UniCredit: la riorganizzazione “taglia il sud”, protestano i sindacati

by Redazione
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Comincerà in queste ore la trattativa tra UniCredit e sindacati sul Piano di Trasformazione 2019, ultimo atto di una riorganizzazione aziendale che dal 2014 ha portato a 9100 fuoriuscite a fronte di 2800 assunzioni di giovani e 1000 consolidamenti di apprendisti (fonte: Il Sole 24 ore).

La banca intenderebbe arrivare all’obiettivo finale senza rimettere in discussione i livelli occupazionali complessivi e senza effettuare nuovi riassetti organizzativi, ma usando il Fondo di solidarietà in chiave espansiva, come spiega nella missiva, cercando di alimentare la cosiddetta staffetta generazionale, anche se in quali proporzioni è tutto da vedere.

Ma i sindacati sono preoccupati. A differenza del passato, dove si è favorito una sorta di ricambio generazionale, in questo caso si tratta di livellare quelli che vengono definiti “disallineamenti” su base regionale. Insomma, la preoccupazione è che la riorganizzazione che inizierà a prendere forma in queste ore con il tavolo di trattativa tra UniCredit e sindacati finisca per penalizzare i lavoratori meridionali.

“La FIRST/CISL Campania – si legge in una nota stampa – esprime assoluto sconcerto e preoccupazione per la volontà espressa da Unicredit di depotenziare la rete di sportelli e Lavoratori presenti nella Regione Campania, per assumere in realtà aziendali del Centro e Nord Italia”.

Anna Borriello, segretaria generale della First/Cisl Campania, afferma “Ormai è improcrastinabile un intervento unitario di tutte le forze politiche presenti nel territorio perché pretendano da UniCredit un’azione esattamente contraria, che punti al rilancio socio-economico del nostro territorio. Questo sia in termini di erogazione del credito che di prodotti, adatti allo sviluppo specifico della Campania, come i progetti sul turismo e lo sviluppo, ove presenti, dei distretti di piccole e medie imprese, anche con un’azione formativa e di consulenza che potrebbe interessare le aree del Nolano, del Casertano, come anche dell’Avellinese e Beneventano; il rilancio dell’area portuale, nonché delle imprese artigiane radicate nel centro storico di Napoli; l’affiancamento del settore agroalimentare, con politiche dedicate, e gli investimenti nell’export, il quale sta avendo una performance positiva”.

“Non è possibile – afferma la Borriello – assistere all’ennesimo scempio del nostro sistema bancario, laddove si vuole ridimensionare un organico, quello di Unicredit, che già ha risentito, in Campania, in modo drammatico, delle campagne di esodi che lo hanno interessato. Anche le lotte dei lavoratori che hanno permesso, in UniCredit, la creazione, a Napoli, di un call center dedicato, Direct, sarebbero vanificate dalla politica aziendale di non dare massa critica a quest’ufficio, ma di consentire un passaggio del personale lì presente non nelle agenzie della Campania, ma in uffici ubicati nel Centro e Nord Italia. Ancora una volta assistiamo a una politica aziendale che pretende di fare utili con tagli che, oltre a dimostrare vista corta, sono ancora una volta discriminatori nei confronti del Sud e dei suoi giovani. Chiediamo con forza un’azione della politica locale”.

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