Un’edizione speciale per un Premio divenuto ormai un appuntamento tradizionale quanto irrinunciabile per il mondo della cultura, dell’arte, dell’impresa e del giornalismo. Quest’anno infatti si ricordano i 425 anni dalla nascita di Cosimo Fanzago, architetto-simbolo della stagione del Barocco napoletano, autore di straordinari monumenti che caratterizzano la città antica e progettista di quell’incredibile gioiello architettonico che è palazzo Donn’Anna, a Posillipo.Dalle ore 18 del prossimo 13 ottobre, giorno del genetliaco del maestro, nel Teatro di corte prenderà il via la cerimonia di consegna dell’edizione 2016 del Premio internazionale “Cosimo Fanzago” (una scultura realizzata ad hoc da Riccardo Dalisi), prestigioso riconoscimento creato, organizzato e promosso dall’Associazione Palazzi Napoletani e giunto quest’anno alla quindicesima edizione.
Per quest’occasione particolare i premiati saranno eccezionalmente 6 (normalmente, come è noto, sono 5), eccoli in ordine sparso: il Procuratore generale della Repubblica Luigi Riello; il direttore del MANN (Museo archeologico nazionale) Paolo Giulierini; l’ex dell’Istituto di cultura francese di Napoli (e napoletano d’adozione) Jean Digne; la giornalista culturale del “Corriere del Mezzogiorno” Natascia Festa; il fotografo Sergio Riccio; il responsabile della “J.Luise &Sons Ltd”Francesco Luise.
La cerimonia di consegna sarà coordinata dal giornalista e scrittore Antonio Emanuele Piedimonte.
Fondato nel 2002 e presieduto dall’architetto Sergio Attanasio con la collaborazione dei soci fondatori Celeste Fidora e Pietro Giordano il Premio Fanzago intende offrire un riconoscimento a chi si è adoperato e si adopera in favore di Napoli e del suo patrimonio storico, culturale e ambientale. E più in generale a tutti quelli che lavorano per il miglioramento, la crescita e l’evoluzione della città e dei suoi abitanti.
La cerimonia si terrà nel teatrino fanzaghiano che da tempo ospita la Fondazione “Ezio De Felice” – e si deve alla disponibilità del commissario Marina Colonna – una sede che si può considerare il luogo d’elezione per il Premio dedicato al geniale architetto seicentesco che immaginò questo eccezionale edificio che Benedetto Croce definì “grandioso palagio fondato sopra uno scoglio e per tre lati circondato dalle onde”. Anche per questo motivo prima della cerimonia ci sarà una visita guidata a cura dell’architetto Roberto Fedele, una passeggiata nelle suggestive cavità sotterranee del palazzo che, va ricordato, il Fanzago disegnò come un tutt’uno tra gli elementi terra e acqua: il mare doveva letteralmente accarezzare, scivolandovi intorno e sotto.
NOTA SUL PALAZZO E IL TEATRO DI CORTE
L’edificio, realizzato nel 1642 su disegno di Cosimo Fanzago, adagiato su di un banco di tufo ha una pianta a corte aperta con la facciata rivolta verso il mare, sul retro ove oggi c’è il cortile un tempo accoglieva i giardini, un’area della collina che si inseriva nello spazio lasciato aperto tra i corpi di fabbrica. Anticamente, infatti, dal mare si accedeva direttamente con la barca al palazzo.
Narra Carlo Celano:
“Si principiò e in due anni fu ridotto nella forma che si vede, e se fosse finito sarebbe una delle più belle, delle più vaghe e più bizzarre abitazioni, non dico di Napoli, ma dell’Europa tutta. Il cortile, che oggi si vede abbasso, avea da essere tutto d’acqua, acciocché dalla scala si fosse potuto al coverto passare in barca. Il cortile di terra era disegnato in modo che la carrozza poteva fermarsi avanti della porta del salone, ed entrarvi dentro se voleva: questo salone avea da avere, come se ne vedono alzate le mura da una parte e l’altra, commodissimi appartamenti in modo che abitar vi potevano sei Signori, senza che l’uno avesse dato soggezione all’altro “.
Altri appartamenti erano ai piani inferiori, le facciate ricche di balconi e compartite da tre archi affiancati da paraste per ogni piano, hanno negli spigoli splendide logge ricavate con tagli a quarantacinque gradi. “i é un bellissimo luogo per Teatro di Commedie , capacissimo, e con molti luoghi attorno per Dame, che dalle stesse abitazioni potevano ascoltar la Commedia : in questa casa non vi manca che si può desiderare”.
Scrive Raffaele La Capria (che vi abitò in gioventù):
“All’ultimo piano del palazzo, sopra i tre grandi archi, c’era e c’è ancora l’appartamento dei principi Colonna, al piano inferiore abitava il marchese di Bugnano, più giù nei piani intermedi e in quelli prospicienti il mare, le famiglie dei Genevois, dei Murcell, dei D’Avalos, dei Morelli… ma sulla banchina, in fondo alle grotte c’è ancora la casa di Antonio il pescatore, una specie di basso con la barca tirata a secco davanti… e il palazzo riproduce un po’ della storia di Napoli, dove francesi, spagnoli, inglesi, erano sempre di passaggio, e dove i nobili, borghesi e popolino parlano la stessa lingua e vivono sotto lo stesso tetto, anche se a differenti livelli…”. Un brano che sintetizza ciò che rappresenta oggi per la città questo luogo-simbolo.