di Raffaella Cimmino
Oltre un giovane su tre al Sud è un ‘Neet’, ossia non studia e non lavora né è in cerca di occupazione e ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni. E’ sicuramente un dato doppio, quello del Mezzogiorno d’Italia, rispetto al Nord. Lo segnala l’Istat nel Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile. I Neet sono il 17% al Nord, il 20,04% al Centro e il 34,2% nel Mezzogiorno con alcune differenze tra le province di tutte le aree geografiche.
Il gruppo di territori meno svantaggiati si concentra tra il Nord-Ovest e il Nord-Est, ma anche nel Centro, e vedono come protagoniste le città di Pisa, Siena e Ancona. I valori variano dal minimo di Bologna (11,8%) ai massimi di Roma e Torino (21%). All’opposto abbiamo la Campania, la quale prevede un tasso di occupazione pari al 40,6% e un tasso di disoccupazione che raggiunge il 30,4%, ma anche la Puglia, tutta la Calabria e la Sardegna occidentale, raggiungendo valori tra i più elevati in città come Palermo e Catania con il 41%, Messina, Napoli e Reggio Calabria variano tra il 35% e il 38%.
Tra il 2004 e il 2016 il fenomeno ha avuto un andamento crescente, più intenso al Nord, in particolare in alcune province del Piemonte (Vercelli, Asti, Alessandria) e anche in parte della Lombardia (Varese e Mantova) dove i Neet sono raddoppiati. In Veneto il tasso di occupazione è al 73,2%, mentre quello di disoccupazione è al 10,7%.
Le province meridionali hanno ridotto la distanza dal resto d’Italia come risultato di una crescita più contenuta dei già elevati livelli di esclusione dei propri giovani dal lavoro e dall’istruzione.