezzi. Si veda il caso di Jennifer Lawrence e l’effetto fappening seguente l’hack del suo account iCloud. Il sesso si sta digitalizzando e i personaggi in vista non ne sono esclusi”.

“Detto questo – continua Granato – è sempre auspicabile che la comunicazione personale e privata e quella pubblica di uno di questi personaggi siano nettamente separate. Incorrere in un errore come quello di Pequeno non è così raro come si può pensare. Solitamente, i vip delegano ad agenzie la loro comunicazione pubblica ma – come in questo caso – interagiscono e sono parte attiva del processo comunicativo. Quindi, nonostante gli attuali strumenti social permettano comunque di gestire correttamente pubblico e privato, il nostro consiglio è quello di far sì che le due personalità (quella per tutti e quella per pochi intimi, insita comunque nella vita di ogni essere umano) non si trovino mai nella possibilità di entrare in rotta di collisione tra loro confondersi per un singolo tap“.

Il sexting come fenomeno di massa

Solitamente si associa il termine sexting ai nativi digitali. Nato dall’unione delle parole sex texting (inviare messaggi elettronici), è l’invio di contenuti sessualmente espliciti attraverso strumenti digitali (piattaforme di chat, social network, messaggistica istantanea). In realtà i primi casi di sexting risalgono agli sms e agli ormai deprecati MMS, quindi un fenomeno già abbastanza radicato.

Deprecabile? Non tanto: un’inchiesta pubblicata da Wired dimostra che il sexting è sinonimo di una vita sessuale felice e priva di alcune inibizioni. Certo, la circolazione di materiale pornografico resta un rischio e quindi è necessario comunque prendere le dovute precauzioni e “concedersi digitalmente” a un partner con cui esista un forte rapporto di fiducia. Ma il sexting altro non è che la digitalizzazione del sesso. Non lo soppianta né tantomeno è considerabile un rischio sociale (sebbene un’inchiesta di Vanity Fair titoli “Gli italiani preferiscono il sexting al sesso”). Insomma, il fenomeno esiste ed è inutile mettere la testa sotto la sabbia.

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