È notizia di questi giorni (18 settembre) che l’Altofest è tra i sei “remarkable fastivals” europei vincitori del prestigioso EFFE Award. Una notizia che rende orgogliosa questa realtà in crescita e anche la città di Napoli. Ma conosciamo questo “nostro” festival?
Dal 5 al 9 luglio 2017 si è tenuta la settima edizione di Altofest, un festival di arti performative (International Contemporary Live Arts Festival) che prende vita nella città di Napoli, disseminando i suoi eventi nel centro storico metropolitano, primariamente tra i quartieri Stella, Avvocata e Montecalvario.
Nel cuore del Festival c’è il “DARE LUOGO”: lo spazio è infatti co-protagonista, assieme agli artisti (una vera e propria “comunità internazionale”), a coloro che li ospitano (cittadini di Napoli), agli spettatori, agli organizzatori e agli “osservatori critici”. Tutti abitano e vivono gli spazi del Festival, spazi privati che si aprono a gruppi piccoli o medi (è necessaria prenotazione) e ad eventuali repliche da decidersi in itinere. Il festival è infatti cangiante e si adatta alle esigenze di un pubblico sempre più curioso: quest’anno l’Altofest può vantare sold out per quasi tutti gli spettacoli e diverse repliche.
Gli spazi sono tra i più diversi (dalle case, luoghi intimi, alle scalinate di palazzo San Felice alla Sanità), ma tutti sono accomunati dall’obiettivo di costruire una “socialità sperimentale”, in un movimento creativo e generativo che nasce dalle relazioni e dalla reciproca conoscenza.
La cultura – teatro, danza, corpo, voce- è al centro. La cultura si proietta con l’Altofest nel quotidiano, nello scambio che è un vero e proprio “dono”. Gli “ospitanti” infatti, coloro che aprono le porte di casa loro agli artisti e al pubblico, si chiamano infatti “donatori di spazio”. Con loro gli artisti scambiano esperienze e opinioni sul lavoro che verrà messo in scena durante la residenza artistica che precede le performance vere e proprie. Anche questa fase preparatoria fa parte dello spirito di questa cinque giorni d’arti performative,
Ma cosa significa tutto questo, fisicamente? Possiamo spendere quante parole vogliamo per descriverle, ma nulla potrà essere paragonabile a vivere una di queste performance.
E allora per la prossima edizione sarà necessario leggere il programma, scegliere qualcosa che possa essere nelle nostre corde o anche solo incuriosirci. Prenotare, per noi e per un’amica che è in città per qualche giorno; recarsi nel luogo della performance almeno 15 minuti prima e trovarsi di fronte ad un portone o ad una porta. Scherzare e fare amicizia con chi ci circonda (molti sono stranieri, approfittiamo per testare il nostro inglese). Significa entrare poi a casa di qualcuno, nella maggior parte dei casi, essere accolti. Solo poi assistere alla performance, da un divano o da un pavimento, insieme a tutti gli altri ugualmente lì, in quel momento. Infine discutere, domandare, ascoltare le domande preparate da l’“osservatorio critico”, dire la nostra o anche tacere e godersi la quiete dopo la tempesta.
Allontanarsi diversi, arricchiti, più dentro la propria città e più umani.