Cosa c’è da sapere sul secondo turno delle Presidenziali francesi

by Felice Luca Maglione
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eliseo presidenziali francesi

Il secondo turno delle elezioni francesi si sta rivelando meno banale di quanto fosse precedentemente previsto.

Andiamo con ordine.

Il 23/04 si è tenuto il primo turno delle Presidenziali. In linea con le previsioni dei sondaggi, i due candidati che sono andati al ballottaggio sono stati Macron (24,01%) e Marine Le Pen (21,30%) seguiti da Fillon e Melenchon.

Il primo turno ha confermato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l’enorme difficoltà dei partiti tradizionali (PS su tutti) e che la Francia è divisa in due blocchi, profondamente contrapposti (quelli di En Marche e quelli del Front National) che hanno visioni della vita e della Francia radicalmente opposte (globalizzata ed europeista per i sostenitori di Macron, protezionista e nazionalista per i sostenitori di Marine).

Subito dopo i primi risultati, si è formato il cosidetto “Fronte Repubblicano” contro il FN (si formò nel 2002 per sostenere Chirac che al secondo turno vinse con l’82% dei voti). Tuttivia, questa volta il fronte non appare forte e compatto come nel 2002. Al momento Macron è in vantaggio di 18 punti (59 vs 41) ma la candidata del FN è data in rimonta.

I candidati quindi, proprio considerando queste percentuali, stanno dando vita ad una serie di dichiarazioni che stanno scuotendo una campagna che sembrava avviata sui toni piuttosto blandi e scontati.

Marine Le Pen

Marine Le Pen (fonte: Wikicommons)

Subito dopo il primo turno, Marine si è dimessa dalla direzione del FN*.

La mossa sembrava una intelligente manovra per enfatizzare il ruolo di “candidata del popolo” (piuttosto che la quella del FN). La strategia, tuttavia, sembra essersi ritorta contro madame Le Pen, poiché al  suo sostituto, Jalkh, è stato contestato un passato da negazionista che i media francesi hanno sottolineato, ripubblicando dichiarazioni rilasciate nel 2000 a una ricercatrice universitaria, in cui mette in dubbio la realtà delle camere a gas naziste. Jalkh sostiene di non ricordarsi di queste dichiarazioni, ma la ricercatrice afferma di avere la registrazione del colloquio.

Come sostituto ad interim è stato nominato Steeve Briois, sindaco di Henin-Beaumont e deputato europeo, che però dopo pochi giorni è stato investito da una tempesta giudiziaria. Il tribunale di Bobigny, comune limitrofo a Parigi, ha ricevuto una denuncia per messaggi particolarmente aggressivi nei confronti di Stephane Gatignon, sindaco del vicino centro di Sevran, postati su social network da dirigenti del Front National. Gli attacchi al sindaco erano arrivati dopo la trasmissione di un reportage della tv M6 dedicato all’islam e alla partenza di diversi giovani di Sevran per la Siria. Uno dei messaggi definiva il sindaco “un’immondizia da sterminare con il resto” e “uno che ha venduto l’anima ai miscredenti salafiti”. Invocando, fra l’altro, “una bombetta sulla scuola quando i responsabili sono riuniti e un proiettile per il sindaco”.

Un’altra notizia estremamente sorprendente, è stato l’appoggio di Dupont-Aignan, presidente di Debout la France (formazione gollista) al FN. E’ la prima volta nella storia repubblicana francese che il FN sottoscriva un’alleanza all’interno del “calderone repubblicano”.

Il candidato sovranista tuttavia nei mesi scorsi non aveva risparmiato feroci critiche alla Le Pen ed al FN, un movimento bollato come il «miglior alleato del sistema». E ancora: «Con il Fn siamo incompatibili. Un gollista repubblicano, sociale, non è la stessa cosa del Front National. Possono corteggiarmi quanto vogliono, perdono tempo». «Lo dico a tutti i connazionali: non siete obbligati ad avventurarvi in un salto senza paracadute con il Front National», “(il FN) E’ una caricatura, noi non siamo xenofobi”. Poi aveva criticato la proposta di una moratoria sull’immigrazione (“Non ha alcun senso, non si possono respingere i poveri quali che siano le loro origini o convinzioni religiose”. Ma questo era prima, prima che Le Pen gli promettesse la seconda poltrona più importante di Francia a Matignon.

La decisione ha suscitato non poche polemiche. Il numero due della formazione gollista, Dominique Jamet, si è dimesso insieme a un altro luogotenente, Eric Ancreau, contro l’endorsement offerto alla candidata del Front National, bollato come “un errore sul piano morale”.

