di Francesco Gervasio
L’assurdo paradosso di Forcella, periferia nel cuore di Napoli. E’ questo il luogo dove Annalisa Durante è vissuta, e purtroppo anche dove ha trovato la morte, a soli 14 anni vittima innocente di un agguato di camorra e della scelleratezza della malavita, che, priva di qualsiasi scrupolo, non esita a sparare e uccidere anche in mezzo alla folla. Ed è proprio a Forcella che, per Annalisa, è nata e agisce l’associazione che porta il suo nome, sorta per volontà del padre, Giannino, e di altri cittadini uniti dal desiderio di preservare la memoria di una morte tanto orribile e insensata, come quella di Annalisa.
L’Associazione è da anni impegnata nel sociale, con molti progetti rivolti soprattutto ai più piccoli, come lo “Spazio Bambini Annalisa Durante”, che accoglie circa 40 bambini, con attività di gioco e di animazione. Altra importante opera svolta dall’associazione e quella della valorizzazione culturale e turistica del quartiere, grazie a una app denominata “ZONA NTL” Napoli Turismo e legalità, scaricabile gratuitamente per sistemi iOs e Android. E’ una app che propone i monumenti da visitare e i percorsi da realizzare, consentendo di programmare per tempo una visita “fai da te” o di realizzarla al momento, pubblicando foto e commenti all’interno della community.
L’associazione, inoltre, gestisce una biblioteca che è costituita unicamente da libri ricevuti in dono, integrata nel Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN).
Tutte queste attività nascono da un terribile fatto di sangue, era un sabato sera come tanti, Annalisa stava tornando a casa dopo aver passato una serata con le amiche e all’improvviso dei killer aprirono il fuoco, il loro obiettivo era Salvatore Giuliano, detto ‘o russo. Il camorrista ha risposto al fuoco e in un attimo un proiettile vagante ha colpito alla testa Annalisa, la ragazza fu trasportata di urgenza all’ospedale, ma i medici non poterono far altro che dichiarare la morte celebrale della ragazza. Il terribile evento, per le sue modalità e per l’età della giovane vittima, hanno sconcertato l’opinione pubblica. Non si può morire così, non a 14 anni, per errore, vittime innocenti della ferocia della camorra. Il coraggio dei genitori si è manifestato, fin dai giorni successivi alla morte della ragazza. La mamma e il papà hanno deciso di donare gli organi. Le indagini, subito partite, raccolgono prove, indizi e testimonianze, che hanno abbattuto ciò che fino a quel momento era un muro di silenzi e omertà. La parola fine, almeno dal punto di vista giudiziario, a questa terribile vicenda la scriverà la Corte di Cassazione il 16 aprile 2008 condannando Salvatore Giuliano a 20 anni di reclusione per l’omicidio della ragazza. In seguito i genitori di Annalisa pubblicheranno anche i diari della ragazza che diventeranno il libro “Ali spezzate”.