SANREMO 2017, LE PAGELLE DI LIVENET

by Marco Margarita
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francesco gabbani vincitore sanremo 2017

L’italiano medio – è inutile negarlo – aspetta la prima settimana di febbraio solo per un evento: Sanremo. Sanremo è sogno, Sanremo è speranza, Sanremo è vita… no, questa è una rielaborazione marzulliana di Sanremo. Sanremo è molto di più: è l’occasione per riversare la propria rabbia su degli innocenti, per divertirsi, per trascorrere una serata in compagnia e, a volte, per ascoltare delle belle canzoni.

Seguono, pertanto, le mie pagelle delle esibizioni dei “big”. I “giovani” –  mi spiace – non li considero minimamente perché Conti anche quest’anno non ha scelto il mio amico Freschi nella rosa degli otto finalisti. Direte voi: che ci importa? E avete ragione, ma sono stato scelto a dibattere di questo spinoso argomento perché la redazione non aveva trovato di meglio. Siate pazienti: dieci minuti di lettura e passa la paura.

(foto di Orlando Cavaliere tratta da Wikipedia)

Le Pagelle di Sanremo di Marco “OA” Margarita

Giusy Ferreri – “Fa talmente male”.  La ex concorrente di X Factor desidererebbe suscitare delle emozioni parlando di dolore. E infatti la sua canzone fa male… dentro, nelle viscere, stimolando il corpo ad esaudire i suoi bisogni primari. E non aggiungo altro. Voto: 3.

fabrizio moro

Fabrizio Moro che imita Johnny Depp che imita Fabrizio Moro

Fabrizio Moro – “Portami via”. Il graffio disperato e intimista di Moro è un marchio mai gettonato e banale. “Portami via”, dedicata alla figlia, è un augurio a non lasciarsi rincitrullire dalle follie di questo mondo sempre più convulso. Bravo, Fabrizio: come sempre soddisfi per talento e per fascino, cosa che ti invidio moltissimo. Voto: 7.

Elodie – “Tutta colpa mia”. Elodie, occhi da cerbiatta e capelli da Pokémon, è un ossimoro vivente non solo nell’aspetto. Voce superlativa, infatti, è costretta a interpretare le castronerie della Marrone. Come dicono a Roma, “pora stella”, ma non è tutta colpa sua. Peccato. Voto: 4.

Lodovica Comello – “Il cielo non mi basta”. Biancaneve ante litteram, Lodovica, nota (?) protagonista di Violetta, ha forse dimenticato che Sanremo non è esattamente il mondo delle favole. Intonazione pessima, interpretazione discutibile ulteriormente avvalorata da sguardi ebeti e falsamente sognanti. Mi auguro vivamente, data la prestanza fisica, che la signorina possa scoprire una sua dimensione un po’ più… intrigante. Voto: 2.

Fiorella Mannoia – “Che sia benedetta”. Quando si ascolta un capolavoro, lo si capisce dalle prime note. Un emozionante inno alla vita che coinvolge e fa riflettere. Brividi nel corpo e nell’anima. Sono certo che le voci che ti vogliono vittoriosa forse non ti faranno nemmeno arrivare al podio, Fiorella, ma ciò non toglie che questa è la canzone migliore del festival ed una delle più incantevoli degli ultimi anni. Voto: 9.

Alessio Bernabei – “Nel mezzo di un applauso”. Bernabei mi fa davvero irritare e, ancor di più, mi fa irritare Conti che, inspiegabilmente, invece di applaudirgli sonoramente in faccia si ostina a promuoverlo nella kermesse festivaliera. Scioccante. Voto: 1.

al bano

Al Bano

Al Bano – “Di rose e di spine”. Al Bano nazionale, ritornato inspiegabilmente con la Lecciso e non con la milf Romina Power, propone una canzone che non fa pensare né al profumo delle rose né alle insidie delle spine, ma che si lascia ascoltare tutto sommato senza intralci. E poi Al Bano è Al Bano, ci sta poco da fare. Voto: 6 meno meno.

Samuel – “Vedrai”. Parlare di Samuel mi rende un’oca giuliva dalla dubbia sessualità. Lo amo e quindi non sono pienamente oggettivo per la stima immensa che nutro per lui e per i Subsonica. “Vedrai” è moderna, dà conforto e speranza senza stancare. Una mitraglietta emotiva da non perdere. Voto: 7 e mezzo.

Ron – “L’ottava meraviglia”. Cellammare ha interpretato delle indimenticabili hit nel corso della sua carriera, ma stavolta ne “L’ottava meraviglia” non scorgo alcuna bellezza, solo una noia che spingerebbe a scagliargli la Muraglia cinese in pieno volto per alleviare il tormento. Ma non voglio essere troppo cattivo: Ron è comunque un grande. Voto: 5 meno meno.

Clementino – “Ragazzi fuori”. Clementi’, vorrei farti un’imbasciata. Ti rendi conto di cantare sempre la stessa canzone? Ci sei o ci fai? Da anni mi pongo questo quesito che resta senza risposta. Se vuoi, scrivimi su Facebook… mi chiamo Marco OA Margarita. Sì, OA, hai capito bene; poi ti spiego. Voto: 3.

cane

L’espressione del mio cane quando ho pronunciato per la prima volta il nome Ermal Meta

Ermal Meta – “Vietato morire”. Mi sono domandato chi fosse questo giovane ragazzo. Un autore importante, mi hanno riferito. E altrettanto importante e pregevole è la “Vietato morire” che odora di vita vissuta. Bel testo, forse da limare ancora di più, ma Ermal Meta resta la scoperta di questo festival. Bravo. Voto: 7.