Questo accordo ha modificato il “programma d’intenti” che la leader nazionalista ha consegnato per il secondo turno. Difatti il punto che riguarda “l’uscita dall’UE, dalla NATO e dall’euro” è misteriosamente scomparso e la stessa Marion le Pen, nipote di Marine, ha dichiarato che per parlare di uscita dall’euro si aspetteranno le elezioni del 2018 e del 2019, nella speranza di avere, in Europa, più alleati in questa battaglia, in special modo in Italia, dove oramai il FN cerca alleati non solo tra i leghisti (alleati storici) ma anche tra le fila del M5S.

Emmanuel Macron presidenziali francesi

Emmanuel Macron (fonte: Wikicommons)

Macron, dal canto suo, ha continuato la sua campagna estremamente europeista, nel suo programma indica la via per uscire dal “decennio perduto” per il continente europeo, fornendo soluzioni comunitarie ai problemi che segnano la Francia.

Intende perciò costituire una sovranità europea: per questo propone un grande dibattito comunitario che coinvolga l’intero continente, al termine del quale ogni paese consegnerà una proposta di analisi dei problemi più sentiti e le soluzioni individuate dai cittadini per risolverli. Con lo stesso obiettivo immagina di destinare i 73 seggi a Strasburgo riservati fino ad oggi alla Gran Bretagna ad un’elezione europea, e non più paese per paese, con liste votate in tutta Europa.

Sul lato più economico, il leader di En Marche! porta avanti due cambiamenti istituzionali per rilanciare la capacità di intervento dell’Unione: un bilancio dell’Eurozona ed un super-ministero delle finanze che guidi le politiche dell’unione monetaria nel sostegno all’industria, nella difesa del mercato unico, nel supporto alla transizione digitale ed ecologica. Globalizzazione sì, ma non selvaggia. Macron promette infatti la lotta alla concorrenza fiscale al ribasso in favore delle multinazionali e di concedere l’accesso al mercato unico solo alle imprese che detengono almeno la metà della produzione sul territorio europeo.

tour eiffel di notte

La Tour Eiffel

La campagna è stata anche scenario di due particolari “siparietti”.

Il primo maggio, durante un comizio a Villepinte, la Le Pen ha “citato” (per non dire copiato) molti passaggi del discorso di Fillon del 15 Aprile. Complice la pagina Twitter di “Ridicule Tv”, vicina all’ex candidato repubblicano, sono state rilevate impietosamente le similitudini tra l’ultima arringa della rappresentante dell’estrema destra francese e quella di Fillon. Alcuni passaggi sono identici, in particolare quello in cui Le Pen evoca l’influenza della Francia nel mondo riprendendo parola per parola oltre un minuto e mezzo del discorso dell’ex rivale.

Le somiglianze non finiscono qui. Come scrive Liberation, altri passaggi del discorso di Marine Le Pen sarebbero un plagio di quello di Fillon. Ad esempio quando quest’ultimo parlò della “terza via” tra le ideologie materialista e islamista: “La via della cultura, del dubbio, della discussione, del compromesso, del dialogo, la via dell’equilibrio, della libertà degli individui e dei popoli”. Una frase interamente ripresa da Le Pen, così come una citazione dello scrittore e politico André Malraux: “La Francia non è la Francia se non portando parte della speranza del mondo”.

In precedenza, il 26 Aprile, entrambi i candidati si sono ritrovati ad Amiens, alla fabbrica della Whirlpool. Amiens si trova in quel nord che ha subito e pagato la globalizzazione e che rappresenta il feudo del FN.  La città è anche sede di uno stabilimento Whirlpool divenuto simbolo della perdita di posti di lavoro francesi, perché il gigante americano degli elettrodomestici trasferirà la produzione in Polonia nel 2018.

Marine Le Pen si è materializzata nel piazzale antistante lo stabilimento. “Sono qui, nel parcheggio, al fianco dei lavoratori” le parole dettate ai reporter dalla leader del Fn, così ben disposta al bagno di folla da prestarsi al selfie con chiunque glielo chiedesse.
Le Pen ha respinto l’accusa di essere lì per lucrare sul colpo mediatico, che in realtà è perfettamente riuscito, con le televisioni che in diretta mostravano lei tra le tute gialle e Macron altrove, in giacca e cravatta dietro le vetrate.

Avvertito della presenza di Le Pen davanti alla fabbrica, Macron ha reagito facendo sapere che nel pomeriggio avrebbe incontrato anche gli operai, dopo il secondo turno: “Con i delegati sindacali vedrò i dipendenti, bisogna fare le cose in quest’ordine. Se non si va con i rappresentanti dei lavoratori, non si risolve alcun problema”. Quindi ha parlato di Marine Le Pen. “La signora è venuta ad Amiens perché ci sono venuto io. Benvenuta a lei. Ma madame Le Pen non ha capito come funzionano i Paesi e noi due non condividiamo né la stessa ambizione né lo stesso progetto”. “La signora Le Pen strumentalizza il conflitto sociale alla Whirlpool – l’accusa di Macron -. E il suo progetto (antieuropeista e antieuro) rischia di distruggere il potere d’acquisto dei francesi”.

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