A quasi un anno dalla scomparsa di Michele Del Grosso, figura chiave del teatro napoletano ed italiano, il sindaco Luigi de Magistris e l’assessore alla Cultura e al Turismo, Nino Daniele intendono rendergli omaggio. Con Gianni Sallustro e con Roberta D’Agostino, che hanno lavorato con Del Grosso negli ultimi venti anni, si è pensato di mettere in scena l’ultimo lavoro di Del Grosso “Le felicissime peripezie amorose di Pullecenella Citrullo” a cura dell’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema.
Una serata per ricordare un artista geniale, troppo spesso dimenticato, con gli interventi del sindaco de Magistris, dell’assessoreDaniele, di Roberto D’Avascio, docente di storia del Teatro presso l’università di Salerno e Roberto del Gaudio, regista, scrittore ed attore che hanno conosciuto bene Michele ed hanno condiviso idee e progetti. Sarà presente anche Giancarlo Del Grosso, nipote di Michele e gestore del T.I.N.
“Le felicissime peripezie amorose di Pullecenella Citrullo” è un lavoro in cui si analizza la Commedia dell’Arte nato da una chiacchierata con il compianto Michele Del Grosso. Il regista, animatore teatrale nonché proprietario del T.I.N. era particolarmente legato alla figura del Pulcinella; ricordiamo, infatti, che la statua realizzata da Lello Esposito che si trova nel vico Fico Purgatorio ad Arco fu fortemente voluta da lui che aveva il sogno o l’utopia di trasformare quel vicolo in un posto d’arte, nel vicolo d’arte osteggiato dagli abitanti che mal volentieri rinunciavano ai loro usi e costumi. La figura del Pulcinella, così legato alla Commedia dell’Arte, era per Michele quasi un’ossessione così come l’ideazione e stesura di un testo o una regia. Durante una chiacchierata con Gianni Sallustro fu proprio Del Grosso a consigliare da dove partire per creare un testo sulle peripezie del Pulcinella (ispirandosi ai capolavori di Petito, Scarpetta,Viviani, Libero Bovio, Manlio Santanelli, Brunello Leone) ed è proprio quello che l’Accademia mette in scena nel convento di San Domenico Maggiore. Ritmo, comicità, frizzi, lazzi, allegria, giochi amorosi, balli e canti sono gli elementi che costituiscono lo spettacolo.
Il “Pulcinella”, complessivamente è uno spettacolo divertente, godibile, moralistico ed adatto ad un pubblico di età variegata: sia ai bambini, sia a chi fanciullo non lo è più da un pezzo.
In esso vi è l’intreccio dei personaggi che in una girandola di situazioni diverse prendono spunto da caratteri ben precisi, “copiati” dalla realtà quotidiana, nella quale – lo sappiamo – simili personaggi esistono davvero contribuendo a comporre il bizzarro e vario mosaico della vita.
Interessanti i diversi linguaggi adoperati nello spettacolo: un dialetto quotidiano realistico usato normalmente in città per mettere in risalto una realtà quotidiana di oggi come cinquecento anni fa; un linguaggio molto vicino alle forme melodrammatiche, soprattutto nelle scene più teatralizzate; un linguaggio tipico della tradizione contadina e un linguaggio corporeo, mimico e gestuale che contraddistingue i vari personaggi di quest’opera. La costruzione dei personaggi sarà il frutto di un allenamento vocale, e corporale, che fanno parte proprio di quel training che contraddistingue la formazione attoriale.