Nella maestosa cornice della Basilica di San Giovanni Maggiore si è tenuto, nella serata del 28 giugno, il concerto-spettacolo La Sinfonia di Marco Polo 马可波罗的交响, a cura dell’Associazione Nuova Orchestra Alessandro Scarlatti, in collaborazione con altre realtà della musica attive nel territorio campano. Tra queste, i Pueri Cantores di Montemurro e la Scuola Yongen 永恩. Alla realizzazione dell’evento ha collaborato anche l’Associazione Ciao Cina.
L’evento si è aperto con un intervento di Gaetano Russo, clarinettista e “conduttore” della serata, che ha intrattenuto il folto pubblico illustrando la scaletta e arricchendola con aneddoti e riflessioni. Di questo discorso – e della sua controparte che ha poi chiuso l’evento ed introdotto il bis finale- colpiscono sincerità, passione e un desiderio manifesto di esprimere alcune questioni etiche ed estetiche che il lavoro delle orchestre e dei musicisti quel giorno hanno rappresentato.
Dalle sue parole emerge infatti come in primis venga la Musica, vera protagonista dell’evento, e a seguire ciò che la musica favorisce con estrema naturalezza: l’integrazione.
La Sinfonia di Marco Polo infatti è “solo” l’evento conclusivo del progetto I Suoni della Seta唱响丝绸之声realizzato in collaborazione con il MIBACT e tra i vincitori della seconda edizione della rassegna MigrArti. Il progetto che punta ad unire diverse culture (musicali) e comunità che vivono e crescono insieme a Napoli. Il concerto-evento si pone dunque l’obiettivo di catturare le suggestioni musicali in un percorso immaginario che va dall’Italia (Vivaldi, Paisiello), alla Cina (Molihua e Inno dei Volontari), passando per il Medio Oriente (Tale’ Fagrek, Tahwidah) e per l’Asia Centrale (Kazakistan).
Abbiamo avuto dunque la possibilità di assistere alle performance delle soprano e mezzosoprano di origine cinese Valentina (Wang Siyi 王思懿) e Sara (Feng Xiaoshun 冯晓顺), assieme a quelle della soprano napoletana Naomi Rivieccio. Abbiamo ascoltano i musicisti della Nuova Orchestra Scarlatti e dell’Orchestra Scarlatti Junior, guidati dal direttore d’orchestra Francesco Aliberti, che hanno accompagnato i cori in lingua araba, ebraica e cinese e, infine, anche in dialetto napoletano. Interessante anche un lungo intervento recitativo di Qin Jun 覃军(Associazione Ciao Cina), che ha introdotto gli astanti alla poesia cinese (di cui è fornita traduzione sul libretto): un’occasione più unica che rara.
Un evento piacevole e nutriente per la vista, l’udito e anche per la mente. Chissà che non sia davvero la musica a farci finalmente capire che siamo tutti uniti ed indispensabili l’uno a l’altro, come in un’orchestra.