Per “Vietato Vietare”, a Casa Morra la mostra “Portflux”

by Comunicato Stampa
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Presso Casa Morra Archivi Mario Franco inaugura martedì 15 maggio 2018, alle ore 18, la mostra Portflux, a cura di Loredana Troise. In occasione dell’opening della mostra, che si inserisce nell’ambito della rassegna “Vietato Vietare 1968/2018” Proiezioni, incontri, mostre a cinquant’anni dal 1968, sarà possibile vedere il documentario “Antologia Fluxus” (AA. VV. , 120 min).

La mostra è visitabile fino al 30 maggio 2018.

Dice Mario Franco, curatore della rassegna e fondatore degli Archivi:

“Perché una rassegna e una mostra sul collettivo Fluxus nell’ambito delle rievocazioni ricordando gli avvenimenti di cinquanta anni or sono? Perché la “fantasia al potere” del ’68 significava anche incontro e mescolamento di arti, tecniche, discipline, linguaggi, materiali. E liberazione delle arti dall’obbligo di produrre senso. Cessare di raccontare il mondo in maniera descrittiva, lineare, compiuta. Partire da una riflessione sul linguaggio, sui modi del narrare, Poiché il mondo stesso è cambiato velocemente e profondamente: le metropoli sono diventate straordinarie «palestre» di uno sguardo mobile, plurimo. Un’idea di multimedialità comincia a farsi strada nella consapevolezza dell’insufficienza del singolo medium, della singola arte, della tecnica specifica e settoriale a rappresentare questa pluralità di stimoli, questa fitta rete di interconnessioni. La Gesamtweldbild (immagine totale del mondo) riprende ed estende il concetto wagneriano di Gesamtkunstwerk. Fluxus assembla tecniche e materiali diversi: collage; testi poetici; architetture-sculture-environments per scardinare le abitudini culturali e gli automatismi percettivi. Per stanare dai linguaggi possibilità inesplorate, tentare di assemblarli in modo nuovo, creare combinazioni complicate e ricche quanto lo è il pensiero (o il mondo). Una antologia di filmati del movimento comprende le anticipazioni body-artistiche di Yves Klein per poi mostrare le origini della video-arte di Nam June Paik con Allen Ginsberg, Charlotte Moorman, Alan Schulman, il Living Theatre. Poi un breve concerto di John Cage sull’Olocausto; il film sperimentale “T.O.U.C.H.I.N.G.” di Christopher Sharits; due performances di Joseph Beuys; George Maciunas (che del Fluxus fu il fondatore, e ne coniò il nome nel 1961); l’azionismo viennese di nther Brus; John Lennon & Yoko Ono; Vito Acconci. Alle proiezioni si accompagna una mostra di lavori grafici dei più importanti artisti fluxus a cura di Loredana Troise.”

Così ne parla la curatrice Loredana Troise:

“Presso gli spazi degli Archivi di Mario Franco, e in stretta connessione col progetto “Vietato Vietare 68/18”, per la prima volta in mostra le 14 straordinarie opere grafiche che compongono la cartella Portflux (Ed. Factotum Art). Un avventuroso e inedito diario dello sguardo dai confini indefiniti che, tra incarnazioni e transiti, immaginazione e rifunzionalizzazione delle forme, punta l’indice sull’inquieta soglia del presente. Nata negli anni ottanta dalla volontà di Sarenco, Diego Strazzer e Giuseppe Morra, la raccolta Portflux è l’esito di un’intensa e unica esperienza fatta di incroci, viaggi e rapporti intercorsi, negli anni ottanta, fra ricercatori e artisti fluxeurs: “ciascuna opera del portfolio – spiega infatti Giuseppe Morra – è un capitolo risultante da una lunga storia di collaborazione, amicizia ed eventi condivisi vis à vis, in una prospettiva estranea alla logica del ‘fare arte’, ma liberamente tesa a revisioni semiotiche emancipate e indipendenti”. Ordinando un complesso e variegato itinerario visivo ed emotivo, ricco di sequenze e piani di lettura stratificati, le opere, spesso marcate da tracce tangibili (una chiave, nel caso di Ben Vautier o tasti di pianoforte, come per Philip Corner, o i francobolli di Bob Watts) mostrano lo splendore di una autosufficienza sintattica percepibile come un’ininterrotta polifonia sfuggente, mai fino in fondo documentabile. Al di là delle inclinazioni di ciascuno dei 14 artisti presenti in mostra, le strutture aperte di Portfluxus sperimentano passaggi e flessioni che chiudono ogni breccia alla fabulazione o all’ illusionismo. Svelano, invece, il processo dell’accadere: dello svolgersi dell’evento come flusso e dell’immagine intesa non come “fatto” costituito e risolto, ma come processo in divenire, capace di infiltrarsi nelle temporalità stratificate entro cui ritrovare percorsi culturali odierni. Si è pensato dunque ad un “allestimento” simile ad una frontiera priva di medium e sovrastrutture distraenti, attraversabile superando i tradizionali criteri vigenti, con lo stesso spirito disinvolto che contraddistingueva il movimento. Gli Archivi di Mario Franco, in tal senso, oltre che luogo di studio, analisi per documentazione e ricerca, si riconfermano come un peculiare varco, in cui percepire le apparenze mutevoli e metamorfiche del tempo-spazio”.

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