LA SERENATA SENZA NOME DI MAURIZIO DE GIOVANNI A CAPODIMONTE

by Eleonora Iasevoli
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maurizio de giovanni

Torna il Salotto letterario nell’Auditorium del Museo di Capodimonte. Domenica 27 novembre, dalle ore 10.45, la presentazione di Serenata senza nome di Maurizio de Giovanni, testo edito da Einaudi Stile Libero.

L’avventura del commissario Ricciardi, il celebre personaggio nato dalla penna di Maurizio De Giovanni che lo ha “imposto” nel panorama giallistico italiano, è un viaggio in una Napoli più noir. Meno Golfo, meno mare, rimandi alla fumosa America e a storie a metà tra il ring e i sentimenti, forti, che si agitano per tutta la trama del libro.

L’incontro è introdotto e moderato da Anna Petrazzuolo.

A tu per tu con Maurizio De Giovanni

La scelta di questa straordinaria location – il museo di Capodimonte – in che modo si può accostare a Serenata senza nome?

“La scelta non è stata mia, ma ne sono ovviamente felice. A parte la travolgente bellezza del luogo, su cui mi pare superfluo dilungarmi, Capodimonte è per sua natura un luogo senza tempo,  dove si sentono ancora echeggiare gli zoccoli dei cavalli nei viali eppure, se si presta attenzione, è possibile percepire in lontananza i rumori del traffico. Senza tempo, eppure particolarmente adatto, secondo me, a fare da scenario a vicende nostalgiche come quella intorno alla quale ho costruito la mia Serenata senza nome: l’emigrazione, il ricordo mitizzato della città, i valori diversi, ma in fondo ancora attuali, antichi, eppure contemporanei”.

C’è un’opera che in particolare le piace del Museo di Capodimonte e che potrebbe diventare per lei fonte d’ispirazione?

“Adoro Micco Spadaro. E’ vero che è del Seicento, ma è anche vero che, come sostiene La Capria, con lui si esce dalla pittura pura e semplice per entrare nella dimensione terribile delle cose realmente accadute. Trovo che questa affermazione lo avvicini molto al mondo di Ricciardi e al Fatto”.

La copertina di "Serenata Senza Nome"

La copertina di “Serenata Senza Nome”

Mi descriva la sua Napoli Noir…

“Napoli è l’unica città al mondo che abbia la periferia in centro. Più in generale, ogni quartiere ha il suo cuore nero: Santa Lucia ha il Pallonetto, Via Toledo i Quartieri Spagnoli, l’Arenella le Due Porte e così via. La strettissima  vicinanza di realtà sociali, culturali ed economiche così diverse può essere paragonata al movimento asincrono di due ingranaggi: fin quando la macchina andrà, procederà con sforzo emettendo scintille. Se questo può certamente provocare disagi nella vita giornaliera, diventa un meraviglioso materiale narrativo per noi fortunati scrittori di noir. Appunto”.

Perché ha scelto questo titolo?

“Il libro si ispira alla canzone Voce ‘e notte di Edoardo Nicolardi, che ne rappresenta la colonna vertebrale. Si tratta di una serenata inconsueta proprio perché senza nome. Di solito, infatti, nelle serenate era presente il nome della destinataria, onde evitare spiacevoli e antigienici fraintendimenti. In Voce ‘e notte l’autore parla a una novella sposa: non vuole comprometterla, ma non può evitare di farle sapere che questo matrimonio ha messo fine alla sua vita.E’ una canzone dolorosa, ancora di più se pensiamo alla giovanissima età di Nicolardi quando compose questi versi eterni e meravigliosi di cui ho approfittato a piene mani in questo libro, limitandomi a imbozzolarli nelle vicende che ho narrato”.

Si è ispirato a dei personaggi che conosce nella vita reale?

“Non credo sia possibile per uno scrittore prescindere dalla vita che vive e che ha vissuto. Ogni sorriso, ogni lacrima, ogni amore, ogni dolore finisce sicuramente tra le mie pagine, atteso che scrivo a immersione. Qualcuno una volta ha detto: scriverei molto meglio se non esistessi. Condivido pienamente, per cui cerco sempre di non frappormi tra la storia che racconto e il libro: quanto più breve e diritto è il tubo, tanto più facile è l’immedesimazione del lettore. Quindi per quanto possibile cerco di rendermi trasparente. Ma la vita qua e là viene fuori, con i suoi particolari”.

Quanto c’è di Maurizio De Giovanni nel protagonista?

“Più che a Ricciardi, mi sento vicino a Maione, non solo per la stazza, ma anche e soprattutto per il suo forte sentimento di paternità”.

Ci sarà la quiete, dopo questa “brutta settimana di pioggia”?

“Rispondo con le parole del più grande di tutti i tempi: Adda passà‘a nuttata”.

Per raggiungere il Museo di Capodimonte:

Navetta Shuttle da Piazza Trieste e Trento ( Teatro San Carlo)
Fermate a richiesta lungo il percorso
Tariffe da 1.50 euro per singola tratta per i napoletani e da 5 euro per i turisti

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