Il Patto dell’Arancino e altri mostri: perché le elezioni siciliane sono la peggiore delle anticipazioni delle prossime politiche

by Felice Luca Maglione
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Il 5 Novembre 2017 si sono svolte le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Queste elezioni sono state contraddistinte da un testa a testa tra il cdx riunito dal cosiddetto “Patto dell’Arancino” ed i 5 Stelle di Giancarlo Cancellieri, in barba ad una sentenza del Tribunale di Palermo che gli intimava di ripetere le consultazioni, avendo accolto il ricorso del militante Mauro Giulivi; tutto questo con il Pd meritatamente defilato per il disastro di Crocetta nell’amministrazione regionale degli ultimi 5 anni.

L’affluenza infatti non è arrivata al 46% circa, un punto percentuale in meno rispetto al 2012 (quando il candidato del centrodestra era comunque Musumeci e quello dei 5 Stelle era comunque Cancellieri).

Un’ottimo antipasto, ci verrebbe da dire.

E la portata principale non è stata migliore. Possiamo senza dubbio dire che, per le promesse fatte, la campagna elettorale siciliana è la peggiore che la nostra mente ricordi.

Probabilmente dovremmo prepararci ad una campagna elettorale per le politiche dello stesso (basso) livello.

Nel momento della stesura di questo articolo, Musumeci è davanti a Cancellieri (39% a 35%) come avevano previsto gli exit poll, con il candidato del PD Micari sotto il 20%.

Andiamo con ordine.

Il centrodestra

La coalizione di destra (più che di centrodestra) ha fatto capo a Nello Musumeci.

Chi è Nello Musumeci?

Musumeci, ex Sindaco di Catania, ex Parlamentare Europeo, ex Presidente della Provincia di Catania, è al suo terzo tentativo per la carica di Presidente della Regione Sicilia (2006, 2012, 2017). Insomma, questa sembra essere la volta buona. La sua biografia recita “ha svolto studi universitari in Scienze della comunicazione” ma non precisa se la laurea l’abbia poi presa o no.

Ex militante del Msi, è stato eletto per la prima volta consigliere comunale nel 1975 (Pelè aveva smesso di giocare 4 anni prima e Diego Armando Maradona aveva appena 15 anni, per fare un raffronto calcistico).

La sua coalizione, di chiara matrice destrorsa, è sostenuta da Salvini e dalla Meloni, oltre che dal redivivo Berlusconi che, nella fase finale della campagna elettorale, capito dove tirava il vento, ha deciso di battersi anima e corpo per la causa. E ha deciso di farlo alla sua maniera, ovvero sparandone a raffica (sotto un estratto).

I tweet del Cavaliere

I tweet del Cavaliere

Parlando addirittura di un “Piano Marshall” di aiuti per la Sicilia.

Chi vi scrive si è preso la briga di analizzare quest’ultima affermazione.

Il residuo fiscale, la differenza cioè tra tutte le entrate che le Amministrazioni prelevano da un territorio e le risorse che in quel territorio vengono spese, per la Sicilia risulta essere -10.617.000.000 annui. Significa che le altre Regioni pagano 10 miliardi e mezzo (circa) annui di tasse in più di quanto ricevono in spesa pubblica perché la Sicilia possa riceverli.

Il “Piano Marshall” promesso da Berlusconi, è stimato in 4/5 miliardi di investimenti (aggiuntivi!) annui. Il mandato del consiglio regionale dura 5 anni, sono quindi 125 MILIARDI. Inoltre, ha promesso poi la realizzazione del Ponte sullo Stretto il cui costo si può stimare in 8,5 miliardi portando il totale delle spese ulteriori in infrastrutture a 33,5 MILIARDI ANNUI.

La popolazione italiana è di 60.589.445 residenti, quella della Sicilia 5.056.641. Quindi, per differenza, il resto d’Italia (Sicilia esclusa) conta 55.532.804 residenti.

In buona sostanza Berlusconi ha promesso che ogni cittadino (dagli infanti agli ultracentenari) del resto d’Italia verrà tassato € 1.559,17 (in aggiunta alle tasse che dovrebbe pagare se la distribuzione del carico fiscale fosse pari alla spesa di stato sul territorio) affinché ogni cittadino siciliano benefici di € 17.123,04 di spesa pubblica in più rispetto al volume delle tasse pagate.

Complimenti, Cavaliere. Sei tornato più in forma che mai.

Il M5S

Non meno entusiasmante è stata la candidatura ed il programma elettorale del M5S.

