“Mortali Immortali. I tesori del Sichuan nell’antica Cina.”
I morti dovrebbero essere serviti come i vivi.
Continua il dialogo culturale tra il MANN- Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la Cina, con una mostra che raccoglie 130 reperti in bronzo, oro, giada e terracotta, databili dall’età del bronzo (II millennio a.C.) fino all’epoca Han (II secolo d.C.) e che durerà fino al prossimo 11 Marzo.
Nella splendida sala della Meridiana si diramano due percorsi tematici, il primo “Cultura religiosa dello stato di Shu” in cui si racconta la storia spirituale di un’antichissima civiltà grazie a reperti provenienti dagli scavi del sito di Sanxingdui, di Jinsha e dal cimitero del villaggio di Shuangyuan nel distretto di Qingyuanjiang. Il secondo percorso “La vita quotidiana del popolo Shu”, ricostruisce le trame commerciali sviluppate nell’area del Sichuan, grazie a bassorilievi su mattone della dinastia Han, figure umane, figurine di ceramica a forma di animali ed altri oggetti provenienti dalle aree di scavo.
La storia della scoperta di questi reperti risale agli anni trenta quando un contadino della regione del Sichuan, scavando, trovò per caso i primi oggetti di giada. Da allora bisognerà aspettare fino alla fine degli anni ottanta affinché gli archeologici cinesi scoprissero le fosse contenenti migliaia di reperti che erano stati rotti, bruciati e poi accuratamente sepolti. La scoperta dei manufatti fu di grandissima importanza, gli oggetti includevano sculture dal muso di animale e maschere dalle orecchie di drago; teste di fattezza umana con maschere laminate in oro; un enorme bastone in oro, un altare sacrificale e un albero di bronzo di quattro metri d’altezza: scuri, tavolette, anelli, coltelli e centinaia di altri oggetti unici. Nella collezione spicca anche la statua umana eretta in bronzo più grande e meglio conservata del mondo che misura due metri e 62 centimetri, uno dei reperti più preziosi dell’esposizione.
Tuttavia i ritrovamenti di gran lunga più sorprendenti sono stati quelli di decine di grandi maschere e teste in bronzo rappresentate con lineamenti umani ossuti, occhi a mandorla ingigantiti, naso dritto, facce squadrate ed enormi orecchie. I manufatti, risalgono al XII-XI secolo a.C e risultano realizzati utilizzando una tecnologia insolitamente avanzata di fusione del bronzo ottenuta con l’aggiunta di piombo a una combinazione di stagno e rame, il che ha dato vita a una sostanza più resistente che ha consentito di creare oggetti notevolmente più grandi e più pesanti, come ad esempio la statua umana a grandezza naturale e l’albero di quattro metri di altezza.
Questa mostra si inserisce in un più ampio progetto di arricchimento culturale promosso tra il nostro paese e la Cina e il 4 febbraio in occasione dei festeggiamenti per il Capodanno Cinese il Museo Nazionale archeologico esporrà nel grande atrio la statuetta del “Porcellino” proveniente della Villa dei Papiri, per celebrare in nuovo anno che sorgerà proprio sotto il segno del Maiale. I festeggiamenti si sposteranno poi in Piazza del Gesù dove dalle 16:00 si svolgerà una grande manifestazione “Capodanno cinese 2019” promossa dall’associazione Ciao Cina, associazione nata a Napoli e che fa della integrazione culturale tra italiani e cinesi la sua principale missione.