MARIANO RIGILLO PER “SENZA SIPARIO”

by Eleonora Iasevoli
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mariano rigillo fine spettacolo

Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, accompagnati al violino da Riccardo Zamuner, hanno interpretato l’epistolario tra Federico De Roberto ed Ernesta Valle, Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura, pubblicato a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappula.

Il Cinema Academy Astra di via Mezzocannone 109 ha fatto da cornice al reading promosso da F2Cultura, nell’ambito della rassegna “Senza sipario. Il teatro nell’Università”. L’evento è stato introdotto dai saluti di Gaetano Manfredi Guido Trombetti, Arturo De Vivo ed Edoardo Massimilla e presentato da Sarah Zappulla Muscarà, Mariano Rigillo e Pasquale Sabbatino, accompagnato dalla professoressa di Letteratura teatrale Giuseppina Scognamiglio.

L’incontro con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, che inaugura il primo ciclo di “Senza sipario. Il teatro nell’Università”, rientra nel programma culturale che l’Ateneo federiciano propone alla sua comunità, alla città e alle scuole. Il progetto ha l’ambizione di promuovere un sapere diffuso, che solleciti l’interesse di cittadini, curiosi di conoscere e di capire. La Federico II ha deciso perciò d’investire sulla cultura e soprattutto sui giovani della scuola, interlocutori privilegiati, allestendo una pluralità di iniziative con le quali l’Università esce dalle sue aule e dai suoi laboratori per mettersi in gioco sul territorio.

Lo spettacolo

Il corposo carteggio inedito (734 lettere, 84 foto, 2144 pagine, un migliaio di nomi) fra Federico De Roberto e la gentildonna Ernesta Valle, moglie dell’avvocato Guido Ribera, ribattezzata Renata (perché “rinata” all’amore) o Nuccia (diminutivo di “femminuccia”), rivela un labirinto di passioni segrete che mettono a nudo l’animo dei due amanti. Il possedersi reciproco diviene assoluto, insaziabile, quasi indescrivibile: «ci sono certe parole che mi scottano: io non posso scrivere passione, struggimento senza sentirmi struggere fino alle ossa dal bisogno di stringerti, di baciarti, di divorarti, di compenetrarti nella mia carne, nel mio sangue, in tutto l’essere mio».

Ampio spazio è stato riservato nelle lettere anche all’opera letteraria dello scrittore napoletano-catanese e quindi alle sue assidue frequentazioni con i maggiori esponenti dell’epoca. L’ardente storia d’amore tra uno dei maggiori scrittori del ‘900 e la gentildonna milanese ci ha fatto ripercorrere una grande stagione letteraria e mondana, tra la Sicilia e Milano, rivelando sentimenti imprevedibili dell’austero, schivo e riservato autore del capolavoro I Vicerè e della sua bella, raffinata e colta amante.

Una relazione che impone loro sotterranee e complesse strategie di occultamento e di dissimulazione per sfuggire all’occhiuta, tirannica madre di lui, donna Marianna degli Asmundo, e al geloso marito di lei. Talora melodrammatico, enfatico, inarrestabile fino al parossismo erotico, questo intenso carteggio d’amore è uno dei pochissimi della nostra letteratura pervenutici ‘bilaterale’, unanimemente definito dalla critica “un romanzo epistolare”.

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