Che Papa Francesco sia quasi un’icona pop di questo secolo è fatto ormai assodato. L’amatissimo Bergoglio, però, mai avrebbe immaginato, varcata la soglia pontificia, che attorno alla sua figura si sviluppasse un giro d’affari illegale fatto di souvenir di ogni tipo: dalle calamite ai braccialetti, dai portachiavi agli adesivi. Ma anche bandierine di Città del Vaticano e altri gadget, tutti rigorosamente Made in China e tutti destinati ai turisti che in questi mesi arrivano a Roma per il Giubileo della Misericordia. Un mercato nero florido e fruttuoso che è stato smantellato oggi dalla Guardia di Finanza della Capitale.
IL SEQUESTRO DEI SOUVENIR DI PAPA FRANCESCO
A far scattare l’operazione anti-souvenir papale, un controllo di routine della Guardia di Finanza nella zona romana di Porta Maggiore a un furgone guidato da un conducente di origini cinesi. Nella vettura, sono stati ritrovati alcuni di questi gadget. A partire da quel controllo, proseguendo le indagini a ritroso nella filiera di distribuzione di questi oggetti, è stato possibile per le Fiamme Gialle del gruppo Pronto Impiego risalire a un deposito che sarebbe stato utilizzato come centro di smistamento di questi gadget. 340mila i souvenir sequestrati, tutti in difetto – a quanto si apprende dalla nota diramata dalla Guardia di Finanza – di “qualsivoglia autorizzazione”. Il deposito, definito dagli investigatori “fatiscente”, era in pratica a due passi dal famoso Colonnato di Piazza San Pietro, nascosto da una porta a scomparsa a ridosso di un’attività commerciale di via Borgo Vittorio. Da lì arrivavano i rifornimenti per i venditori ambulanti della zona.
Un giro d’affari stimato dagli investigatori in proventi che avrebbero raggiunto il milione e 700mila euro.
I responsabili sarebbero stati individuati in tre persone, tutte di nazionalità cinese, che sono state denunciate all’autorità giudiziaria competente. Per loro, le accuse vanno dalla contraffazione alla ricettazione, fino alle violazioni alla norma sui diritti d’autore.