La candidatura: come detto sopra, la candidatura di Cancellieri è stata sospesa dal Tribunale di Palermo, che ha accolto il ricorso dell’attivista Mauro Giulivi. Il M5S ha deciso tuttavia che la decisione del Tribunale poteva essere tranquillamente ignorata (non osiamo immaginare l’avesse fatto il Pd) ed in una nota ci fa sapere che:

“Alla luce del decreto del Tribunale civile di Palermo – si legge – il MoVimento 5 Stelle annuncia che esercitando un suo diritto farà ricorso per far valere le proprie ragioni. I tempi per aspettare la fine del procedimento e per rinnovare le votazioni purtroppo non ci sono più. Inoltre anche il giudice nel decreto stabilisce che “nessuna statuizione può essere disposta nel presente giudizio” riguardo “all’an della celebrazione” e “alla modalità di svolgimento” delle regionarie, cioè se e come le dovremmo fare. Alla prima udienza dell’8 agosto la causa poteva essere decisa immediatamente ma la difesa del ricorrente ha chiesto un rinvio che il Tribunale ha concesso al 29 agosto. In tale udienza, con un Giudice diverso, la causa è stata nuovamente rinviata al 6 settembre, quando è stata tenuta da un altro giudice ancora. Quest’ultima si è riservata ed ha sciolto la riserva il 12 settembre rinviando la causa al 18 settembre. Oggi siamo fuori tempo massimo. La scadenza per presentare il simbolo è questo sabato 23 settembre e dobbiamo inoltre raccogliere 3.600 firme per la presentazione della lista. Per questo motivo il MoVimento 5 Stelle sarà presente alle regionali siciliane del 5 novembre con il sottoscritto, Giancarlo Cancelleri, candidato alla Presidenza della Regione e con la lista, a me collegata, votata dagli iscritti il 4 luglio 2017”.

Insomma, l’Honestà (sic.) vale solo col didietro degli altri. Per chi volesse approfondire, rimando all’ottimo articolo di Jacopo Iacoboni.

Il programma elettorale non è stato da meno.

Cancellieri ha promesso, contemporaneamente, il reddito di cittadinanza, di “non toccare le case costruite per abusivismo di necessità” (magari avendo la cortesia di spiegare cosa si intende per abusivismo di necessità) e addirittura di potenziare la squadra della regione Sicilia a Bruxelles effettuando nuove assunzioni, senza tuttavia toccare i forestali (che tengono famiglia).

Tutto questo in una Regione, la Sicilia appunto, che nonostante i finanziamenti che ottiene dalle altre regioni (i 10 miliardi di cui abbiamo parlato sopra) ha un debito di circa 6 miliardi e che nel 2017 ha approvato il bilancio con riserva della Corte dei Conti, perché il governo centrale ha elargito un altro miliardo e due, strappando la promessa di riduzione della spesa corrente portando il deficit sotto il 3% all’anno.

Del resto, la campagna elettorale pentastellata in Sicilia è stata sostenuta dai Big del Movimento, Candidato in Pectore convinto che per rilanciare l’economia bisogna fare deficit in primis (fonte: Il Foglio).

Se questo è il futuro, non chiediamoci perché alcuni rimpiangano il passato…

Il Pd

Il Pd già sapeva di aver perso. Ancor prima di cominciare.

Quindi ha, giustamente, optato per una campagna elettorale senza alcun tipo di follia, a cominciare dallo sfigatissimo slogan (“la scelta gentile”).

Il Pd ha dovuto raccattare la terrificante esperienza di Crocetta, che ha lasciato una regione (quasi) peggiore di quella che aveva trovato. Ed era un obiettivo davvero difficile da raggiungere.

Gli acquedotti sono un colabrodo (ne è la prova la siccità che ha colpito Messina nel 2015/16), le foreste bruciano senza che i mezzi possano muoversi per mancanza di manutenzione e benzina. Il sistema antincendio e di prevenzione è rimasta una favola. La gestione dei rifiuti risibile.

I Comuni sono sull’orlo del dissesto e la Corte dei Conti (come detto sopra) aveva richiesto di NON approvare il rendiconto finanziario.

In tutto questo, Crocetta ha pagato caro l’essersi affidato a figure gattopardesche, che hanno sostenuto Lombardo e Cuffaro prima e che sono già pronti a sostenere Musumeci adesso.

Giusta, più che giusta la sconfitta di questo PD, che tuttavia non dovrebbe pagare (e non pagherà) la sconfitta in queste regionali che sono l’emblema dei vizi italiani (basti pensare alla quantità di consiglieri regionali che hanno cambiato casacca proprio negli ultimi giorni della legislatura e all’ultima, “necessaria”, rotazione dei dirigenti).

Insomma, se queste elezioni siciliane vengono considerate “un laboratorio” delle future elezioni nazionali, c’è una parte di noi che preferirebbe non votare affatto.

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