Fondazione Polis e Libera Campania, due delle più importanti associazioni di contrasto alla mafia e supporto alle vittime di mafia su territorio nazionale, hanno presentato le ultime due ricerche sul riutilizzo dei beni confiscati alle Mafie.
La prima ricerca presentata da Riccardo Christian Falcone è stata promossa da Libera con il sostegno della Fondazione Campania Charlemagne, intitolata: “Beneitalia. Economia, welfare, cultura, etica: la generazione dei valori nell’uso sociale dei beni confiscati alle mafie“. Falcone inizia proprio spiegando che la parola Benitalia ha un duplice significato perchè viene inteso sia come Bene sociale sia come Bene economico. Il campione di ricera si basa su 524 (chi ha risposto al dato statistico volontario) realtà sociali impegnate nella gestione di attività su beni confiscati. La possibilità di utilizzare un bene confiscato che per la maggior parte dei casi non sono terreni ma immobili non solo dà la possibilità di dare lavoro, infatti sempre grazie alla ricerca si è scoperto che sono 403 i posti di lavoro (su un campione di 105 associazioni/cooperazioni) ma grazie all’economia sociale è possibile rispondere alle esigenze sociali che vanno dalla casa famiglia al doposcuola per i bambini, oppure un centro di recupero. “Perchè – afferma Falcone – un Paese civile dovrebbe prendersene cura delle persone disagiate, qualsiasi disagio ci sia”. Attualmente si contano circa 25.000 beneficiari (su 48 casi). Infine molte di questi beni confiscati gestiti dalle associazioni prendono il nome di alcune vittime della Mafia.
Angelo Buonomo invece ha esposto un’altra ricerca: “I beni confiscati come opportunità di sviluppo”, invece, promosso da Libera Campania e Fondazione Polis, è stata analizzata la situazione campana. Il dato è abbastanza rincuorante dato che in tutto le pratiche di riutilizzo dei beni confiscati sono circa 78 ed i beneficiari complessivi sono circa 16541. Altro dato importante è che nel 2013 secondo il decreto trasparenza i Comini ed Enti locali dovrebbero pubblicare sui loro siti tutti i beni confiscati che hanno acquisito ma sono pochi i Comuni che dal 2013 ad oggi hanno aggiornato i loro siti, ciò crea difficoltà perchè rende più difficile venire a conoscenza di quali siano o meno i beni confiscati. Altro punto della ricerca riguarda la comunicazione che sembra un dato superfluo ma non è così. Grazie alla comunicazione si può avere una maggiore possibilità di coinvolgere il territorio ed i possibili volontari. Su un campione di 38 esperienze solo il 13% usa i social network. Conclude Buonomo dicendo che:”In venti anni, dal 1982 ad oggi, è stata fatta una vera rivoluzione, attualmente risultano 20.000 i beni confiscati alla Mafia, ma il dato è da intendere in particelle catastali”.
Proprio ieri è stato approvato alla Camera “Il Giorno Nazionale per la Memoria e per l’impegno”. Il 21 Marzo 2017 sarà per la prima volta non solo il primo giorno di primavera ma anche come ha detto Angelo Buonomo: “giorno in cui la natura riparte si potrà regalare un ricordo e sollievo a tutte le vittime e familiari delle vittime della Mafia”.