Francesco Motta al Festival MANN

by Massimiliano Maurino
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Nell’ambito dell’originale format del Festival MANN, che sta di fatto aprendo il museo alla città come nelle intenzioni del suo leader Paolo Giulierini (dal 19 al 25 aprile al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), Francesco Motta (conosciuto anche come Motta) ha “chiacchierato” con Francesco Raiola, per poi omaggiare gli intervenuti di un unplugged accompagnato dalla sapiente chitarra di Giancarlo Maria Condemi.

Francesco Motta, classe ’86, cantante, nasce artisticamente nel 2006, a soli venti anni con i Criminal Jokers, band pisana con cui incide due dischi, “This was supposed to be the future” (2009) e “Bestie” (2012). Al MANN ha presentato, con un una piccola performance live, il suo esordio da solista con il disco “La fine dei vent’anni” (prodotto da Riccardo Sinigallia), uno dei dischi italiani più apprezzati del 2016 dalla critica e dal pubblico, vincitore della Targa Tenco per le opere prime. Francesco Motta si è aggiudicato anche il premio PIMI Speciale 2016 del MEI come artista indipendente italiano. Disco che lo stesso Motta dice di averne curato ogni singola parola, ogni singola nota. Infatti, sempre secondo Motta, ci sono voluti cinque anni prima che vedesse la luce.

Durante l’incontro, Motta ha ripercorso un po’ le origini del suo percorso artistico, partendo dagli esordi: il complesso rapporto con i maestri di pianoforte fino ai tour fatti con il suo primo gruppo, viaggiando in treno perché troppo giovani per avere la patente. Poi parla delle sue canzoni che definisce comunque “politiche”, perché lo è ogni canzone che ti porta a dire ciò che pensi, senza aver paura di affrontare le proprie fragilità, e in “La fine dei vent’anni” c’è molto di tutto questo.

Per esempio, nella canzone “Mio padre era comunista” c’è sì la politica, ma fino ad un certo punto: ma in verità “cela” una dichiarazione d’amore per i suoi genitori, che hanno avuto una grossa importanza nei suoi esordi alimentando il suo desiderio di seguire la strada della musica. Francesco è già al lavoro per il prossimo disco, ma preferisce non parlarne, promettendo di non impiegarci altri cinque anni per farlo uscire.

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