di Raffaele Capuano e Giuliano Di Giuseppe
Ritornerà l’8 e il 9 giugno a Napoli uno degli eventi più attesi: lo Strit Festival che si terrà lungo il percorso che va da Piazza Dante a Port’Alba, e da piazza Bellini all’Accademia delle Belle arti.
“Portavamo in strada – spiega l’organizzatore della rassegna, Ettore De Lorenzo – la magia, il chiasso e i colori delle arti di strada, ora ripartiamo lanciando una sfida a Napoli e al mondo per rigenerare il senso delle parole in un tempo in cui si buttano, sono private di significato. Avremo artisti di strada che useranno solo la gestualità per comunicare la loro arte e la musica che sarà comunque ispirata al silenzio”.
Il festival ha avuto la sua prima apparizione sul palcoscenico partenopeo nel lontano 1999 ed è stato uni dei principali eventi fino al 2007. Le precedenti nove edizioni del festival hanno portato nel capoluogo campano oltre duemila artisti di varie nazionalità che sono stati acclamati da una quantità immensa di spettatori che, secondo i dati, si aggiravano intorno a un milione di partecipanti. Lo scopo di queste edizioni era quello di avvicinare l’arte intesa in tutte le sue sfaccettature a quella parte della città più estranea alla cultura, coinvolgendola sia emotivamente sia socialmente. Il filo conduttore della decima edizione dell’evento sarà il silenzio atipico, sia per il Festival sia soprattutto, per la città, che come è noto è una delle più chiassose del mondo.
L’idea forte attorno alla quale vuole giocare lo Strit Festival è quella della fine del potere magico delle parole, ormai svuotate della loro capacità persuasiva. Tale evento sarà segnato da più di 50 spettacoli che saranno divisi in due giorni, i quali tratteranno musica, poesia e reading di fiabe.
“La Regione Campania ha fortemente voluto il ritorno di quest’evento cosi acclamato dai cittadini, con l’obiettivo di rendere partecipi i cosiddetti cittadini-spettatori dei processi culturali – ha detto Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania – L’intenzione è quella di espandere quest’esperienza anche ad altri capoluoghi regionali in modo tale da allargare questa visione culturale nel segno della partecipazione attiva dei centri urbani minori, perché la cultura deve essere diritto per tutti”.