INFERMIERA AVVELENA PAZIENTE: SHOCK IN CORSIA

by Gloria Esposito
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infermiera avvelena paziente immagine archivio

Infermiera avvelena paziente con un acido corrosivo, soda caustica o idraulico liquido. E’ quello che sarebbe successo all’ospedale “Santissimo Rosario” di Venafro, in Molise. L’infermiera, mentre era in servizio, avrebbe fatto ingerire al paziente un prodotto letale per l’organismo provocando alla vittima una lentissima agonia tra dolori e ustioni che ne hanno provocato la morte il 22 Giugno scorso. La stessa infermiera sarebbe poi stata “inchiodata” da una ripresa effettuata nel negozio di detersivi mentre comprava il prodotto che avrebbe ucciso il 76enne durante il suo ricovero in ospedale. Per l’ordinanza restrittiva del GIP si aspetta in queste ore la risultanza dell’autopsia sulla composizione del liquido che è stato fatto ingerire alla vittima.  Secondo quanto è emerso, per la Procura si tratterebbe di omicidio volontario.

Questo, infatti, è quanto risulterebbe dopo due settimane di indagini. Il Procuratore capo di Isernia, Paolo Albano, mantiene il più stretto riserbo nell’attesa che l’esame autoptico chiarisca con precisione la natura e la composizione chimica del prodotto che il paziente Celestino Valenti, nato a Pratella, in provincia di Caserta e morto tra atroci dolori, ha ingerito ma “le indagini sono ormai concentrate su una pista precisa”, ha dichiarato lo stesso Procuratore Capo.

INFERMIERA AVVELENA PAZIENTE: IL POSSIBILE MOVENTE

Il movente del terribile gesto, sarebbe stata la vendetta: l’infermiera non voleva essere trasferita mentre la sua collega sarebbe rimasta in quell’ospedale proprio perché assisteva il papà malato, lo stesso Celestino Valentino, la vittima- destinatario, appunto, del gesto omicida. Il padre infatti era stato ricoverato in lungodegenza per un ictus mentre l’infermiera probabilmente proprio in virtù del suo ruolo, pensava di poter somministrare un acido a un paziente senza che nessuno se ne accorgesse e magari anche di farla franca.  Invidia, dunque, per la collega “protetta” dalla legge mentre l’infermiera probabile “killer” in corsia veniva raggiunta dal decreto di trasferimento.

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