Il presepe di… Chiaia

by Comunicato Stampa
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La Napoli più nobile trasformata in uno spicchio di Betlemme. Con un ponte, quello di Chiaia, al posto della grotta. Si presenta così l’inedito presepe realizzato dall’associazione Theotokos, punto di riferimento di studiosi e ricercatori nazionali e internazionali nel settore dell’alto artigianato di tradizione, nonché motore di sviluppo occupazionale, solidale e sociale, visitabile dal 7 dicembre, nella Chiesa di San Ferdinando, in piazza Trieste e Trento. Il presepe è stato presentato stamattina al Gran Caffè Gambrinus da Raffaele Del Giudice, vicesindaco di Napoli; Francesco de Giovanni, presidente della I Municipalità; Rosanna Capano Stornaiolo, presidente Thetokos; Marino D’Angelo, vicepresidente Theotokos; Monsignore Lino Silvestri, rettore della Chiesa di San Ferdinando, che ne ha richiesto la realizzazione.

Nella rappresentazione della città che si fa essa stessa presepe, sulla sinistra si incontra uno spaccato di Palazzo Reale, al centro la facciata della stessa Chiesa di San Ferdinando e sul lato destro il Palazzo della Prefettura, che ospita al piano terra il Gran Caffè Gambrinus. Il cuore della scena è nella parte anteriore, dove uno spaccato del Ponte di Chiaia è eletto a luogo della Natività, mentre poco più in là, su una pavimentazione di sampietrini, si può ammirare la Fontana del Carciofo.

Così, nelle mani degli artigiani, il quartiere dello shopping e della movida diventa l’epicentro del Natale: oltre duemila anni dopo, Gesù rinasce sotto il Vesuvio, a pochi passi dal mare, in uno scenario che ospita personaggi celebri. Sullo “scoglio” compaiono, infatti, pezzi unici modellati a mano con tecnica originale del Settecento napoletano che raffigurano artisti napoletani di fama non più viventi, in continuità con la tradizione del luogo sacro ospitante, detta appunto “Chiesa degli Artisti”. Tra questi, si riconoscono distintamente Sergio Bruni, Pupella Maggio, Enzo Cannavale, Aurelio Fierro, Nino Taranto, Luisa Conte, Rino Zurzolo, Carlo Taranto, Nunzio Gallo. Personaggi emblematici della città le cui esequie si sono celebrate in questa chiesa.

In primo piano si incontrano Luisa Conte, Sergio Bruni con un cesto in mano, Umberto Bellissimo, Antonello Leone, Renato Ruocco, Enzo Cannavale, Rino Marcelli e Pupella Maggio. Poco più in là, ecco Rino Zurzolo e Nunzio Gallo, mentre sulla sinistra ci sono Aurelio Fierro, Carlo e Nino Taranto. Ad aprire la processione, sull’estrema destra, San Ferdinando, che dà il nome alla Chiesa.

Il manufatto, un’opera d’arte che tra progettazione e realizzazione ha richiesto una decina di mesi di lavoro e resterà esposto per sempre nella Chiesa, assumendo dunque valore di attrattore turistico, è stato realizzato dai maestri artigiani Adriano Trapanese per lo scoglio, Federico Iaccarino per i pastori e Gennaro Ranieri per l’oreficeria, con la collaborazione degli allievi dei Laboratori di Formazione Artigianale Theotokos. A loro guida, l’ispiratore e committente del progetto, Monsignore Lino Silvestri, rettore della Chiesa di S. Ferdinando.

Ma tutto il presepe permanente realizzato da Theotokos è un trionfo dell’artigianato di eccellenza: l’intera oggettistica è in argento e riproduce l’arte orafa del Settecento napoletano, mentre la vestitura è realizzata con tessuti di San Leucio completamente cuciti a mano. Sui tetti dei palazzi, infine, sono state sistemate circa duemila tegole in terracotta.
La scelta di ambientazione rispetta e attualizza la filosofia rappresentativa del presepe napoletano del Settecento, che sincronizza in un modello di rappresentazione meta-temporale il tempo infinito (l’anno zero della Nascita) con quello definito (la contemporaneità dei pastori e dei loro mestieri). Da qui la proposta presepiale di Theotokos, interprete di una rinnovata attenzione ai monumenti-icona della napoletanità, a cominciare dal Palazzo Reale e fino al Gran Caffè Gambrinus, che generi, attraverso lo strappo del velo di disattenzione che offusca la bellezza del nostro patrimonio culturale e artistico, una riscrittura spirituale, sociale ed economica della nostra Città. Perché se la bellezza salva il mondo, il mondo deve salvare la bellezza.

L’IDEA

Il Presepe è stato realizzato su espressa richiesta del Rettore della Chiesa di S. Ferdinando, Monsignore Lino Silvestri, che ha inteso in questo modo cogliere e dare luce ai due aspetti dell’anima Theotokos. Da un lato la produzione di eccellenza artistica, in particolare nell’Arte Presepiale, che ha orientato naturalmente il progetto dell’Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori, e per essa di Monsignor Silvestri, di realizzare un’esposizione presepiale permanente all’interno della Chiesa che si affianchi alla prestigiosa presenza artistica già in suo patrimonio. Dall’altro, l’intenzione di dare un concreto riconoscimento al percorso di riscatto intrapreso dai giovani allievi.

L’ASSOCIAZIONE THEOTOKOS

L’Associazione Theotokos, che ha oggi come presidente Rosanna Capano Stornaiolo e come vice-presidenti Marino D’Angelo e Bruno Gianani, nasce nel febbraio1992 per iniziativa di un gruppo di napoletani accomunati da una forte matrice etico-religiosa che li ha portati naturalmente a occuparsi degli “ultimi”. In particolare, l’attenzione era ed è rivolta ai giovani in stato di disagio esistenziale, materiale e sociale.

La Scuola Theotokos, che ad aprile del 2018 rappresenterà Napoli alla prossima Biennale dei Licei artistici in programma a Roma, si è affermata come tangibile motore di sviluppo occupazionale, e quindi di recupero sociale, nel settore dell’alto artigianato di tradizione per l’arte presepiale, l’arte orafa e l’arte sartoriale.

A testimonianza dell’eccellente livello qualitativo artistico raggiunto dalla Theotokos, molti dei giovani che si sono formati tra i banchi dell’Associazione oggi sono annoverati tra gli artigiani napoletani di maggior pregio, con opere presenti nei mercati d’arte nazionali ed internazionali. Le opere degli allievi della Scuola, inoltre, sono state esposte negli anni a Palazzo Reale, Palazzo Serra di Cassano, Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, San Martino, Santa Chiara, S. Lorenzo Maggiore e Sant’Angelo a Nilo, ma anche all’Istituto Pontano, al Circolo Savoia, al Circolo del Tennis, al Museo Archeologico Nazionale, alla Biblioteca Brancacciana. Fuori Napoli, le opere sono state esposte al Museo Archeologico di Teano, all’Istituto Bartolo Longo di Pompei, nella Villa Campolieto di Ercolano, nel Castello di Racconigi a Torino, all’Opus Dei Roma e alla sede dell’Enit a Parigi.

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