Bianca Atzei – “Ora esisti solo tu”. Bianchina è bella e brava. Ha un solo difetto che ha un nome e un cognome: Checco Silvestre. “Ora esisti solo tu”, rivolta all’amato compagno Max Biaggi, non valorizza il suo talento e la costringe a giudizi spietati. Tuttavia è una studentessa in miglioramento nelle mie materie: rispetto all’anno scorso le regalo un mezzo punto in più. Voto: 2 e mezzo.

Marco Masini – “Spostato di un secondo”. Marco, quest’anno davvero non ti ho capito. Mi sforzo di farlo, ma non riesco a farmi piacere questa canzone artefatta, sicuramente sperimentale, ma poco ficcante. La tua voce e la tua classe sono indiscutibili ma, ti prego, torna il disperato di una volta. Voto: 5.

Nesli con Alice Paba – “Do retta a te”. Nesli, autodefinitosi nel promo della prima puntata “poeta punk” e già per questo degno di martellate in ogni dove, meriterebbe l’ergastolo assieme alla sua sconosciuta amica per il supplizio al quale ci ha sottoposto. Come diceva un mio carissimo professore di latino e greco, estenuato da traduzioni rocambolesche e senza senso, DELIRANTE. Voto: 1 (e sono stato generoso).

Sergio Sylvestre – “Con te”. L’interpretazione, in questo caso, supera di gran lunga la mediocrità del testo. Sergio è davvero un “big boy”per talento e personalità, ma può fare ancora di più. Carina l’idea del coro gospel che mi ha tuttavia inquietato, trasformandomi nel solito monaco di Monza. Voto: 6.

Gigi D’Alessio – “La prima stella”. Gigi, a me dispiace davvero criticarti. Mi sei simpatico. Ti voglio bene. “La prima stella” ha anche un significato ragguardevole, ma non ce la faccio; non riesci mai a smentirti, a rinnovarti, ad incuriosirmi. E, comunque, non è vero: ti odio. Ti odio per aver conquistato la muchacha Tatangelo, mio sogno erotico da sempre. Vedi? Mi confondi. Voto: 4 e mezzo.

Nel video, Gigi che prende bene e elegantemente l’eliminazione alla penultima serata.

Michele Bravi – “Il diario degli errori”. Bravi è proprio un ragazzo compito e adorabile. E’ un tenerello dal talento smisurato. Più contenuta è l’efficacia della sua canzone, che ha comunque un’armonia, una coerenza. Non male. Voto: 6 e mezzo.

Paola Turci – “Fatti bella per te”. Paola Turci ha capito, finalmente, di essere una strafiga. Ne siamo tutti contenti, soprattutto i miei ormoni. Voto: 6 e mezzo.

Francesco Gabbani – “Occidentali’s karma”. Da “Amen”, Gabbani non ha smesso di stupire: il primate in prima serata con annesso balletto psichedelico proprio non ce lo aspettavamo. Ci ha ipnotizzati tutti, ma con intelligenza e ironia. Dicono che questo sarà il ballo dell’estate e nessuno sa che interpreterò la parte del gorilla nel suo videoclip… ah, già è uscito? Peccato! Voto: 7.

Michele Zarrillo – “Mani nelle mani”. Zarrillo è un cucciolone, mi fa tenerezza. “Cinque giorni” è una delle hit della mia vita (e questo la dice lunga sulla mia vita), ma “Mani nelle mani”, ingenua e smaliziata, è di una noia mortale, senza né arte né parte. Voto: 5 (ma 10 per “cuoraggine”).

Chiara – “Nessun posto è casa mia”.  La simpaticona e  bravissima Chiara, abbigliata sempre in maniera discutibile, ha sfoggiato nella sua prima esibizione un look aderente alla sua interpretazione: funereo. Dicono che perfino Mortisia abbia rivendicato il diritto alla vitalità e alla gioia. Voto: 3.

Raige e Giulia Luzi – “Togliamoci la voglia”. Concludiamo in bellezza con un’ode all’amore carnale. Raige, “coatto” della provincia torinese, incontra Giulia, “Giulietta” del musical Romeo e Giulietta (che ho amato e adorato, tra l’altro), evidentemente stanca delle parole, che infatti nella canzone hanno un valore inesistente. Durante l’esibizione, i due, concentrati solo ad ammiccare, si concedono a “pensieri stupendi” che di verbale non hanno nulla, ma rimandano ai più proverbiali “Walter” e “Jolanda”, citando la Littizzetto. Un’allodola, proprio quella di Romeo e Giulietta, mi ha riferito che il governo avrebbe deciso dopo “Togliamoci la voglia” di riaprire le case chiuse… per far scomparire definitivamente i due in un inferno di “voci e singulti” tale da far invidia a Paolo e Francesco. Voto: 1 meno meno (tendente allo zero).

Ribadendo la mia immensa stima a Maria De Filippi (perché questo è il suo festival, che Carlo lo accetti), vi aspetto l’anno venturo con i miei pensieri sanremesi, sperando che il prossimo conduttore mi scelga come valletto, facendomi scendere la scalinata dell’ Ariston sulle note di “Ragione e sentimento” di Maria Nazionale.

 

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